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Loretta Harmes non può mangiare dalla bocca, ma è un’ottima chef

LORETTA HARMES, CHEF
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Annalisa Teggi - pubblicato il 19/04/21
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Loretta Harmes ha una malattia rarissima che le rende impossibile nutrirsi di cibo solido. Non può alimentarsi se non con un sondino. Eppure il suo talento è tra i fornelli. Il suo motto è: "Non posso mangiare, posso cucinare".

Su Instagram il suo nickname è paradossale: nil-by-mouth-foodie che significa "la buongustaia che non può mettere niente in bocca".

Loretta Harmes è una chef londinese che da sei anni non si siede a tavola a mangiare. Cucina tanto e bene, ma non può nutrirsi nel modo consueto. Una malattia rarissima la costringe ad alimentarsi con un sondino, perché il suo stomaco non è in grado di digerire il cibo.

Assaggiare, gustare, assaporare sono azioni che le sono precluse, ma - dice Loretta - quel sondino le ha dato molto più di quel che le ha tolto. Perché? Perché arrivare a una diagnosi e a una cura è stato un vero e proprio incubo, in cui più volte ha rischiato di morire.

Il limite può essere un'occasione e non un ostacolo. Tra le righe storte di ogni vita può essere scritta una storia tutt'altro che insensata. Loretta è una chef ed è anche una ragazza il cui punto più debole è proprio lo stomaco.

La passione per la cucina è cominciata presto, in famiglia:

Questa passione per i momenti conviviali tra le pareti domestiche s'infrange nel periodo dell'adolescenza. Senza entrare nei dettagli, Loretta ammette di aver sofferto di anoressia per un anno all'età di 15 anni. Ed è evidente che, sia nel lato luminoso del gusto, sia in quello oscuro dei disturbi alimentari, il tema del cibo tocca la corda profonda del nutrimento, cioé del senso che ci tiene in vita.

Il momento più drammatico per Loretta è stato quando si sono manifestati i primi gravi segni della sua malattia rara e sono stati scambiati per una ricaduta nel disturbo dell'anoressia. Era proprio difficile diagnosticare la sindrome Ehlers-Danlos, una malattia genetica del tessuto connettivo che può manifestarsi in forme diversissime. Nel suo caso impedisce allo stomaco e all'intestino di compiere la funzione digestiva.

Mangiare diventa impossibile:

Per due lunghi anni è costretta a consumare i pasti seguendo una terapia pensata per chi rifiuta il cibo, ma che nel suo caso aggrava la patologia esistente. Presentarsi a tavola sei volte al giorno (tre pasti principali e tre spuntini), masticare davanti a infermieri che osservano che ogni boccone sia deglutito: ecco l'inferno di Loretta. Ignara lei e ignari tutti di cosa accada nel suo corpo, la situazione non fa altro che peggiorare. Siamo agli antipodi della serenità infantile di una bimba che amava cucinare per gli altri. Al suo posto c'è una ragazza che muore ogni volta che apre bocca per mangiare. Loretta ammette di aver tentato il suicidio più volte.

L'utimo suo pasto è stata una patata arrosto, sei anni fa. Un dottore è riuscito a ricomporre il puzzle dei sintomi che Loretta presentava e ha trovato una diagnosi: una particolare manifestazione della sindrome di Ehlers-Danlos, appunto. La brutale chiarezza di scoprire che il suo stomaco e intestino non funzionano è stata anche la fine dell'incubo.

Ed è a questo punto che Loretta afferma che il sondino le ha dato più di quel che le ha tolto. Le ha tolto un rapporto diretto col cibo, ma le ha ridato la vita.

Forse, a questo punto, la maggior parte di noi si sarebbe tenuta alla larga da tutto ciò che è inerente il cibo e la cucina. Perché diventare chef se non puoi assaggiare o gustare ciò che prepari?

Strano ma vero, una volta ritrovata la salute fisica anche la passione per la tavola e le ricette è tornata. Loretta oggi è "la buongustaia che non può mettere niente in bocca". Il suo profilo Instagram trabocca di delizie per gli occhi e per il palato. Ed evidentemente per lei è l'opposto di un supplizio.

Forse la perdita e il limite costringono a guardare oltre gli stereotipi. Forse Loretta gusta i suoi piatti non con la voracità bulimica di cui spesso siamo schiavi. C'è una grande sazietà e un gran gusto nel preparare un buon piatto. C'è una grande pienezza nel mettere gli altri in condizione di mangiare bene. Noi questo gusto ce lo abbiamo ancora? O Masterchef & Co. ci hanno insegnato solo a venerare l'impiattamento e i nomi arzigogolati delle ricette?