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Guarire dal lutto, grazie alla psicoterapia multimediale

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Silvia Costantini - pubblicato il 03/05/21

Lo psichiatra Domenico A. Nesci, docente di Psicologia di Comunità nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Roma, racconta ad Aleteia il suo approccio innovativo per aiutare le persone ad uscire dal dolore del lutto

Mai come in questo ultimo anno, il tema della morte è stato tanto alla ribalta delle cronache: la pandemia da Covid -19 ogni giorno ha portato nelle nostre case il triste bollettino di guerra di chi non è riuscito a sopravvivere a questo terribile virus. E lo strazio più grande è quello delle famiglie che non hanno potuto accompagnare i loro cari nell’ora più difficile. Alla morte non si è mai pronti, ma non poter neanche fare una carezza o stringere la mano di chi amiamo, nei suoi ultimi attimi, è un trauma che rischia di creare danni enormi, se non elaborato. 

A Roma, lo psichiatra Domenico A. Nesci ha creato una innovativa terapia per aiutare i pazienti a “salutare” i propri cari e a superarne il distacco. Si tratta della psicoterapia multimediale.

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Come è nata l’idea di questa psicoterapia?

Lavoro da più di quarant’anni al Policlinico Gemelli di Roma e mi occupo di psico-oncologia, quindi da psichiatra e psicoterapeuta seguo i malati oncologici e i loro familiari per quanto riguarda le problematiche psicologiche. In questo ultimo anno il grande problema sono i “non addii” ai malati morti a causa del Covid-19.

Ho seguito molte vicende di lutto e mi sono reso conto che il lutto oncologico aveva delle caratteristiche molto particolari, che ne rendevano estremamente difficile ai familiari l’elaborazione, anche dopo molti anni dall’evento.  

Quando nel 2007 ho avuto io stesso la morte dei miei genitori, uno a breve distanza dall’altro, ho pensato insieme a mio figlio (all’epoca adolescente, oggi artista multimediale) che dovevamo fare qualcosa per aiutarci a superare questo momento di perdita così doloroso. Mio figlio, già allora, era appassionato di computer, video, fotografia. Insomma, abbiamo elaborato questa terapia multimediale, che nasce da un’idea molto semplice, che rimanda all’antropologia di tutti i popoli e di tutte le culture: produrre un oggetto della memoria per ricordare una persona cara che non c’è più.

La terapia si svolge in una sequenza rituale:

  1. lavorare sulle immagini, scelte dal paziente, eventualmente coinvolgendo familiari ed amici, e portate in seduta per essere condivise col terapista. Queste immagini significative aiutano a ricordare e rivivere emozioni perdute;
  2. scegliere la colonna sonora del video, in un’apposita seduta, in cui si ascolta e si commenta il brano musicale individuato dal paziente per ricordare la persona cara;
  3. affidare questi materiali audiovisivi ad un artista multimediale per la produzione del video, che chiamiamo “oggetto della memoria” o “montaggio psicodinamico”. L’artista non sa niente della storia del paziente e collabora col terapista senza mai entrare in contatto con il paziente; 
  4. condividere la visione del video, in una seduta dedicata, in cui paziente e terapista osservano, commentano ed elaborano, l’oggetto della memoria multimediale prodotto dall’artista.
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Artwork Filippo Arturo NESCI 
© Copyright 2021

Questi video, in cui nel tempo di una canzone viene fatta scorrere tutta una vita, hanno un forte impatto emotivo nei pazienti, perché mostrano come la vita della persona cara sia stata ben spesa, piena, significativa: una vita che vale la pena di essere ricordata. Questo lavoro di elaborazione rende possibile superare il blocco emotivo della perdita. Il paziente può riaprirsi al fluire della vita grazie ad un oggetto della memoria che tramanda un’eredità affettiva che ci rimane. In realtà è l’esperienza vissuta della psicoterapia che da valore al video, al di là della sua bellezza artistica. Ulteriore punto di forza di questa psicoterapia è che può essere breve: la si può completare in solo otto sedute! 

Quindi il superamento del dolore avviene quando c’è consapevolezza che il proprio caro ha vissuto momenti significativi?

Esatto, quando c’è soprattutto una comunicazione e una condivisione del valore di questa vita. Questo avviene col terapista ma anche con l’artista, anche se non è presente. Un altro elemento importante è che nella scelta di una canzone, o di un brano musicale, è come se tutta la nostra cultura, la nostra storia, tornasse a vivere insieme alla persona che ora non c’è più. E, quindi, è come se un’intera comunità, un clan, una tribù arcaica si riunisse intorno a questa persona amata, per accompagnarla e ricordarla affettuosamente. 

Usare, oltre alle parole, musica ed immagini, riesce a raggiungere gli strati più profondi della nostra anima, perché a volte le parole non sono adeguate per il lutto. Quando muore qualcuno, spesso si sta in silenzio, oppure si ascolta una musica o si ricordano immagini. Basta pensare al rito delle Tenebre della Settimana Santa che si svolge nella Cappella Sistina e che Michelangelo aveva arricchito con la sua invenzione creativa del “Giudizio Universale”. L’affresco era stato concepito dall’artista come un’opera multimediale che diveniva pienamente fruibile solo nel rito del Venerdì Santo, grazie alle luci ed alla musica. Veniva allestito un sistema complesso di ceri, che venivano spenti ritualmente al tempo della musica sacra del Miserere, cantato dal coro della Sistina per commemorare la morte di Cristo. Ad ogni verso del salmo una linea di ceri veniva spenta… fino ad arrivare alle Tenebre ed al silenzio assoluto, nel momento della sua morte. La psicoterapia multimediale inverte questo percorso, scioglie i nostri sensi di colpa inconsci verso la persona cara perduta, per non aver fatto abbastanza, per non averle manifestato il nostro affetto come avremmo voluto… Ci offre una seconda opportunità, nella relazione transferale col terapista, ricostruendo insieme tutto il bello e il buono del nostro rapporto con l’oggetto d’amore perduto.

Il Covid ha portato la morte in solitudine. Qual è la sua esperienza di questo anno così complicato?

Inevitabilmente, purtroppo, è aumentato il numero di lutti non elaborati. Mi trovo continuamente di fronte a pazienti che non hanno avuto la possibilità di essere accanto ai propri cari in fase terminale e neanche di poterne celebrare il funerale. C’è solo un grande dolore che li accompagna. La psicoterapia multimediale si sta dimostrando come uno strumento efficacissimo per queste persone.

Che consigli si possono dare per chi non può accedere a questo aiuto terapeutico? 

Il mio consiglio è quello di non fare da soli, di farsi aiutare da uno psicoterapeuta che sia stato formato ad offrire con competenza questa nuova terapia. Insegno la psicoterapia multimediale da molti anni, sia all’Università Cattolica, nei Master e nei Corsi di perfezionamento post laurea in Psico-Oncologia, nella Scuola Medica Ospedaliera della Regione Lazio, in un corso annuale che da 50 crediti ECM a medici e psicologi, ed in modo approfondito, in un percorso quadriennale, nella Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting istituzionale (SIPSI) che è una scuola di specializzazione in psicoterapia riconosciuta dal MIUR. Attualmente la psicoterapia multimediale è praticata, ad esempio, da molti terapisti della DREAMS onlus (tutti diplomati alla SIPSI) a costi accessibilissimi, anche grazie a numerose convenzioni con Enti pubblici e privati, su tutto il territorio nazionale. La offriamo anche agli Italiani all’estero, ovviamente online, in videoconferenza o videochiamata.

Ma, per chi non potesse intraprenderla, ecco qualche consiglio pratico: cercate di ritrovare le foto della famiglia, magari con l’aiuto di parenti ed amici, di rivedere le immagini dei momenti felici vissuti insieme, di riascoltare qualche registrazione, insomma di ripercorrere, con qualunque modalità audiovisiva, il percorso di vita della persona cara che avete perduto, e di condividerlo.

Naturalmente questo vale solo per i lutti “normali” non per i lutti traumatici (COVID, malattie oncologiche, morti improvvise, morti violente, aborti, ecc.) che richiedono invece l’intervento di uno psichiatra e di uno psicoterapeuta.

C’è il rischio che degli oggetti multimediali possano invece fissare in modo patologico le persone a lutto nel passato?

Ogni innovazione tecnologica può essere usata bene o male… L’uomo l’ha sperimentato fin dalla scoperta del fuoco! Nel caso della psicoterapia multimediale questo è particolarmente vero. La cura deve essere fatta con un terapista che è stato formato nel modo migliore, che ha fatto l’esperienza del Training Group e delle supervisioni con il workshop clinica e sogni, che descrivo dettagliatamente nel mio manuale “Multimedia Psychotherapy: A Psychodynamic Approach for Mourning in the Technological Age” (2012).

L’oggetto della memoria della psicoterapia multimediale non ha mai avuto effetti avversi non solo nella mia esperienza personale ma anche in quella di tutti i miei Collaboratori della DREAMS onlus. Non è un “oggetto feticcio” ma un “oggetto transizionale” che si muove nel registro della realtà virtuale, dell’immaginario, del dialogo interiore e che quindi aiuta ad andare avanti nei “passaggi” che caratterizzano il ciclo della vita.Concludo col ricordo di una mattonella di ceramica che stava alla parete dell’ingresso della casa dei miei genitori, quando ero bambino. C’era scritto con semplicità e saggezza antica: “Coloro che abbiamo amato e che abbiamo perduto non sono più dove erano, sono sempre ovunque noi siamo.” L’uso creativo della multimedialità può aiutarci molto a conservare il ricordo dei nostri Cari nel modo più vitale, e cioè dentro di noi, ed a rimettere in moto l’orologio del nostro tempo interno, sbloccandolo da un lutto che era stato vissuto come irrimediabile.

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