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Futuri stilisti realizzano abiti per loro coetanei malati di cancro

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 22/04/21

"La bellezza che salva" è il nome dell'originale iniziativa realizzata dagli studenti di due scuole secondarie superiori di Trento, a beneficio dei coetanei che combattono una patologia oncologica o si stanno confrontando con un male incurabile.

Sulla rubrica Buone notizie dell’edizione del 19 aprile del Corriere della Sera apprendiamo di una originale iniziativa – “La bellezza che salva” – realizzata dagli studenti di due scuole secondarie superiori di Trento, coordinata dal Centro Servizi Volontariato (CSV) della città, a beneficio dei coetanei che combattono una patologia oncologica o si stanno confrontando con un male incurabile. 

La bellezza che salva

“La bellezza che salva” è il nome che questi 63 ragazzi del Centromoda Canossa e del liceo artistico “Alessandro Vittoria” hanno dato al progetto del CSV locale, indirizzato a creare capi di abbigliamento ed accessori personalizzati per chi vive momenti drammatici della propria giovane esistenza, dove tutto rischia di perdere il colore e la vivacità che contraddistinguono gli anni verdi.

La formazione dei ragazzi

L’iniziativa ha avuto come premessa un periodo di formazione curato dal CSV e dalle associazioni Lilt e Fondazione Hospice, svolto tra novembre e dicembre scorsi, in cui gli adolescenti hanno effettuato incontri sui temi del volontariato, della malattia oncologica nei ragazzi della loro età, delle cure nel fine vita. 

La coordinatrice del progetto per il CSV, Giulia De Paoli, ne chiarisce gli obiettivi :

Un’idea che coltivavamo da anni. Per noi era importante far capire agli studenti di questi istituti che anche esperienze e competenze così specifiche possono essere messe a disposizione del mondo del volontariato e di situazioni così difficili. 

(Ibidem)

La bellezza che salva: le esperienze

Situazioni ed esperienze come quella raccontata da Michele Grieco:

Avevo 13 anni quando mi è stato diagnosticato un osteosarcoma alla gamba. Mi sono sottoposto prima ad un ciclo di chemioterapia, poi a un’operazione che ha rimosso parte del muscolo del quadricipite sinistro e l’osso femorale. Mi è stata installata una protesi e di nuovo chemioterapia per altri otto mesi.

(Corriere)

Così commenta questa modalità di approccio all’iniziativa una delle studentesse del Centromoda Canossa:

Non è stato facile ascoltare certe storie, mettersi nei panni di adolescenti come noi costretti al calvario del cancro: è incredibile come siano riusciti a trovare la forza. Pensare  che con i nostri capi, unici e personalizzati, potremo rendere felice qualcuno, come spero, è la parte più bella di questo progetto. 

(Ibidem)

Il capo più gettonato? la felpa

Solo il venire direttamente a contatto con esperienze simili ha permesso ai giovani stilisti di cominciare a domandarsi cosa avrebbero potuto creare per quanti vengono seguiti da Lilt e Fondazione Hospice. Il capo più gettonato è stata la felpa, status simbol dell’adolescenza. 

Qui la loro fantasia si è sbizzarrita, pur rimanendo ancorata ai bisogni specifici dei potenziali destinatari: disegnata con lo scaldacollo incorporato, con maniche rimuovibili a seconda della temperatura esterna, con zip nei punti in cui far passare delle cannule, con tasca reversibile diversamente colorata attraverso cui comunicare il proprio umore senza dover far ricorso alle parole. 

La bellezza che salva: il messaggio per i coetanei nella prova della malattia

Ma sono stati disegnati anche foulard e berretti, copricapi, sacche e borselli porta drenaggi o porta urine, cuscini per arredare le stanze dove i pazienti affrontano le cure per il fine vita.

Grieco così commenta lo stato d’animo con cui questi ragazzi hanno aderito all’iniziativa:

Si sono approcciati al progetto con una visione ottimistica e questo mi ha colpito molto perché ritengo importantissimo al giorno d’oggi guardare al tumore come a una malattia superabile. Hanno avanzato le loro proposte di vestiario con spirito positivo, come a voler guardare alla soluzione di un problema. Si sono chiesti quale messaggio volessero comunicare a chi è nella prova e nella malattia. 

(Corriere)

“Luce, coraggio, gioia, rinascita”

Al di là della diversità delle soluzioni stilistiche proposte, l’obiettivo è stato infatti il medesimo: trasmettere gaiezza, voglia di vivere, dare forza e speranza a chi lotta contro la malattia, riassunto con queste 4 parole chiave da Sofia:

luce, coraggio, gioia, rinascita. 

(Ibidem)

Siamo convinti che il progetto di questi ragazzi porterà colore e calore a chi sta vivendo a causa della malattia un freddo crepuscolo, e ha tanto bisogno di sentire l’incoraggiamento a lottare anche attraverso un abbigliamento, pensato immedesimandosi con il cuore, per chi soffre.  

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