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Donne, paura nelle carceri californiane. 261 detenuti trans chiedono il trasferimento

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Di Skyward Kick Productions|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 27/04/21

Una legge del Senato californiano, SB132, impone di considerare i detenuti non in base al sesso reale di appartenenza ma al genere auto percepito e dichiarato. Questa legge fintamente compassionevole apre le porte a violenza incontrollata proprio contro le donne.

Avete voglia di parlare di violenza contro le donne? Non tanta immagino, ma parliamone.

E’ discriminante decidere in base al sesso, deve prevalere il genere auto percepito

Forme di abuso ce ne sono sempre state tante. Ma ora, come – accidenti! – era altamente prevedibile, ce ne sono di inedite e difficili da gestire perché non ci sono quasi più le parole per poterle spiegare e denunciare.

Il cuore, corrotto, del problema è che per legge, in sempre più stati, il sesso di appartenenza di una persona non è più una realtà oggettiva e riconoscibile ma un genere nel quale la persona si auto-percepisce e chiede di essere riconosciuta. La difficoltà in più nasce dalla privazione delle parole per nominare un fenomeno. A meno che non ce le riprendiamo, queste parole, e diamo fiato alla resistenza contro la dittatura del politicamente corretto che è umanamente inaccettabile. Si tratta di quella crescente prepotenza dell’attivismo trans per il quale coraggiosamente già la Rowling si era detta preoccupata, pagandone tutte le conseguenze.

Modello California o Californication?

Siamo in California, lo stato che da solo sarebbe la quinta o sesta potenza mondiale in termini di PIL ma che vanta anche tristi record di povertà diffusa; il Golden State pieno di start up visionarie e milionari, che però stringe in morse di ferro una categoria di donne già particolarmente provata, le detenute.

E questo grazie alla novità legislativa, salutata da tanta eccitazione progressista, che concede a detenuti maschi che si auto percepiscono donne – o meglio che dicono di percepirsi tali – di essere trasferiti nei reparti femminili. Si vede che poi, nei fatti, questa autopercezione non si mantiene stabile e coerente con i comportamenti che ci si attenderebbe da una, è il caso di dirlo, sedicente donna. Oppure, cosa assai più probabile e meno ironica, che uomini che sono tali e sono in più dotati di inclinazioni predatorie, approfittino della legge per finire indisturbati come lupi nell’ovile.

Il Transgender Respect, Agency and Dignity Act

Si tratta del cosiddetto “Transgender Respect, Agency, and Dignity Act”, la legge 132 del Senato californiano, entrata in vigore il 1°gennaio scorso. Una legge che nello scopo dichiarato si prefiggeva di sottrare le persone trans alla maggiore violenza cui sono esposte nelle carceri sta finendo invece per traslocare questa violenza proprio sulle donne detenute.

Così leggiamo al punto b) della sezione 2:

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto che le persone transgender incarcerate sono particolarmente vulnerabili agli abusi sessuali e alle molestie sessuali e che ignorare i rischi noti per una donna transgender costituisce una deliberata indifferenza in violazione della costituzione federale.

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Il Transgender Act sostiene che una persona vada classificata non per il sesso biologico constatato oggettivamente ma per ciò che ella dichiara di sé. E in base a ciò vada destinata al reparto cui ritiene di appartenere.

La California per il nuovo presidente Biden incarna un modello cui ispirarsi per la politica federale tutta, soprattutto per quanto riguarda ambiente, lavoro e infrastrutture. Diversi titolari della sua squadra di governo vengono da lì, a cominciare dalla vice presidente Kamala Harris.

Leggi fintamente compassionevoli

Una storia che arriva proprio da lì ci mostra quali sia la vera destinazione di un itinerario legislativo che ci viene spacciato come un’amena scampagnata (avete presente le manine dei vip con quella scritta?) e invece è una strada a scorrimento veloce per l’inferno, soprattutto per le donne.

261 detenuti che chiedono di essere trasferiti nelle carceri femminili -dove, se così si può dire, la vita è un po’ meno dura che nelle carceri maschili- sostenendo di “identificarsi” come donne. La gran parte di questi detenuti conserva intatto il proprio corpo maschile e di femminile c’è solo l’“autopercezione”, vera o presunta. Tra le detenute c’è grande allarme per evidenti ragioni.

Feminist Post

Poiché, grazie a Dio, in Italia siamo rimasti ancora qualche passo indietro nella strada del progresso con cui ci vogliono costringere ad essere d’accordo (anche se con quelle manine aperte, la scritta DDL Zan e la faccia triste d’ordinanza tanti vip stanno soffiando su fuoco che speriamo sia di paglia), facciamo un salto in Canada a vedere non come sono belle le foglie nelle foreste di aceri ma come se la passano le donne detenute nelle carceri statali.

Male. Se la passano male e peggio di prima che questa follia diventasse legge perché oltre a trovarsi recluse per un debito da saldare con la società ora devono difendersi da aggressioni, stupri, violenza.

I trasferimenti di uomini nei carceri femminili accadono regolarmente in Canada, nel silenzio generale, da quando nel 2017 è entrata in vigore la legge sull’ “identità di genere” che permette di cambiare genere con una semplice autodichiarazione (self-id). Significa che un detenuto maschio può dichiararsi donna, senza alcuna diagnosi medica o intervento, e chiedere il trasferimento nel carcere femminile. La maggior parte di loro ha commesso omicidi e reati sessuali, e lascia un circuito ad elevato indice di vigilanza per le case e la comunità molto più tranquilla dell’istituto femminile.

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Lettere dalle donne detenute: temono per la loro sicurezza

Molte detenute in California stanno inviando lettere, scritte spesso su fogli di fortuna, per esprimere la loro seria preoccupazione. Quanto sarà facile per predatori sessuali aggirare o piegare la legge a loro vantaggio ed essere trasferiti in un carcere femminile dove avere a disposizione tante potenziali vittime? Così riferisce un’attivista californiana per i diritti delle donne detenute.

Egregi presidente Durbin e senatore Grassley, il mio nome è Amie Ichicawa.

Sono la fondatrice dell’organizzazione no profit Woman II Woman e rappresento 1300 detenute ed ex-detenute della California. Scrivo per evidenziare che se passerà l’Equality Act metterà in pericolo non solo le donne detenute, ma tutte le donne a livello nazionale. Lo so perché sono stata in prigione e quello che sta succedendo nelle prigioni della California come risultato del SB132, la legge del Senato “The Transgender Respect, Agency, and Dignity Act” che è la versione a livello carcerario dell’Equality Act. 

Ciò che stanno già sperimentando le donne nelle prigioni statali e lo state estendendo a livello nazionale. Le scappatoie per aggirare la legge si nascondono dietro un linguaggio ingannevole, ma sono alla luce del sole per chiunque cerchi di manipolarla in modo da avere accesso diretto a possibili vittime.

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Tags:
carceriideologia genderviolenza contro le donne
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