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Santi i cui genitori non erano sposati

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 27/04/21

Anche se una famiglia santa è sicuramente un dono, i santi ci mostrano che tutti possono giungere alla santità, indipendentemente dal proprio background familiare

I santi provengono da famiglie di ogni tipo, da quelle pie a quelle pagane, da genitori felicemente sposati o da genitori divorziati o mai sposati. Coloro i cui genitori non si sono mai sposati si possono sentire un po’ a disagio, e i genitori che allevano dei figli al di fuori del vincolo matrimoniale possono avere allo stesso modo bisogno di un promemoria del fatto che non c’è alcuna via prestabilita per giungere alla santità. I santi nati da genitori non sposati ci ricordano quanto la santità sia possibile per tutti noi, chiunque siano i nostri genitori.

La beata Eustochio da Padova (1444-1469) nacque circondato dallo scandalo, perché sua madre non solo non era sposata, ma era anche suora. Allevata dal padre e da una matrigna che non la amava, Eustochio iniziò a mostrare segni di possessione demoniaca in tenera età, e quindi il padre la riportò nel convento in cui era nata. Quando il vescovo cercò di riformare il convento, le suore licenziose se ne andarono per protesta, venendo sostituite da religiose virtuose. Anche se queste donne esitavano a vivere con una donna come Eustochio per via delle sue origini, la badessa le permise di restare. Lei lottò contro il demonio per altri quattro anni, venendo perfino accusata di stregoneria; è probabile che avesse anche problemi mentali, visto che era incline all’autolesionismo, ad esempio tagliandosi con dei coltelli o con degli aghi, anche se a volte riusciva a resistere alla tentazione. Alla fine suor Eustochio venne liberata da tutto questo e visse il resto della sua breve esistenza in pace.

San Martín de Porres (1579-1639) era nato fuori dal matrimonio da padre bianco e madre di colore in Perù. Venne formato per diventare barbiere (il che includeva l’apprendimento della Medicina) e cercò di entrare nell’Ordine Domenicano, ma venne rifiutato perché all’epoca era illegale che un uomo di colore prendesse i voti. Entrò quindi come volontario, ed era così santo che il suo superiore decise di sfidare la legge e gli permise di diventare fratello laico. Lavorò in cucina e nell’infermeria per il resto della sua vita e operò guarigioni e miracoli, essendo anche dotato del dono della bilocazione in tutto il mondo.

Santa Luisa di Marillac (1591-1660) era la figlia illegittima di una vedova aristocratica francese. Sua madre morì poco dopo la sua nascita, e venne allevata nella casa paterna fino a quando la moglie del padre la mandò in collegio quando aveva appena quattro anni. Quando Luisa ne aveva 12 suo padre morì, e la matrigna rifiutò di continuare a pagare la retta; la figlia del nobiluomo doveva ora arrangiarsi da sé. Pur sentendo la vocazione alla vita religiosa, non aveva una dote. Per questo, sposò un uomo che curò per una malattia cronica fino alla sua morte prematura, dopo la quale Luisa fondò le Figlie della Carità per servire i poveri.

La beata Colomba Kang Wan-suk (1761-1801) era nata al di fuori del matrimonio in una nobile famiglia coreana. Dopo essersi sposata ed essere diventata la matrigna del beato Philip Hong Pil-ju, divenne cattolica e avvicinò la figlia, il figliastro e la suocera a Cristo. Quando il marito la lasciò per una concubina, Colomba trasformò la sua casa in un centro di attività per la Chiesa clandestina. Trascorse il resto della sua vita a evangelizzare e catechizzare, proteggendo l’unico sacerdote della Corea ed essendo il cuore della sua comunità prima di venire martirizzata.

San Joseph Mukasa Balikuddembe (1860-1885) nacque in quello che oggi è l’Uganda a seguito di una relazione tra sua madre e il marito di sua cugina. Il padre biologico di Mukasa fu costretto a fuggire, ed egli venne allevato da sua madre e suo marito. A 14 anni Mukasa divenne paggio alla corte del re, dove ascoltò il Vangelo dai missionari e venne battezzato. Venne eletto alla guida della comunità cattolica e riuscì a proteggere i giovani paggi dagli abusi del re, finché non venne condannato a morte per aver obiettato a un’esecuzione ingiusta.

Il beato Francisco de Paula Victor (1827-1905) nacque in schiavitù in Brasile. Quando sentì la chiamata vocazionale, dovette lottare contro il razzismo e l’impedimento canonico della sua nascita da genitori non sposati. Misericordiosamente, il suo vescovo volle intercedere per lui per entrambe le motivazioni, e Roma gli permise di essere ordinato. Anche se soffrì per il razzismo dei suoi parrocchiani non si perse d’animo, e divenne un pastore amato e santo.

La beata Ulrika Franziska Nisch (1882-1913) era nata da una coppia tedesca che sperava di sposarsi ma non riuscì a farlo per la sua povertà. Quando lei rimase incinta, però, tutte le obiezioni al matrimonio vennero meno, e la coppia ebbe altri 10 figli. La beata venne cresciuta da una zia e dalla nonna fino ai sette anni, quando tornò dai genitori per dare una mano in una casa ormai piena di bambini. Non riuscì però ad adattarsi alla sua famiglia e tornò dalla zia. Andò a lavorare a 12 anni e in seguito si consacrò. Lavorò nella cucina del convento. Le consorelle non la apprezzavano molto, nonostante le sue visioni mistiche, perché ritenevano che non fosse utile.

Il beato Lojze Grozde (1923-1943) era nato in Slovenia da genitori non sposati. Rifiutato da entrambi, venne allevato dai nonni materni e da una zia. Quando sua madre si sposò, il patrigno di Lojze lo cacciava in continuazione. Lojze venne torturato e martirizzato dai comunisti.

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