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C’è l’ispirazione di Rosa Bergoglio dietro Amoris Lætitia?

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Bergoglio in compagnia della nonna Rosa.

i.Media per Aleteia - pubblicato il 12/04/21

Cinque anni fa papa Francesco pubblicava la sua esortazione apostolica postsinodale sulla Famiglia, Amoris Lætitia. Frutto di due sinodi, il testo è pure il riflesso di un’importante eredità del Papa: quella ricevuta dall’amata nonna Rosa Bergoglio.

«Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la sua memoria viva, è una famiglia disintegrata», scrive il papa argentino nella sua esortazione sulla famiglia. È un testo che verte sull’amore tra gli sposi, ma il pontefice non vi ha trascurato le persone anziane, dedicando loro espressamente, anzi, ben quattro paragrafi. Gli anziani sono per lui così importanti che ne parla subito dopo aver evocato il posto dei bambini nella coppia. Essi sono per lui uno dei pilastri della famiglia allargata. 

La presenza degli anziani ha difatti nutrito Jorge Bergoglio fin dalla più tenera infanzia: 

Ho avuto la grazia – ha confidato ad Austen Ivereigh, autore di Tempo di misericordia (Mondadori 2014 [ma il titolo originale è “The great Reformer. Francis and the Making of a Radical Pope”]) – di conoscere tutti i e quattro i miei nonni. La saggezza dei vecchi mi ha molto aiutato: è la ragione per cui li venero. 

Una delle sue nonne, Rosa Bergoglio, occupa comunque un posto speciale nel suo cuore. È «la sola ad avere una grande influenza su Jorge» durante la sua infanzia – ha riassunto il biografo. 

Fin dall’età di un anno, il futuro Papa passava infatti gran parte del suo tempo con Rosa, che andava talvolta a prenderlo per occuparsi di lui e di suo fratello. Mentre il padre Mario non parlava che lo spagnolo, la nonna gli trasmetteva l’amore per l’Italia e lo aiutava ad accogliere quell’identità meticcia che i genitori sembravano aver messo in sordina per meglio integrarsi in Argentina. 

I racconti della nonna 

Le storie che gli sussurrava Rosa, mescolate alle epopee guerriere del nonno, marcarono profondamente il futuro Papa. Indubbiamente spiegano la ragione per cui egli avrebbe insistito tanto sulla necessità di una tradizione fra le generazioni. Ha scritto infatti nella sua Esortazione Apostolica: 

I racconti degli anziani fanno molto bene ai bambini e ai giovani, poiché li mettono in collegamento con la storia vissuta sia della famiglia sia del quartiere e del Paese.

Da Rosa il Papa ha mutuato un amore incondizionato per la letteratura italiana, e in particolare per Alessandro Manzoni, in assoluto uno dei suoi autori preferiti. Benché non lo citi nell’Esortazione, si può facilmente pensare che l’epopea storica e amorosa dei Promessi Sposi abbia ispirato alcune righe del testo magisteriale. 

E voi italiani – aveva esclamato entusiasta in un’udienza del maggio 2015 – nella vostra letteratura avete un capolavoro sul fidanzamento [I Promessi Sposi]. È necessario che i ragazzi lo conoscano, che lo leggano; è un capolavoro dove si racconta la storia dei fidanzati che hanno subito tanto dolore, hanno fatto una strada piena di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio. Non lasciate da parte questo capolavoro sul fidanzamento che la letteratura italiana ha proprio offerto a voi. Andate avanti, leggetelo e vedrete la bellezza, la sofferenza, ma anche la fedeltà dei fidanzati.

L’apertura agli altri 

Rosa fu pure quella che catechizzò il futuro pontefice e che accompagnò la sua vocazione al sacerdozio. Meno di dieci giorni dopo la sua elezione, del resto, il Papa aveva confidato: «Ho ricevuto il primo annuncio cristiano da parte di una donna: mia nonna». Oltre a insegnargli la vita dei santi, a educarlo al senso dell’adorazione o a recitargli il rosario, ella fu la prima a porre uno sguardo di misericordia su coloro che sembravano fuori dai sentieri battuti – qualità che al piccolo Jorge mancava. 

«Quando un vicino divorziava o si separava non aveva più il diritto di venire a trovarci», si sarebbe ricordato il Papa. Mentre i suoi genitori erano piuttosto rigidi, Rosa gli insegnava a guardare al di là delle apparenze e avrebbe così sfumato la sua visione del mondo. Senza dubbio questi ricordi d’infanzia e l’attitudine di apertura della nonna possono lumeggiare la scrittura di alcuni passaggi di Amoris Lætitia

Morire circondati di affetti 

L’amorosa presenza di Rosa Bergoglio avrebbe segnato il futuro Papa fino al 1970, data del suo volo al Cielo. Quando l’ava morì, il futuro Papa la tenne fra le braccia fino a che quella non ebbe esalato l’ultimo respiro. Sua nonna visse in quell’ora il momento «più importante della sua vita», avrebbe detto più tardi. Dopo questo addio – lo sappiamo perché la sorella di padre Bergoglio l’ha raccontato ad Austen Ivereigh – il gesuita si alzò e si riavviò pacificato. 

È probabilmente trasportato dal ricordo di questo ultimo abbraccio con la donna più importante della sua vita che il papa argentino avrebbe insistito con fermezza sulla necessità di accompagnare con dignità le persone anziane fino alla morte, bocciando ogni forma di eutanasia. Scrive infatti in una parte dedicata al lutto, momento-cerniera della vita famigliare: 

Se accettiamo la morte possiamo prepararci ad essa. La via è crescere nell’amore verso coloro che camminano con noi, fino al giorno in cui «non ci sarà più la morte, né lutto né lamento né affanno» (Ap 21,4). In questo modo ci prepareremo anche a ritrovare i nostri cari che sono morti. Come Gesù restituì a sua madre il figlio che era morto (cfr Lc 7,15), similmente farà con noi. Non sprechiamo energie fermandoci anni e anni nel passato. Quanto meglio viviamo su questa terra, tanto maggiore felicità potremo condividere con i nostri cari nel cielo. Quanto più riusciremo a maturare e a crescere, tanto più potremo portare cose belle al banchetto celeste.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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