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Da bambino-soldato a sacerdote: “Avevo perso la speranza”

SUDAN

STEFANIE GLINSKI | AFP

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 17/04/21

Una testimonianza lacerante: “Avevo 13 anni, e i miei genitori mi hanno organizzato un funerale perché pensavano che ormai fossi morto”

Charles Mbikoyo Andrew è un sacerdote di 46 anni della diocesi di Tombura-Yambio, nel Sud Sudan.

Nel 1989, durante la guerra, il gruppo ribelle Liberazione Popolare del Sudan (SPLA) ha sequestrato 40 seminaristi e il defunto rettore, padre Matthew Samusa. Charles Mbikoyo Andrew era nel gruppo di bambini e adolescenti portati via per trasformarli in bambini ribelli o ‘Nyony’, come ha raccontato ad Aleteia.

“Ero al secondo anno di seminario minore a Rimenze, nella diocesi di Tombura-Yambio, Sud Sudan, quando siamo stati sequestrati. Avevo 13 anni, e i miei genitori mi hanno organizzato un funerale perché pensavano che ormai fossi morto. Siamo stati i primi bambini sequestrati a Yambio (capitale dello Stato dell’Equatoria Occidentale, vicino alla frontiera con la Repubblica Democratica del Congo)”.

“Dove portate questi bambini porterete anche me!”, ha detto padre Matthew Samusa agli uomini armati, non volendo separarsi dai 40 ragazzini.

“Ci hanno tenuti nel bosco per farci diventare soldati. Abbiamo camminato nella foresta tutto il giorno, dalle 6 del mattino alle 6 di sera, per tre mesi, facendo esercizi militari, addestramento, fino allo sfinimento”.

Morirò in guerra”

Il fenomeno dei bambini-soldato è sempre esistito, ma dal 2000 è considerato un crimine di guerra.

Charles ha pensato che fosse la fine: “Morirò in guerra”. “Speranza” era una parola lontana come le carezze di sua madre e i momenti familiari. “Non immaginavo che amici, parenti e persone della comunità pregassero. Facevano l’adorazione al Santissimo e celebravano Messe per la nostra anima”.

“A volte non avevamo cibo, solo miele e frutta del bosco. Cammminavamo da Rimenze, Yambio, nella foresta fino a Yei (vicino alle frontiere dell’Uganda e della Repubblica Democratica del Congo). Prima di andare in guerra, 5 di noi sono fuggiti una mattina. Siamo arrivati nella città di Yei di sera”.

“Il nostro rettore, padre Matthew Samusa, ci rivolgeva sempre parole di speranza, e a volte pregavamo insieme. Grazie a Dio non siamo stati torturati fisicamente e nessuno di noi è morto”.

Una forza mi protegge

Padre Matthew Samusa diceva ai bambini in segreto: “Il Signore vi ha scelti per essere sacerdoti e vi libererà”.

Charles compiva uno sforzo enorme, le preghiere sembravano vane, ma stringeva la mano dei suoi compagni mentre le recitava. Padre Samusa ricordava a tutti i giorni felici in seminario. C’era una luce tenue, muta, forse lontana, ma che gridava dentro: “So che c’è una forza al di sopra di me, so che mi protegge”, ha ricordato padre Charles.

“Alla fine tutti sono riusciti a fuggire e a tornare in casa: in 3, tra i 40 seminaristi sequestrati, siamo diventati sacerdoti. In Africa e in altre parti del mondo c’è sempre reclutamento di bambini e adolescenti, sfruttati dai militari e dai ribelli per obbligarli a lottare per loro”.

MBIKOYO CHARLES

Padre Charles Mbikoyo Andrew, che ha concluso ques’tanno i suoi studi di Filosofia presso l’Università Urbaniana di Roma, tornerà in patria a maggio per servire la Chiesa locale.

Dopo più di cinque anni di guerra civile e nonostante gli accordi di pace firmati nel settembre 2018, il Sud Sudan soffre ancora le conseguenze del conflitto. Circa 100.000 bambini e adolescenti hanno subìto abusi costanti. Tra questi ci sono i cosiddetti bambini-soldato.

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