Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 28 Marzo |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

El Pelé, morto per non rinunciare al suo rosario

web-crucifix-hands-senior-mass-jeffrey-bruno

Jeffrey Bruno

Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 05/05/21

Il beato Zeffirino Giménez Malla sembrava uno dei tanti anziani dediti alla preghiera, ma poi è diventato martire

Verso la fine della sua vita, il beato Zeffirino Giménez Malla (1861-1936) assomigliava probabilmente ai tanti anziani che recitano il Rosario dopo la Messa quotidiana, ma il suo cammino verso la santità non è stato tipico, come non lo è stato la sua ricerca della virtù. Quando gli hanno sparato proprio perché recitava il Rosario, nessuno di quanti lo conoscevano si è sorpreso che abbia dato la vita per Dio.

Il fatto stesso che venisse data per scontata la santità di Zeffirino era notevole, visto l’etnia a cui apparteneva. Era un membro dei rom, popolo a cui spesso ci si riferisce in modo dispregiativo come “zingari”, ed è cresciuto in un mondo che lo disprezzava per la sua origine e il suo stile di vita.

Anziché amareggiarsi o abbandonare il suo popolo, Zeffirino ha adottato lo stile di vita rom ed è stato un ponte tra i Kalos (il suo gruppo) e gli Spagnoli.

La bontà come guida

Zeffirino era cresciuto in una famiglia povera ed errante di fabbricanti di cesti che si spostavano di paese in paese in Spagna e nel sud della Francia.

Pur essendo stato battezzato da bambino, i racconti della gioventù di Zeffirino ci dicono poco della sua vita di fede.

Il fatto che pregasse in catalando indica che probabilmente aveva imparato le preghiere quando viveva in Catalogna da bambino.

Il suo matrimonio fuori dalla Chiesa a 18 anni potrebbe però indicare che la sua formazione religiosa non fosse molto forte.

Può essere che non conoscesse la sua fede, ma Zeffirino si sforzava di essere giusto e buono.

Dopo che lui e la moglie Teresa si erano sposati in una cerimonia tradizionale rom, Zeffirino divenne commerciante di cavalli, professione nota per la sua disonestà.

Zeffirino, però, pur avendo talento e successo, non voleva ingannare nessuno, e la sua virtù naturale lo rese un bravo uomo d’affari.

Un uomo coraggioso

Pur non avendo ricevuto un’istruzione formale ed essendo completamente analfabeta, la sua generosità e la volontà di rischiare per gli altri gli fecero guadagnare molti amici.

Un giorno l’ex sindaco di Barbastro, città in cui alla fine Zeffirino e la sua famiglia si erano insediati, iniziò a tossire sangue nella piazza pubblica.

Temendo la tubercolosi, quanti lo circondavano fuggirono, ma Zeffirino, noto come El Pelé (“il forte” o “il coraggioso”), lo aiutò a tornare a casa.

La famiglia dell’ex sindaco, grata, diede a El Pelé un’ingente somma di denaro, che usò per fare una grande fortuna come commerciante di cavalli.

Da buono a santo

Col passare degli anni, Zeffirino passò ad essere da buono a santo. 32 anni dopo il suo matrimonio tradizionale con Teresa, la coppia celebrò finalmente il sacramento del matrimonio nella Chiesa.

Presto El Pelé iniziò a comunicarsi e a recitare il Rosario ogni giorno, e agì come pacificatore tra i Kalos e gli Spagnoli.

Anche se lui e la moglie non potevano avere figli, adottarono la nipote di Teresa, Pepita, e Zeffirino fu un padre meraviglioso e poi un nonno che adorava stare con i suoi nipoti.

Una volta venne accusato di vendere cavalli rubati, ma riuscì a presentare dei documenti che lo scagionavano.

Quando venne assolto, il suo avvocato proclamò: “El Pelé non è un ladro, è San Zeffirino, patrono dei gitani”.

Zeffirinò andò in ginocchio fino alla cattedrale per rendere grazie, ma non ci fu alcuna derisione: la gente di Barbastro sapeva che El Pelé era speciale.

Una generosità straordinaria

Nel 1922 la moglie di Zeffirino morì, ma lui non permise che il suo dolore lo allontanasse da Dio. Divenne francescano del Terz’Ordine e membro della Società di San Vincenzo de’ Paoli.

Era così generoso che nonostante la sua grande fortuna divenne piuttosto povero, “rovinato” per il suo rifiuto di permettere che altri, soprattutto i rom poveri, vivessero in miseria.

Pur essendo analfabeta conosceva bene la fede e divenne catechista, raccontando ai bambini storie affascinanti su Gesù, prima di dar loro un pezzetto di cioccolato.

Indossava abiti eleganti e amava ballare, le fiere popolari e le feste rom.

In generale, era un anziano gentile e generoso, molto simile ai tanti che si incontrano nelle parrocchie di tutto il mondo.

L’ora dell’offerta totale

Zeffirino era anche un cattolico vissuto in Spagna durante la Guerra Civile Spagnola in un momento in cui il sentimento anticattolico era consacrato nella legge.

Un giorno vide che trascinavano via un sacerdote e chiese ai soldati di fermarsi.

Si rivolsero a lui e gli chiesero se aveva un’arma. “Solo questo”, rispose El Pelé, alzando il suo rosario. Venne colpito per quello e trascinato in carcere.

In prigione recitò fedelmente il Rosario, contrariando i suoi carcerieri anticattolici. Un anarchico gli disse che se avesse smesso di pregare in modo tanto evidente avrebbe potuto salvarsi la vita.

Sua figlia gli fece visita, pregandolo di rinunciare al suo rosario, ma El Pelé pensò che farlo avrebbe equivalso a rinnegare la sua fede.

E così, il caro nonno venne giustiziato e gettato in una fossa comune. Sessant’anni dopo, è diventato il primo rom ad essere beatificato. La sua festa è il 4 maggio.

Chiediamo la sua intercessione per il rafforzamento del matrimonio, per i genitori adottivi e per il popolo romani.

Beato Zeffirino Giménez Malla, prega per noi!

Tags:
rom e sintirosariosanti e beati
Top 10
See More