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Quanto mi mancano i miei maestri che non ci sono più

MALE EYES,

Sunriseangel | Shutterstock

Alessandro Benigni - pubblicato il 07/04/21

Ossignore, quanto mi stavate sulle scatole. E quanto vi ho amato. E quanto pagherei per poter stare un po' con voi, oggi, adesso, in questo preciso istante.

Ogni tanto mi sveglio e mi mancano i miei maestri che non ci sono più.

Mi mancano le mani grosse (che pure qualche sberla mi hanno fatto sentire) del mio antico parroco don Dusi. È stato il primo che mi ha confessato: lo ricordo in maniera fotografica. Mi ha voluto bene.

Mi manca don Enrico Tincati: l’unico a prendersi davvero cura di me, quando volevo abbandonare gli studi. Uno dei pochi, sempre pronto ad ascoltarmi, a dirmi le cose in faccia come tanto odiavo e come pure tanto chiedevo.

OLD PRIEST,

I maestri che mi mancano

Mi manca la mia professoressa d’Italiano delle medie: la mitica Bertoni. Ricordo ancora quando mi fermava alla fine della scuola e mi profetizzava per filo e per segno quello che sarebbe accaduto, se avessi continuato a fare il cretino.

Tutto vero, puntuale preciso. Mi manca la mia odiatissima professoressa di Latino e Greco, con quei due occhietti vigilissimi e illuminanti, che scattavano veloci, montati su una testa piccola, un naso aquilino, sessant’anni di esperienza e accento partenopeo: come vorrei, proprio adesso, fare due chiaccchiere con la Chirico!

E mi manca la Tonini, mi manca il suo sguardo preoccupato su di me: mi manca la sua bontà, il suo stile nobile, la bellezza delle sue lezioni.

Il mio professore di filosofia

Mi manchi anche tu, mio vecchio professore di Filosofia! Uomo d’altri tempi, sfortunato padre colpito a morte, che dire? Ti dico che quando ho saputo ho pianto anch’io.

Ecco, cosa ti dico. Adesso sì che farei due chiacchiere con te, ne avrei bisogno. Invece di scappare ridendo quando mi rimproveravi perché invece di studiare “andavo a b…” (sic!).

Oh, come lo berrei, adesso, un buon bicchiere a casa tua, ed ascoltarti nel tuo ricordo di un mondo che già allora se n’era andato, piano piano, senza quasi darne notizia. Ti rivedo, mentre accendi la tua sigaretta e mi guardi da sotto quei fondi di bicchiere.

MAN, CLOSED EYES

Maestri, quanto vi ho odiato e quanto vi ho amato!

Ossignore, quanto mi stavate sulle scatole. E quanto vi ho amato. E quanto pagherei per poter stare un po’ con voi, oggi, adesso, in questo preciso istante.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA ALESSANDRO BENIGNI

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