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Il miracolo della Madonna del Divino Amore che ha salvato una intera città

Divino Amore

L'icona della Madonna del Divino Amore.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/04/21

E’ accaduto nel 1944. E risparmiò la capitale dalla distruzione durante il conflitto mondiale. Migliaia i fedeli che ogni giorno andavano e messa e prendevano la comunione al santuario romano

L’intercessione della Madonna del Divino Amore ha salvato la città di Roma e la vita di molti romani. E per ringraziarla del miracolo, nel 1996 è stato costruito un nuovo santuario. Il settimanale “Miracoli” racconta questo fatto straordinario.  

Roma, santuario del Divino Amore, la chiesa antica.
Il santuario della Madonna del Divino Amore a Roma.

La supplica dei romani

Per intercessione della Madonna del Divino Amore, si verificò un primo miracolo nel corso del ‘900, che salvò la vita al pellegrino. Ma il miracolo più famoso è quello del 1944. Che risparmiò la capitale dalla distruzione durante il conflitto mondiale. 

Nei giorni drammatici della primavera del 1944 , infatti, i romani supplicarono la Madonna del Divino Amore perché la città fosse risparmiata dalla devastazione della guerra. E la Madonna li ascoltò. 

Il voto di don Terenzi

Allora, scrive il settimanale “Miracoli”, il parroco don Terenzi fece voto di costruire un nuovo santuario, più grande e bello, con il quale onorare la Madonna del Divino Amore “Salvatrice dell’Urbe”. 

15 mila comunioni al giorno

All’indomani dell’8 settembre 1943, infatti, la zona del Santuario venne bombardata, e l’icona della Madonna fu portata a Roma. Prima nella chiesetta della Madonna in piazza Fontanella Borghese e poi, nel mese di maggio, a San Lorenzo in Lucina. 

In quei giorni aumentò il numero dei fedeli al punto che la rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica parlò di 15.000 comunioni distribuite quotidianamente. E la Madonna dovette essere trasferita nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio. 

SANKTUARIUM DIVINO AMORE
Fedeli raccolti davanti all’icona del Divino Amore.

La ritirata dei tedeschi

Poi il 4 giugno si decideva la sorte di Roma. Alle 18, nella chiesa di Sant’Ignazio, viene letto il testo del voto dei romani alla Madonna del Divino Amore affinché la città non venga distruzione della guerra. I fedeli promettono di erigere un nuovo santuario e di realizzarvi opere di carità. 

Quella stessa sera i tedeschi lasciano Roma e le truppe alleate fanno il loro ingresso in città. L’11 giugno anche papa Pio XII si reca nella chiesa di Sant’Ignazio e celebra una messa di ringraziamento alla Madonna del Divino Amore.

La prima pietra

Il voto poi è stato realizzato dai romani l’8 gennaio del 1996 quando il Cardinale Vicario Camillo Ruini ha posto la prima pietra del nuovo Santuario che è in grado di accogliere oltre 1500 pellegrini.

Gli ex voto

Il luogo più emozionante ed interessante che si può ammirare nel Santuario della Madonna del Divino Amore, dice il settimanale “Miracoli”, è sicuramente la sala degli ex voto che sono migliaia. Sono talmente tanti che il Santuario non riesce a contenerli tutti. Si trovano dappertutto. Anche fuori, lungo la via, sui piazzali. Sono un segno di riconoscenza alla Madonna per tante grazie ricevute, ed esprimono la grande fede mariana dei romani. 

Da Gimondi a Totti

Tra gli ex voti si vedono quadri, formelle foto e manufatti. Dal soffitto pendono perfino la bicicletta di Gimondi e quella di Moser, donata dopo il record di Città del Messico . E poi ci sono gli sci di Tomba Campione del mondo, le magliette di Totti, Cassano e di tanti calciatori della Lazio: la maglia di Tommaso Maestrelli indossata nel 1941, la maglia di Ferdinando Viola del 1976, la maglia della nazionale olimpica di Bruno Giordano del 1983 e quella indossata da Roberto Muzzi, durante la finale di Coppa Italia vinta nel 2004 dalla Lazio contro la Juventus. 

TOTTI
Totti è tra i vip più devoti al Divino Amore.

Cuori d’argento e vesti di neonati

Nelle sale degli ex voto vi sono moltissimi cuori d’argento, trofei donati da sportivi, oggetti appartenuti a uomini della cultura, della politica e dello spettacolo, ma anche povere vestine di neonati e di bambini, fiori d’arancio di giovani spose, lettere e fotografie incorniciate, ricordi di momenti tristi (Caserta 24, 12 aprile).

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