La messa dialogica ha un senso preciso. Se l’assemblea non partecipa durante la celebrazione eucaristica, c’è un problema da risolvere tra prete e fedeli
Una messa in silenzio, senza una partecipazione attiva dei fedeli al momento dell’eucaristia. Può capitare di trovare un’assemblea poco attenta e partecipe, o concentrata troppo sulla propria interiorità.
Se, ad esempio, l’assemblea non conclude la preghiera eucaristica con l’amen e il sacerdote risponde al posto dei fedeli, o si registra una partecipazione minima in altri passaggi della liturgia eucaristica (rito della Pace, Agnello di Dio, Santo, ecc..), chiede un lettore a Famiglia Cristiana (19 aprile), che senso ha la Messa dialogata? “Vale” comunque la messa, nonostante questo atteggiamento passivo?

“Un’esigenza teologica”
Va chiarito subito che l’indifferenza o il silenzio non sono contemplate con la natura dialogica della santa messa. «È trascorso più di mezzo secolo da quando Pio XII nel 1958 e poi più ampiamente la riforma liturgica del Vaticano II (1962-1965) hanno restituito alla Messa la sua originaria natura dialogica – Il liturgista don Silvano Sirboni – Non è un semplice espediente pedagogico, ma un’esigenza teologica. L’Eucaristia, infatti, è il momento culminante del dialogo nuziale fra Cristo e la sua Chiesa».
Un unico soggetto celebrante
«Nella Messa – prosegue Sirboni – non c’è uno (il sacerdote) che fa tutto e gli altri che stanno a guardare come muti e inerti spettatori. Sarebbe un controsenso. L’intera assemblea, ministri e fedeli insieme, formano l’unico soggetto celebrante dove, fatte le debite proporzioni, lo Sposo e la Sposa diventano sacramentalmente un’unica carne, un’unica reale presenza (cfr. SC 7)».
La formazione del fedeli non è soddisfacente
Insomma, non sono conciliabili silenzio, scarsa partecipazione attiva, con l’eucaristia. «Se dopo tanti anni ci sono ancora assemblee eucaristiche senza una vera partecipazione attiva, non solo interiore e individuale ma piena e comunitaria – conclude il liturgista – c’è da porsi serie domande sulla formazione dei fedeli, ma anche sul compito dei loro pastori».