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Scoperti nuovi frammenti della Bibbia: ma al posto di Dio c’è scritto Geova

QUMRAN, ISRAEL – SEP 27 2008:The Dead Sea Scrolls on display at the caves of Qumran.They are a collection of 972 Hebrew Bible texts discovered between 1946-1956 at Khirbet Qumran, Israel.

© ChameleonsEye / Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/04/21

La scoperta dell’Autorità israeliana per l’Antichità nel deserto della Giudea. I frammenti si riferiscono ad alcuni versetti del libro di Zaccaria. E presentano alcune "anomalie"

Una nuova e importante scoperta nel deserto della Giudea: sono venuti alla luce nuovi frammenti della Bibbia. La scoperta, scrive il portale della Custodia di Terra Santa, è avvenuto durante gli scavi effettuati dall’Autorità Israeliana per l’Antichità.

I versetti ritrovati

Afferma Beatrice Rystra dell’Autorità Israeliana per l’Antichità: «I nuovi frammenti della Bibbia che abbiamo trovato includono i versetti 16 e 17, capitolo ottavo del libro di Zaccaria». 

“Ecco ciò che voi dovrete fare: parlate con sincerità ciascuno con il suo prossimo. Veraci e sereni siano i giudizi che terrete alle porte delle vostre città” (v. 16)

“Ciascuno con il suo prossimo”

Risalenti al II secolo A.C., i frammenti dei rotoli biblici del libro di Zaccaria non sono scritti in ebraico, ma in greco. «La frase “ciascuno con il suo prossimo” nella versione ebraica – prosegue Rystra – fa riferimento alla reciprocità. Questa frase in altre traduzioni è diversa. In inglese, per esempio, è tradotta con “uno all’altro”».

Sebbene il significato sembri il medesimo, le parole usate sono diverse. In alcune versioni troviamo la parola “umano”, in altre “ciascuno”.

“E di pace, nelle vostre porte”

Ma la differenza più sorprendente e inaspettata per i ricercatori è stata la frase “e di pace, nelle vostre porte“. Nei frammenti ritrovati di recente infatti questa frase differisce dall’originale ebraico (“alle porte delle vostre città”).

Secondo Rystra «ai tempi della Bibbia i luoghi abituali per i tribunali erano alle porte della città perché c’era più spazio. Nei frammenti recentemente trovati, tuttavia, la frase “nelle vostre porte” è stata cambiata in “nelle tue strade”».

I ricercatori non hanno ancora trovato una spiegazione a questa differenza, ma pensano che questo piccolo cambiamento potrebbe essere dovuto al background culturale del traduttore.

Perchè Geova? 

Un altro aspetto di questi nuovi frammenti della Bibbia che potrebbe sorprendere i non addetti ai lavori è la scrittura in ebraico antico del nome di Dio (YHWH): “Geova”. 

«Sembra che sia dovuto alla santità del nome – precisa l’archeologa – Nei Dieci Comandamenti è scritto: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio”, nel senso che il suo nome non deve essere pronunciato inutilmente. Durante il periodo del Secondo Tempio addirittura, fu vietato pronunciare il nome di Dio. Così iniziarono a scrivere il suo nome in modo da non doverlo dire e facilitare così il lettore». 

Il processo di analisi e lettura di testi antichi è complesso e difficile. I ricercatori utilizzano per leggere i frammenti la tecnica fotografica multispettrale, considerata la più avanzata al mondo. «Ogni nuovo frammento, non importa quanto piccolo, apre ad un intero mondo di informazioni che prima non conoscevamo», conclude Rystra. 

YHWH, Geova: una lettura scorretta

Come riportato correttamente sul sito “Gli Scritti”, l’alternativa Dio/Signore o Geova per YHWH è una falsa alternativa. La pronuncia erronea Geova nasce spesso dall’ignoranza della regola grammaticale qerê-keṯîḇ dell’ebraico biblico. La cosa sorprendente è che non si tratta di una finezza grammaticale nota solo agli esperti, agli specialisti. La regola del qerê-keṯîḇ è qualcosa di semplicissimo.

qerê-keṯîḇ – si legge nell’articolo di Christian Sabbatini – è un’espressione aramaica che significa ‘letto-scritto’ e rappresenta un espediente introdotto dai Masoreti nel Medioevo per salvaguardare la corretta pronuncia dell’ebraico biblico. L’ebraico biblico è una linguaconsonantica, ovvero priva di vocali nel testo scritto; queste venivano aggiunte a memoria alla lettura delle consonanti. Ad esempio, utilizzando l’italiano, la parola “libro” con questo sistema si scriverebbe -lbr-  ma sarebbe normalmente letta ‘libro’”.

“I Masoreti nel Medioevo dovettero constatare che la tradizione orale stava ormai disperdendosi. La trasmissione mnemonica delle vocali corrette stava per essere dimenticata, così introdussero dei segni nel testo, all’apice o al pedice, per non alterarlo, in modo da scongiurare il peggio. Seguendo l’esempio di prima il termine ‘libro’, scritto -lbr- nell’ebraico biblico, verrebbe trasformato dai Masoreti in -libro -. Quindi, attraverso l’invenzione di un apparato complesso di segni, questi studiosi medievali riuscirono a trasmettere la pronuncia corretta senza alterare la sequenza consonantica dei testi”.

Il qerê-keṯîḇ venne introdotto per segnalare delle eccezioni: non tutte le parole dovevano essere pronunciate così come erano scritte, ma secondo un’altra pronuncia. Esistono vari tipi di qerê-keṯîḇ nell’ebraico biblico, il più celebre è quello che riguarda il tetragramma YHWH, il nome di Dio.

Il nome proprio di Dio nella Bibbia è scritto con quattro consonanti: YHWH, il cosiddetto tetragramma sacro. Questo termine era considerato talmente sacro da non essere mai pronunciato, se non per un giorno all’anno, nella solennità dello jôm kippûr ed esclusivamente dal sommo sacerdote in carica.

Per evitare che il nome di Dio fosse profanato, venendo pronunciato in un’altra occasione, fin dal I secolo, quando durante la lettura della Bibbia si incontrava il tetragramma sacro, esso non veniva pronunciato e al suo posto veniva letto il termine ’āḏôn e cioè Signore.

I Masoreti mantennero questa secolare tradizione vocalizzando il termine YHWH con le vocali del termine ’āḏôn per ricordare inequivocabilmente che il nome di Dio andasse letto sostituendolo con Signore. Non si conosce con certezza la pronuncia originaria e quindi le vocali originarie da aggiungere alle quattro consonanti.

Secondo gli studiosi è altamente probabile che il nome proprio di Dio, YHWH, si pronunciasse Yahweh: lo testimoniano delle antiche trascrizioni del testo ebraico, fra cui una di Clemente d’Alessandria negli Stromata 5,6 vissuto tra il II e il III secolo; lo suggerisce anche il testo di Esodo 3,14 nella definizione enigmatica che Dio da di sé stesso utilizzando il verbo essere.

In ogni caso, la pronuncia “Geova” per il nome di Dio YHWH è grammaticalmente sbagliata appunto perché le vocali di ’āḏôn vennero trapiantate nelle quattro consonanti del tetragramma sacro per evitare che venisse pronunciato anche solo per errore. 

Le altre scoperte

Gli scavi archeologici hanno anche rivelato monete rare risalenti alla rivoluzione di Bar Kokhva, che gli ebrei intrapresero contro i romani nel II secolo d.C. E poi lo scheletro di una bambina mummificata, avvolta in un tessuto, risalente a seimila anni fa. 

Infine è stato ritrovato un cesto, probabilmente il più antico al mondo, che risale a più di 10.000 anni fa.

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