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No al neonato al matrimonio, distoglie l’attenzione dalla sposa

NEWBORN, BRIDE, COLLAGE

JetKat -YamabikaY | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 26/04/21

Una cognata è stata esclusa dagli invitati perché il figlio piccolo avrebbe rubato la scena. C'è un nome per la sposa che impazzisce di pretese assurde: bridezilla. Se tutto è fondato sull'apparenza e sull'esibizione ci si trasforma in Godzilla, mostri di egocentrismo.

Il tabloid inglese The Mirror ha condiviso coi suoi lettori una storia che pare tratta da una commedia dark, ma è una cronaca familiare tristemente vera.

Neonato vs sposa, chi vince?

Una donna ha confessato il suo profondo rammarico per essere stata esclusa dal matrimonio di suo fratello. Il motivo? Il Covid ha costretto la coppia inglese in questione a rimandare la cerimonia per due volte, l’evento finalmente si svolgerà ad agosto quando la sorella dello sposo avrà partorito da meno di un mese.

La futura sposa si è messa avanti con le ansie e ha pensato che un neonato le avrebbe “rovinato la festa” accentrando su di sé tutte le attenzioni dei parenti. Ha quindi deciso: la cognata è stata tolta dalla lista degli invitati. Ed è stato lo sposo a doverlo dire alla propria sorella:

“Mio fratello era evidentemente imbarazzato, ma la mia futura cognata ha detto che il bambino avrebbe distratto l’attenzione dal matrimonio perché tutte le zie e cugine si sarebbero assiepate attorno a lui per vederlo”.

da The Mirror

Lascia sconcertati, ma non troppo. Siamo abituati a sentir parlare di matrimoni come eventi più che sacramenti, con tutto il glamour che ne consegue. Damigelle intonate con i confetti. Location mozzafiato. Spese folli. Sotto i riflettori ci sono lei e lui, la sposa e lo sposo, divinità per un giorno nell’olimpo dell’amore. E la sposa reclama per sé il riflettore più luminoso. E non c’è nulla da dire: è proprio una cerimonia esclusiva, quella che comincia a trattare i membri di famiglia come rivali da escludere.

Bridezilla, quando la sposa dà di matto

Essermi imbattuta in questo grattacapo nuziale made in England ha arricchito il mio vocabolario. Ho imparato che esiste la parola bridezilla. E’ una crasi ma è anche un ossimoro: bride (sposa) si unisce a Godzilla (veloce ripasso: mostro preistorico risvegliato e potenziato da radiazioni nucleari). C’è anche una definizione sul Cambridge Dictionary, insomma la bridezilla è una figura che ha un suo collocamento istituzionale. E chi è?

Donna che sta per sposarsi e diventa scontrosa. Aver a che fare con lei diventa spiacevole perché vuole controllare ogni singolo aspetto della cerimonia

BRIDE, SMILE, FLOWER

Chi è arrivata all’altare sa di cosa stiamo parlando. L’ansia dei preparativi. L’organizzazione della cerimonia. La lista degli invitati e il menù del ristorante. Il ginepraio dei rapporti coi futuri suoceri. L’esaurimento nervoso e l’ansia tendono a esplodere di più nella donna, con la sua irrevocabile chiamata a dedicarsi anima-corpo-e-stress alle imprese che intraprende. Quando toccò a me fui pessima, me ne resi conto a posteriori.

Ero ancora lontana dal capire che sposarsi è – nel migliore dei casi – perdere il controllo. Congedarsi da se stesse non è mica facile, pare brutto dire addio al Regno della Mia Volontà. Dire sì a un altro è dire addio a se stesse. Ma non ne capisci il benedetto vantaggio quando sei schiacciata tra l’ultima prova vestito e le spunte sui regali di nozze ricevuti. Quei giorni di delirio sono una delle tentazioni più forti a tradire la natura provvidenziale del matrimonio: sei in cammino per dire sì a Dio insime a un uomo, ti stai per catapultare nel copione meno prevedibile possibile … eppure prima di arrivarci ti accanisci come una belva a rincorrere “la festa di matrimonio perfetta”.

Allora, sei pronta a perdere il controllo? Sei pronta a scontrarti con Godzilla e a sconfiggerlo? Avrei tanto voluto che qualcuno mi preparasse con una domanda del genere ad affrontare le settimane prima del matrimonio.

Ogni sposa che si rispetti ha un Godzilla in sé

Non c’è niente di più desolante che imbattersi sui giornali rosa nei “10 consigli per non diventare una bridezilla“. Se il matrimonio è ridotto a cerimonia da sogno, anche la follia pre-matrimoniale è solo un dettaglio da cancellare nel copione di un’incantevole telenovela. Se c’è il tutorial sul trucco perfetto per andare all’altare, avremo anche il tutorial per evitare un esaurimento nervoso prima del fatidico sì. (domanda: quanti tutorial funzionano davvero?)

In ogni contesto salta sempre fuori questa illusione di avere la strada spianata. Ed è tipico di chi non ha nessuna meta. Chi vuole salire su una montagna mette in conto la salita e non la considera un’obiezione.

Sarebbe invece molto bello trasformare “bridezilla” nel nome di un corso prematrimoniale: conosci il Godzilla che è in te, guardalo con misericordia, e poi mollalo. Perché c’è un mostro dentro di noi, una creatura preistorica che accresce la sua forza distruttiva a causa di tutte quelle radiazioni nocive che accumuliamo lungo la strada della vita (e osiamo chiamarle peccato, ma se vi dà fastidio si può pure dire “scorie”).

GODZILLA

Questo mostro enorme – il nostro egoismo narcisista – ha proprio lo svantaggio di essere enorme. Non si può nascondere e lo riconosci subito. Per sconfiggerlo l’arma giusta è proprio scritta nel matrimonio: guardare un altro, scoprirsi così piccoli da essere addirittura indigenti,

Se fossimo simili a Dio, non avremmo bisogno di amare nessun’altra cosa, poiché l’amore troverebbe in se stesso la sua perfezione, come avviene in Dio. Dobbiamo amare gli altri perché siamo imperfetti; è il marchio della nostra indigenza, sta a ricordarci che siamo venuti dal nulla, e che l’amore di noi stessi e per noi stessi è incompleto e sterile.

Fulton Sheen, da Tre per sposarsi

Se la vittoria in palio nel matrimonio è la benedetta scoperta della nostra imperfezione, perché vuoi una cerimonia perfetta?

Sposi, come Orfeo e Euridice

Una delle tante tradizioni-superstizioni che vediamo sempre nei film è quella per cui lo sposo non deve vedere la sposa prima della cerimonia. E proprio nei film la cosa mi pare tanto buffa: coppie che carnalmente si conoscono quasi fino alla nausea, mantengono questo rito come fosse indispensabile quanto indossare qualcosa di blu. Invece ha qualcosa di ben poco formale.

Siamo abituati a sentir dire che la nostra è un’epoca narcisistica, e il mito ha senz’altro il potere di parlarci nel profondo. Narciso guardava e voleva guardare solo se stesso. Verrebbe da dire che il selfie è una trovata antichissima. La tentazione di questo egocentrismo attecchisce anche nei rapporti di coppia. La sposa che non vuole il neonato alla sua cerimonia di nozze perché le ruba sguardi è parente stretta di tantissimi matrimoni in crisi che naufragano perché l’altro ruba qualcosa a me.

Siamo tutti vittime dell’abbaglio “Se mi volesse bene mi metterebbe al centro dei suoi progetti”. E se il posto giusto fosse dietro, senza essere visti?

C’è un altro mito interessante, che parla proprio di uno sposo che non deve guardare la sua sposa. La tragica storia di Orfeo e Euridice ci parla anche di una promessa, tradita ma che resta vera: se vuoi strappare alla morte la tua amata devi camminare davanti a lei senza guardarla.

Care spose, sappiamo declinarla a nostra misura senza scadere nel “ma perché il maschio è davanti”? Non essere guardate potrebbe essere la salvezza. Paradosso dei paradossi (quasi da far venire un colpo apoplettico a Enzo e Carla): e se il matrimonio più bello fosse quello in cui nessuno nota la sposa? Foster Wallace ci avrebbe scritto una storia fantastica e io sto solo scherzando. Non è il vezzo di un’umiltà esibita, non è svilire l’apparenza. E’ l’ipotesi che il cammino degli sposi non sia quello di guardarsi a vicenda, ma di uscire dal vero inferno in terra: venerare se stessi.

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