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Perché i monaci sono sottoposti a tonsura?

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P.Deliss/Godong

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Valentin Fontan-Moret - pubblicato il 27/04/21

L'ingresso negli Ordini, come ogni “entrata in religione”, consiste in un'iniziazione resa visibile da alcuni simboli. L'emblematica tonsura dei monaci, benché desueta, si annovera tra questi segni significativi della vocazione.

Può sembrare aneddotico, ma la questione dei capelli e della barba è ricorrente, nella storia della Chiesa, e appare in particolare in seno alle controversie che hanno opposto le culture d’Oriente e d’Occidente.

Anche la Scrittura non tace, a riguardo: l’Antico Testamento sembra preconizzare al clero i capelli lunghi:

I sacerdoti non si raseranno il capo, non si raseranno la barba e non si faranno incisioni sul corpo.

Lev 21,5

L’apostolo Paolo scrisse invece ai Corinzi:

La natura stessa non vi insegna che è cosa disonorevole per un uomo avere i capelli lunghi?

1Cor 11,14

Bisogna capire che il termine “capelli” che Paolo impiegava designava più l’ornamento che la capigliatura naturale in sé e per sé: il suo è dunque un appello alla modestia, più che alla tonsura.

La tonsura dei monaci: segno di vocazione e di rinnovamento

Le indicazioni di Paolo, poi, si rivolgono non tanto al clero quanto a tutto il popolo: ora è proprio al popolo laico che il monaco si sottrae per seguire la propria specifica vocazione. La tonsura monastica dei capelli vuole specificare proprio l’abbandono di un ornamento tanto importante nella vita secolare di tutte le società, al punto da diventare spesso punta di diamante di comportamenti seduttivi.

È dunque anzitutto il simbolo del passaggio dal mondo all’Ordine, della rinuncia che i voti di religione implicano. Ma la forma particolare di questa tonsura circolare, che scopre la punta del cranio e lascia una corona di capelli, non è casuale: sono esistite altre forme di tonsura, ma è questa quella che si è imposta in Occidente e che ha costituito un segno distintivo dei religiosi. La forma religiosa rappresenta infatti l’infinito, cioè l’eternità di Dio, ma anche la semplicità e la perfezione, poiché non presenta angolo alcuno e si ottiene tracciando una linea continua.

Notiamo tuttavia che la tonsura è diventata largamente desueta dal 1972, quando col motu proprioMinisteria quædam Paolo VI la rendeva facoltativa.

Se la tonsura dei monaci segna l’abbandono della loro vita laica e il loro ingresso nella vita monastica, essa è pure un segno di rinnovamento. A immagine del battesimo, la tonsura marca l’abbandono di una vita passata e l’ingresso in una vita nuova.

Questa è la ragione per cui nel rito bizantino, praticato in alcune Chiese orientali, si prevede la tonsura dei bambini dopo il loro battesimo. Il prete celebrante taglia infatti alcuni capelli al bambino divenuto neofita della Chiesa, simboleggiando la sua vocazione di cristiano. Prima di tagliargli i capelli, in particolare, il prete formula un’epiclesi allo Spirito Santo sulla testa del bambino,

perché crescendo in età e raggiungendo la canizie dell’età avanzata egli renda gloria a Dio e veda lo splendore di Gerusalemme per tutti i giorni della sua vita.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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