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«Leggete “Il Pellegrino Russo”!», parola di papa Francesco

LA HABANA

Sergey Pyatakov | Sputnik via AFP

Hugues Lefèvre - pubblicato il 26/04/21

Durante l’udienza generale di mercoledì 21 aprile il Romano Pontefice ha raccomandato la lettura del celebre quanto adespota libretto “Racconti di un pellegrino russo”: «Vi aiuterà – ha precisato – a comprendere cosa sia la preghiera vocale».

Abbiamo tutti da imparare dalla costanza di quel pellegrino russo, di cui parla una celebre opera di spiritualità, il quale ha appreso l’arte della preghiera ripetendo per infinite volte la stessa invocazione: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori!” (cfr CCC, 2616; 2667). Ripeteva solo questo. Se arriveranno grazie nella sua vita, se l’orazione si farà un giorno caldissima tanto da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il suo sguardo si trasformerà fino ad essere come quello di un bambino, è perché ha insistito nella recita di una semplice giaculatoria cristiana. Alla fine, essa diventa parte del suo respiro. È bella la storia del pellegrino russo: è un libro alla portata di tutti. Vi consiglio di leggerlo: vi aiuterà a capire cos’è la preghiera vocale.

È così che papa Francesco ha sponsorizzato la celebre perla della spiritualità slava, i Racconti di un pellegrino russo, scritti probabilmente da un monaco ortodosso (rimasto anonimo) intorno al 1870. 

Nella la catechesi pronunciata durante l’udienza generale del 21 aprile, il pontefice argentino ha insistito sulla forza della preghiera vocale: 

Anche se tutti sappiamo che pregare non significa ripetere parole, tuttavia la preghiera vocale è la più sicura ed è sempre possibile esercitarla. I sentimenti invece, per quanto nobili, sono sempre incerti: vanno e vengono, ci abbandonano e ritornano.

È così che il mendicante errabondo si è messo a recitare incessantemente la giaculatoria “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. 

Le prime righe di questa breve opera, che introduce meravigliosamente alla spiritualità ortodossa, pongono le basi di una odissea geografica e spirituale: 

Per grazia di Dio sono uomo e Cristiano, quanto alle mie azioni sono un grande peccatore, quanto allo stato pellegrino senza dimora e della condizione più infima, sempre errabondo di luogo in luogo. Quanto ai beni, ho in spalla una bisaccia con un tozzo di pane secco, nella blusa la Santa Bibbia, e con questo è tutto. 

Per papa Francesco, «abbiamo tutti da imparare dalla costanza di quel pellegrino russo». Il capo visibile della Chiesa cattolica ne è certo: 

Se arriveranno grazie nella sua vita, se l’orazione si farà un giorno caldissima tanto da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il suo sguardo si trasformerà fino ad essere come quello di un bambino, è perché ha insistito nella recita di una semplice giaculatoria cristiana.

Al termine di questa epopea, osserva il Papa, la sua preghiera è diventata parte del suo stesso respiro. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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