di Mauricio Montoya
Signore, che faccio? Ma Signore, perché non mi rispondi... non so, in modo più duro, più chiaro, di modo che ti capisca? È che se mi dici di fare questo o quello chiaramente lo farò, anche se non mi piace... ma dimmi, che opzione posso scegliere? Il discernimento sembra un tema così complesso!
Fermatevi! Ve lo ripeterò perfino in tedesco, halt! È ora di renderci responsabili delle nostre azioni e decisioni. È importante chiedere a Dio la luce del Suo Spirito per far sì che sia un vero discernimento, ma non possiamo lasciare tutto a Lui.
Anche se ci risponderà di fare questo o quest'altro, di prendere un cammino o un altro, la decisione finale rientra nella nostra libertà.
Parliamo di libertà e discernimento
Cos'è la libertà? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ce lo spiega al numero 1731: “La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine”.
In poche parole, la libertà è il dono che Dio ci ha dato rendendoci capaci di scegliere il modo in cui agire. Dopo un incontro con Gesù, però, questa libertà non dovrebbe più muoversi nell'ambito della scelta tra il bene e il male.
Il male non è mai un'opzione per il cristiano. Dobbiamo scegliere tra un'opzione buona e una migliore!
Tutto questo si vede immerso nel discernimento, un tema imperdibile e che potete approfondire nel nostro corso online sul discernimento spirituale. È ottimo! Sono certo che se deciderete di seguirlo la vostra vita cambierà.
In questa occasione vorrei condividere con voi un video di Ascension Presents in cui padre Mike parla di questo tema e condivide quattro regole a mo' di domande o porte, immancabili al momento di discernere.
1. È una buona opzione-decisione?
Non tutte le decisioni sono positive, senza che comportino necessariamente un'azione negativa. Semplicemente, non sono il meglio per quel momento e quel luogo.
Per questo, è necessario che nel momento in cui si inizia il discernimento si parta dalla domanda sulla pertinenza dell'opzione che si ha davanti.
La persona si potrebbe definire in base a come agisce di fronte a chi ha davanti, a come sceglie di procedere in determinate situazioni. È da qui che si può dire che smettere di fare il bene ci spersonalizza.
In filosofia, Aristotele diceva che “la vera felicità consiste nel fare il bene”. Scegliere l'opzione migliore, che comporta un bene maggiore, contribuisce quindi alla costruzione della fedeltà propria e generale.
2. È davvero un'opzione possibile per me?
In secondo luogo bisogna essere realisti: ci sono opzioni estremamente buone, ma che sinceramente non sono praticabili.
Può essere che la soluzione migliore a un problema sia andare a vivere su Giove, ma purtroppo, almeno attualmente, non è possibile.
È importantissimo che al momento di prendere decisioni si abbia come una sorta di lista di opzioni, in cui si screma scegliendo quelle migliori e quelle che è davvero possibile mettere in pratica.
Sognare è bello e bisogna farlo senza limiti, ma si deve anche essere realisti. I sogni sono sempre stati il seme di progetti e sviluppi spettacolari che non sarebbero mai stati possibili se non avessimo dato l'opportunità di sognare in grande.
È però importante passare tutto questo per il filtro della realtà che contiene una chiara consapevolezza delle proprie possibilità, che non sono solo personali, ma anche sociali, accademiche, economiche, relazionali...
L'opzione che ritengo migliore è davvero possibile?
3. È un'opzione prudente?
In casa si è sempre detto: “Non fare mai cose positive che possono sembrare negative”. Credo che questo semplice adagio ci offra gli elementi per porre questa domanda: è prudente mettere in atto l'opzione che ritengo positiva e possibile?
Questo perché le opzioni possono essere sicuramente buone, possibili, realistiche, con risultati soddisfacenti e desiderati, ma in questo momento e luogo preciso della mia vita non è prudente metterle in atto.
La santità consiste anche nel fare ciò che mi spetta nel momento e nel luogo in cui devo farlo. Prudenza nell'agire, nel pensare, nel parlare, nel vivere.
4. È l'opzione che voglio?
Ecco infine la domanda su ciò che voglio davvero. Sembrerebbe ovvia, ma diventa quella più complessa di tutto il processo.
Può essere che l'opzione scelta fino a quel momento sia buona, possibile e prudente, ma alla fin fine non è ciò che desidero.
È qui che si evidenzia maggiormente l'esercizio della libertà. Dio ci illumina e ci chiama vocazionalmente a una missione, ma può essere che in quel momento la chiamata che sento non corrisponda a ciò che voglio.
È un tema decisamente importante, perché potremmo pensare che per il solo fatto di sentire che quell'opzione è quella che Dio ha suscitato nella nostra vita sia quella che dobbiamo accettare senza alcun tipo di resistenza.
In questa situazione, il problema è farlo per “dovere” e non per amore. Miei cari amici, questo non contribuisce mai alla costruzione della santità. Bisogna amare l'opzione positiva, possibile, prudente. Solo così verrà eseguita con vero amore.
È assolutamente necessario ascoltare il Signore, avere un atteggiamento sempre aperto alla conversione. Il discernimento può sembrare un tema complicato, ma in realtà ci facilita la vita.
Ci sono momenti in cui l'opzione che abbiamo considerato risponda a tutte le domande risulta semplicemente errata, ed è lì che entra in ballo la conversione.
È il “plus” di questo processo. Se arriviamo alla quarta domanda e la risposta non è l'opzione desiderata, potete tranquillamente tornare alla prima domanda. Il discernimento consiste in questo.