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La perfezione dell’imperfezione nella vita cristiana

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OSV Institute

Theresa Civantos Barber - pubblicato il 21/04/21

Abbracciamo la nostra missione di fare la volontà di Dio, anche se nessuno di noi la farà in modo perfetto

“Quanti giovani hanno abbandonato del tutto la Chiesa?” Questa domanda colpisce al cuore innumerevoli ministri giovanili, educatori, sacerdoti e genitori, ma capire perché tanti giovani lasciano è fondamentale per il futuro della Chiesa.

Ad aver posto questa domanda è stato Doug Tooke, che ha più di 25 anni di esperienza a livello di ministero giovanile e direzione diocesana. Come vice-presidente di Mission sia per ODB Films che per il Renovo Media Group, Tooke ha viaggiato in più di 100 diocesi negli ultimi 25 anni insegnando, partecipando a incontri e formando ministri. Lui e la moglie vivono in Montana (Stati Uniti) con le loro cinque figlie.

Tooke va a fondo per scoprire alcune delle ragioni per le quali i giovani abbandonano la Chiesa, e cosa si può fare al riguardo, nella sua conferenza OSVThe Perfection of Imperfection(La Perfezione dell’Imperfezione).

Il video fa parte di una serie diOSV Talks, che gettano una luce su modi creativi di evangelizzare derivanti dalla saggezza e dalla profonda preghiera che promuovono questi approcci. Le conferenze, simili alle TED Talks ma con un carattere cattolico, sono gratuite e si possono visionare su OSVTalks.com.

Un problema fondamentale identificato da Tooke è una falsa analogia tra santità e perfezione. Tooke ricorda l’opera del ricercatore delle scienze sociali Brene Brown, che ha affermato “Il perfezionismo è contagioso in tutti i modi sbagliati”.

Il contagio malsano del perfezionismo ha influenzato molti cristiani, come anche la cultura secolare. “Il perfezionismo è un problema nella Chiesa e nel discepolato”, afferma nel suo intervento. La perfezione fa sì che la gente si vergogni e si senta giudicata, e tutte queste conseguenze negative vengono amplificate in un contesto di fede. “Quando pensiamo che la santità sia la perfezione, ne derivano autocritica, tendenza al giudizio, disperazione, Twitter cattolico”.

I cristiani devono respingere l’idea che la santità richieda la perfezione. Secondo Tooke, bisogna invece concentrarsi su grazia e misericordia.

L’esperto esorta i cristiani ad abbracciare la propria missione di compiere la volontà di Dio anche quando i loro sforzi sono imperfetti e confusi. “La questione è se siete disposti ad essere una candida Polaroid in un mondo passato per Photoshop”.

“Siete imperfetti, proprio come me. Siamo peccatori… Siamo spezzati. E se compiano un’analogia tra santità e perfezione, allora pensiamo per i nostri meriti, interagendo con un Dio perfetto, che diventeremo qualcosa che non è reale”.

Il vero e sano discepolato richiede di accettare che a questo mondo non siamo e non saremo mai perfetti. Il nostro obiettivo è invece abbracciare la volontà divina per noi ed essere pieni dei doni perfetti di Dio.

“Lo sforzo sano e la fede attiva sono l’obiettivo del discepolo”, ha affermato Tooke in un’intervista rilasciata ad Aleteia. “Cercare di essere perfetti è una ricetta per la delusione. Perseguire la volontà perfetta del Signore è la via per la santità autentica”.

Compiere la volontà di Dio nei nostri modi imperfetti ma fedeli è al cuore del messagio di Tooke, che condivide varie storie divertenti e ispiratrici per illustrare questo principio, inclusa una che susciterà nostalgia in chiunque abbia partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Toronto nel 2002.

“Per noi è una transizione dalla giusta ortodossia all’ortoprassia”, afferma. L’ortodossia è il giusto insegnamento, mentre l’ortoprassia è fare il bene e vivere correttamente. L’ortoprassia richiede di riconoscere la nostra imperfezione permettendo alla volontà di Dio di fluire attraverso di noi nelle nostre buone opere.

Tooke condivide una storia particolarmente toccante di come possiamo abbracciare la volontà di Dio nella nostra imperfezione: quella di come la sua figlia minore, che ha la sindrome di Down, ha ricevuto la Prima Comunione con la sua comunità parrocchiale.

Tutta la chiesa è stata “strabiliata dalla testimonianza della semplice recezione della perfezione nella sua ben visibile imperfezione”, afferma. Sua figlia era ed è una testimone di santità: “Sa solo come permettere alla grazia e alla misericordia di fluire attraverso la sua bellezza e la sua innocenza”.

Per essere santi non dobbiamo essere perfetti, dice Tooke. Il suo messaggio è da prendere a cuore.

“La santità è reale e raggiungibile, non attraverso la pietà impersonale, ma con sacrificio e sano sforzo. Bisogna rispondere alla semplicità della passione di nostro Signore per la Sua creazione con il difficile viaggio dell’ortoprassia e del discepolato progressivo”.

Il suo intervento è proprio l’incoraggiamento di cui i cristiani hanno bisogno per condividere il Vangelo con le prossime generazioni. Non evangelizzeremo mai in modo perfetto, ma ciò non vuol dire che dovremmo smettere di provarci.

Quando compiamo il nostro dovere e la nostra chiamata di condividere la Buona Novella, anche in modo imperfetti e confusi, offriamo alle generazioni future un modello di fedeltà. Quando ci sforziamo di compiere la volontà di Dio, anche se non lo faremo mai in modo perfetto, i giovani cattolici possono imparare a fare lo stesso.

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