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Emozioni e “trucchetti da santi” (2/5): incanalare la collera con Francesco di Sales

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Mary Long I Shutterstock

Mathilde De Robien - pubblicato il 07/05/21

Come i santi più grandi hanno gestito le loro emozioni? Sulla scia di Edwige Billot (autrice in Francia di “Et si les saints nous coachaient sur nos émotions ?” [Téqui]), Aleteia vi propone di scoprire ogni giorno per cinque giorni un “trucchetto da santo” per orientare un’emozione secondo il cuore di Dio.

«Ho compreso che non potevamo andare a messa lasciando sul sagrato la nostra collera o la nostra tristezza. No. Il Signore ci chiede di andare verso di Lui con tutto il nostro essere», riflette Edwige Billot, sposata e madre di tre figli, impegnata da un decennio nel campo delle Risorse Umane e autrice di “Et si les saints nous coachaient sur nos émotions ?”, comparso in gennaio per le edizioni Téqui. 

Appassionata dalla dimensione psicologica dell’uomo e dalle testimonianze agiografiche, si è convinta che proprio i santi hanno colto meglio fino a che punto Dio desideri raggiungerci nel fondo delle nostre emozioni. Emozioni e relazione con Dio: due facce della medaglia della vita che possono essere unificate. Non si tratta di ignorare le emozioni (reazioni fisiologiche del nostro corpo a un evento), ma di accoglierle, di comprenderle per rivolgerle verso una buona direzione. Se le emozioni possono farci traballare, esse possono anche – se guardiamo alle vite dei santi – permettere di crescere, di progredire e di prendere buone decisioni. 

Mettere in guardia il cuore 

Rinomato per la sua dolcezza, San Francesco di Sales ci offre una preziosa testimonianza che invita a reprimere i primi moti della collera. 

Montanaro dal temperamento piuttosto sanguigno e ben temperato – così lo presenta Edwige Billot –, egli apprese a dominarsi tanto bene che, con la grazia di Dio, divenne modello di pazienza e di dolcezza. 

San Francesco di Sales definisce la collera una tumescenza del cuore, spesso accompagnata da un “appetito di vendetta”. 

Stando alla sua esperienza, il miglior rimedio contro la collera sta nell’esercitarsi regolarmente nella dolcezza e nel mettere in guardia il cuore: se siamo capaci di riconoscere con calma e dolcezza la nostra collera, saremo ben più abili nel dominarla e nel non farla esplodere. Scrive l’autore della Filotea: 

Al primo moto di risentimento, raccogliere prontamente (ma non bruscamente, bensì con dolcezza e serietà) le proprie forze. 

Ecco la preghiera che ha scritto per chiedere l’aiuto del Signore per trovare la via della dolcezza quando la collera si accendeva in lui: 

Col tuo aiuto, Signore, voglio esercitarmi nella dolcezza attraverso gli incontri e le contrarietà quotidiane. Appena mi accorgerò che la collera si accende in me, raccoglierò le mie forze – non violentemente ma con dolcezza – e cercherò di ristabilire il mio cuore nella Pace. Poiché so di non potere nulla, da me solo, avrò cura di invocarTi in mio soccorso, come fecero gli Apostoli sballottati dal mare furibondo. 

Insegnami ad essere dolce con tutti, anche con quanti mi offendono o mi sono opposti, e perfino con me stesso, perché non mi abbatta per via dei miei difetti. Quando, malgrado i miei sforzi, cadrò, mi riprenderò dolcemente e dirò: «Andiamo, mio povero cuore, rialziamoci e lasciamo per sempre questa fossa. Ricorriamo alla Misericordia di Dio, che ci verrà in aiuto». E così sia.

Una preghiera da recitare sia nei momenti di pace sia quando si sta sull’orlo dell’esplosione collerica. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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