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“L’amore mi ha insegnato ogni cosa”. Un corto animato che offre preziose lezioni di vita

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MAGNETFILM

Catholic Link - pubblicato il 09/05/21

Nonostante la presenza del dolore, l'amore è la cosa più grande e bella che una persona possa vivere

di Franco Lanata

Vi presentiamo un cortometraggio di Fred e Sam Gillaume intitolato “La volpe e l’uccellino”, che ci mostra in modo artistico, allegorico e semplice il valore e la bellezza delle relazioni personali.

Come si vede, la trama non è complessa, ma la realtà umana che rappresenta sì. La storia narrata è quella di una volpe che, cercando di mangiare un uovo, si trova di fronte l’uccellino appena nato che c’era dentro, e anziché approfittarne inizia a curarlo e ad accompagnarlo mentre cresce.

Alla fine deve congedarsi da lui per lasciarlo volare. La profondità dell’argomentazione è nelle realtà personali che la storia rappresenta: cura, compassione, tenerezza, fedeltà, carità, rispetto, responsabilità – tutti i volti diversi dell’amore.

Riflessioni sulla figura della volpe

Il contenuto e la presenza di una volpe nel cortometraggio rimanda a un’altra storia celebre apparentemente infantile, ma di immensa profondità e saggezza: “Il Piccolo Principe”, capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry.

È una grande coincidenza, e di fatto la volpe del cortometraggio mette in pratica tutto ciò che insegna quella de “Il Piccolo Principe”, quasi come se si trattasse dello stesso personaggio.

L’altra volpe insegna al piccolo principe l’importanza di stabilire vincoli, mediante un processo che si verifica con il tempo e che si chiama domesticazione.

Nei suoi insegnamenti impiega frasi come “È stato il tempo che hai trascorso con la tua rosa a renderla tanto importante”, o “Diventi responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato”.

I legami che formiamo

Dall’altro lato, la volpe del cortometraggio trova l’uccellino appena nato e se ne vorrebbe allontanare, ma poi viene preso dalla compassione e inizia a stabilire un rapporto di cura paterna e responsabilità che col tempo si trasforma in un legame di aiuto reciproco e di complementarietà nelle differenze.

Alla fine si verifica una “domesticazione” reciproca, ma la volpe deve poi accettare che non doveva essere responsabile per sempre dell’uccellino, ma che questo, per sua natura, era fatto per volare e per farlo con gli altri membri della sua specie.

La volpe è qui invitata a elevare la domesticazione al grado dell’amore – alla dedizione assoluta, alla donazione che non si aspetta nulla in cambio, a dedicarsi totalmente alle necessità dell’altro e a lasciarlo andare perché sia felice.

Quali riflessioni traiamo da “La volpe e l’uccellino”?

Se ora pensiamo alla nostra vita personale, quali riflessioni ci può apportare questo cortometraggio? Anche nella nostra vita incontriamo costantemente gli altri. Alcuni di questi incontri possono diventare dei legami, e questi, per permanere e rafforzarsi, hanno bisogno dell’impegno.

Spesso viviamo la bella esperienza della “domesticazione” con i nostri familiari, gli amici o il partner. Constatiamo che la nostra esistenza è collegata ad altre in rapporti di comunione.

Questa esperienza di essere persona, ovvero di essere “qualcuno in relazione”, è quella che ci permette maggiormente di conoscerci e di intravedere la nostra identità più profonda, ma è anche quella che suscita paure e sofferenze.

Quante volte possiamo pensare, quando dobbiamo congedarci o separarci come la volpe e l’uccellino, che l’amore non vale la pena, che è inutile e ci espone a molti pericoli?

Questo cortometraggio ci ricorda che, nonostante la presenza del dolore, l’amore è la cosa più grande e bella che una persona possa vivere.

L’esperienza rivelatrice di dare tutto per amore

NellaGaudium et Spes (24), meraviglioso documento del Concilio Vaticano II, ci viene ricordato che l’uomo “in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé”.

Essendo a immagine e somiglianza di Dio, eterna comunione d’amore, non possiamo conoscerci e dispiegarci pienamente se non ci avventuriamo nell’esperienza rivelatrice dell’amore.

Nonostante le nostre paure, ferite, angosce e dolori, siamo capaci di vivere l’amore attraverso il quale Dio ci ha amati per primi e che ha effuso nei nostri cuori.

In quel primo amore ricevuto troviamo la sicurezza e la stabilità per uscire da noi stessi con coraggio e trasformarci in una fonte d’amore per il mondo, in canali di un amore ricevuto che è al di là di noi.

Con uno sguardo di fede sappiamo che l’amore è la fonte della vita e che l’amore ha vinto la morte, il male e il dolore. Dal trionfo dell’amore in Cristo derivano la nostra pace e la nostra speranza.

L’amore mi ha spiegato ogni cosa…”

Per concludere la riflessione, condividiamo una bella poesia attribuita a San Giovanni Paolo II:

“L’amore mi ha spiegato ogni cosa, l’amore ha risolto tutto per me, perciò ammiro l’amore ovunque esso si trovi. Se l’amore tanto più è grande quanto più è semplice, se il desiderio più semplice sta nella nostalgia, allora non è strano che Dio voglia essere accolto dai semplici, da quelli che hanno puro il cuore e che per il loro amore non trovano parole. Dio venne fin qui e si fermò ad un passo dal nulla vicinissimo ai nostri occhi. La vita è forse un’onda di stupore, un’onda più alta della morte. Non abbiate paura. Mai!”

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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