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La ragazzina di L’Aquila che dialogava con la Madonna è “venerabile”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/04/21
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Verso gli altari la giovanissima Anfrosina Berardi, che morì a 13 anni dopo grandi sofferenze e una vita di contemplazione. Sosteneva di avere un contatto continuo e diretto con la Vergine

Un altro passo nel processo di beatificazione della Serva di Dio Anfrosina Berardi. La ragazzina di L’Aquila, morta  nel 1933 a soli 13 anni, a causa di una grave malattia, è stata dichiarata “venerabile” da Papa Francesco. 

La storia di Anfrosina Berardi fece molto scalpore in quegli anni. La piccola aveva una grande fede e si era abbandonata a Dio. Aveva un amore speciale per la Madonna e sosteneva di parlare interiormente con la Vergine. 

La Serva di Dio, si legge sul sito della diocesi di L’Aquila, nacque il 6 dicembre 1920 a San Marco di Preturo (L’Aquila, Italia), in una famiglia contadina. Fu educata dalla madre alla preghiera, alla recita del Rosario e alla pietà cristiana. A sette anni cominciò a frequentare la scuola elementare del paese e la catechesi nella parrocchia.

Verso la fine del mese di aprile 1931, la Serva di Dio cominciò ad avvertire i primi sintomi della sua lunga e dolorosa malattia: appendicite, con forti dolori addominali. Il 10 maggio venne ricoverata presso l’Ospedale de L’Aquila e fu operata quattro giorni dopo. 

L’intervento chirurgico non raggiunse l’effetto desiderato e i dolori, dopo un breve periodo, cominciarono ad aumentare. I familiari tentarono altri mezzi per curare la salute della piccola Anfrosina. Il fratello maggiore decise di portarla a Roma. 

Fu purtroppo un tentativo vano e dopo qualche mese, Anfrosina tornò a casa. Le radiografie cui fu sottoposta notarono che si stava verificando una progressiva occlusione intestinale, di proporzioni tali da sconsigliare ogni altro intervento chirurgico. Alla fine del 1931, il fratello la riportò a Roma, e, per non farle perdere l’anno scolastico, la iscrisse alla scuola romana ‘’Dante Alighieri’’. 

Anche questa volta, il male progressivamente si accentuò di più e la Serva di Dio dovette tornare nel paese natale. Il 13 ottobre 1932, in occasione della visita canonica del Vescovo, ricevette la Prima Comunione e il Sacramento della Confermazione.

Trascorse gli ultimi cinque mesi della vita sempre in casa e costantemente a letto, sopraffatta dalle sofferenze. Era solita ricevere a casa la Comunione dal parroco del paese. Spesso era rapita da una profonda contemplazione del volto di Maria.

Morì a San Marco di Preturo (Italia) il 13 marzo 1933, all’età di 13 anni, circondata dai parenti, conoscenti, dal parroco e da una grande folla.

La Serva di Dio visse un completo abbandono nelle mani di Dio e una profonda vita di preghiera, in costante ed intima comunione con il Signore. Ogni sua azione era sempre stata rivolta all’adempimento della volontà divina. Dedicava i momenti liberi all’orazione. Attraverso l’esercizio eroico della fede, superò diverse difficoltà, soprattutto quelle relative alla malattia.

Anfrosina Berardi manifestò un’immensa devozione alla Vergine Santissima, fino ad avere degli intimi e misteriosi colloqui con Lei. A volte la si vedeva intenta a conversare con presenze invisibili. Quando si riprendeva affermava, con tutta semplicità, che la Madonna era venuta a trovarla per rivelarle alcune cose.

A fine febbraio, annunciò ai suoi cari: «Il 2 marzo, alle 2 del mattino andrò in Paradiso. Me lo ha detto la Madonna che verrà a prendermi». I fratelli e molte altre persone, incluse le sue compagne di catechismo, accorsero da lei, che invitava tutti a non piangere.

All’ora fissata, ebbe un nuovo "colloquio", terminato il quale affermò che la Madonna le aveva concesso di restare per soffrire ancora un po’ e che il giorno della sua morte le sarebbe stato preannunciato dall’anima di suo zio Serafino. Dato che i presenti restavano ancora increduli, la ragazzina affermò che la Vergine le aveva dato un bacio sulla fronte. Nei giorni che le rimasero da vivere continuò a ricevere visite e congedava tutti col saluto: «La Madonna vi accompagni» (santiebeati.it).