Nella Chiesa cattolica, a Messa vengono usati molti oggetti fisici che a un osservatore distratto possono sembrare casuali.
La verità è l'esatto opposto.
Ogni oggetto usato a Messa ha un obiettivo specifico, e ha dietro uno splendido simbolismo.
Ecco una lista degli oggetti più comuni che si possono vedere a Messa e il motivo per cui la Chiesa li ritiene spiritualmente utili.
Le candele sono sempre state usate nella Chiesa in modo simbolico. Dai tempi antichi, la candela accesa è stata considerata un simbolo della luce di Cristo. Ciò è espresso chiaramente nella Veglia Pasquale, quando il diacono o il sacerdote entra nella chiesa scura con il Cero Pasquale. Gesù è venuto nel nostro mondo di peccato e di morte per portarci la luce di Dio, e ha espresso chiaramente questa idea nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8, 12).
C'è chi riferisce l'uso delle candele a un ricordo dei primi cristiani, che celebravano la Messa nelle catacombe alla luce delle candele. Si dice che questo dovrebbe ricordarci il sacrificio che hanno compiuto, come anche la possibilità che anche noi potremmo trovarci in una situazione simile, celebrando la Messa sotto la minaccia della persecuzione.
L'incenso era una parte fondamentale dell'adorazione per molte religioni antiche, inclusa l'adorazione ebraica di Dio. Nel Tabernacolo, come nel Tempio, Dio comandò che venisse costruito un “altare dell'incenso”. Nell'Esodo (30, 8), si legge che Aronne, il Sommo Sacerdote, “accenderà le lampade sull'imbrunire, lo farà bruciare; sarà il profumo quotidiano davanti al Signore, di generazione in generazione”.
Collegata a questa tradizione c'è la nota frase che menziona l'incenso nell'Antico Testamento: “La mia preghiera sia in tua presenza come l'incenso, l'elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera” (Salmo 141, 2).
I cristiani hanno rapidamente adottato l'uso dell'incenso, che appare soprattutto nel libro della Rivelazione nella liturgia celeste, dove San Giovanni scrive: “E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi” (Apocalisse 8, 4).
Nel suo libro Mystical Body, Mystical Voice: Encountering Christ in the Words of the Massthat, Christopher Carstens spiega che la Messa è più un banchetto celeste che una riproposizione di un tipico pasto pasquale.
“È importante che Cristo possa non aver usato un calice prezioso all’Ultima Cena? Il fatto che abbia usato un calice è imperativo per la Chiesa e la sua riproposizione di quel sacrificio, e se può darsi che il calice non fosse esternamente prezioso, è stato reso tale dal suo contenuto. Se la Messa e la sua preghiera eucaristica fanno tornare alle azioni di Cristo nella sala superiore duemila anni fa, quell’azione storica esiste attualmente nello splendore celeste, ed è per questo che può essere resa presente a tutti noi. Il calice del primo pasto pasquale del tempo è ora fornito di splendore divino, ed è ‘il calice della vera gioia, della vera festa, alla quale tutti aneliamo', ed è questo calice divino che imita il nostro calice sacramentale”.
Nella teologia cattolica, la Messa è considerata “il banchetto nuziale dell'Agnello” che si ritrova nel Libro dell'Apocalisse. Intende ricordarci e attirarci alla nostra casa celeste, al luogo in cui incontreremo lo Sposo in tutta la Sua gloria.
Ancor di più, la Messa non è un semplice promemoria del Cielo, ma in luogo in cui “il Cielo e la Terra si baciano”. Il sacrificio della Messa ci mette in contatto col divino, e ci eleva letteralmente al Cielo.
Sul calice viene posto il purificatoio, un tessuto bianco di lino usato per pulire le labbra e le dita del sacerdote e per ripulire il calice dopo la Comunione. Il sagrestano – la persona che si prende cura dei vasi sacri e dei tessuti – pulisce il purificatoio separatamente da altri tessuti dopo la Messa, perché contiene tracce del Preziosissimo Sangue.
La patena (dal termine latino per indicare un piatto) è un piattino circolare realizzato in, o bordato di, metallo prezioso. A Messa, il sacerdote pone la grande ostia principale sulla patena, dove alla consacrazione essa (e altre ostie più piccole che devono essere ricevute dalla congregazione, contenute nel cosiddetto ciborio) diventa il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo. Dove i fedeli ricevono la Comunione sulla lingua, una persona può tenere un piattino (chiamato anche patena) sotto il mento della persona che si comunica, di modo che nessun'ostia consacrata o sua particola cada a terra. Preparando i vasi per la Messa, la patena con la grande ostia non consacrata viene posta in cima al calice, con sotto il purificatoio.
Prima dell'offertorio, il calice viene coperto con un quadrato di lino inamidato. Questa copertura, chiamata palla (dal termine latino per “copertura”), evita che gli oggetti esterni – come polvere o insetti – cadano nel calice o sulla patena e li contaminino.
La casula è vista come il “giogo di Cristo”, e ricorda al sacerdote che è un “altro Cristo” nel sacrificio della Messa e ha imparato “a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4, 24).
La casula simboleggia inoltre la “tunica senza cuciture” indossata da Cristo quando è stato condotto alla crocifissione. Questo accentua ulteriormente il legame tra il sacerdote, la Messa e il sacrificio di Gesù sulla croce. Un ornamento comune della casula è una grande croce sul davanti o sul retro della veste per cementare ulteriormente questo simbolismo. Il colore della veste è coordinato con il colore simbolico del periodo liturgico o della festa.