Riconciliarsi è uno dei verbi che si può guadagnare da questo tempo sospeso, ferito, cupo. Il cantante degli Ex-Otago è salito sulla bici, dal Piemonte e diretto a Taranto. "Anche se è mancato 9 anni fa per un terribile cancro, vado a trovare mio padre. Non ci siamo mai capiti molto ma gli ho sempre voluto bene".
Bisogna guardarsi attorno, di questi tempi. La dispensa sembra vuota, mancano scorte di cibo e sovrabbonda la vertigine di essere smarriti. Quando l’incubo del nulla, la tentazione della disperazione, bussa alla porta è tempo di mettersi in viaggio (così inizia quel capolavoro che è Moby Dick). Quale viaggio però? E non ci è forse imposto un riposo forzato, inchiodati a zone rosse e arancioni?
Mi sono guardata attorno e ho scoperto la storia di Maurizio Carucci, frontman della band genovese degli Ex-Otago (ma anche scrittore e agricoltore). Proprio all’inizio di aprile si è messo in viaggio, in bicicletta: attraverserà l’Italia dal Piemonte alla Puglia. Sarà una pedalata da Nord a Sud per ricucire una ferita, quella del rapporto con suo padre. La meta è Taranto, dove il padre è cresciuto, e il tragitto è quello di un uomo che dà anche a noi una scorta di cibo buono per il presente: non siamo soli, apparteniamo a una storia. Apparteniamo a un racconto che comincia da un padre, e da un Padre. Andare a ritroso non per scappare, ma per aggrapparsi di nuovo a una origine. Riconciliarsi è forse uno dei verbi che si può guadagnare da questo tempo sospeso, ferito, cupo.
Vado a trovare mio padre
Vado a trovare mio padre.
Anche se è mancato nove anni fa a causa di un terrible cancro.
Voglio andare a a vedere dove è nato, dove è cresciuto, odorare l’aria del suo quartiere, mischiarmi tra i palazzi della sua infanzia.
Vado a trovare mio padre perché glielo devo.
Non ci siamo mai capiti molto ma gli ho sempre voluto bene, a modo mio l’ho amato.