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Cos’è la Sindrome dell’Impostore, e perché faccio parte del 70% di persone che ne soffre?

ASTRONAUT, MOON, EARTH

Vadim Sadovski | Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 07/04/21

di Sebastián Campos

Si tende sempre ad associare il concetto di “impostore” con qualcuno che vuole farsi passare per una persona che non è allo scopo di ingannarci. Questa definizione va bene, ma dobbiamo applicarla anche a noi stessi.

Quando parliamo della Sindrome dell’Impostore, non si intende il desiderio patologico di ingannare gli altri fingendo di essere qualcosa di diverso da quello che siamo davvero, ma il fatto di sentire, in modo involontario, che quello che gli altri pensano di noi non corrisponde alla realtà. Che non siamo all’altezza delle circostanze.

Quando è nata la definizione “Sindrome dell’Impostore”?

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Nel 1978 la definizione è apparsa per la prima volta a opera delle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes. Non si tratta di un disordine né di un disturbo mentale, ma di una risposta al successo nella vita e alla pressione per essere sempre migliori.

In sostanza, quello che mi accade e che secondo le statistiche capita al 70% delle persone consiste nel fatto di avere la sensazione costante di non essere abbastanza bravo in quello che faccio, qualunque cosa sia, anche se gli altri dicono il contrario. È una sorta di incapacità di accettare i propri successi e una paura terribile di essere “smascherati” come una frode.

Non si tratta di un disturbo psichiatrico, ma di un insieme di reazioni e manifestazioni (per questo viene chiamata sindrome) provocate da stimoli esterni ed eventi occasionali. Gli stimoli possono essere lavorativi, familiari o anche spirituali.

Forse gli altri sono migliori…

Vi è capitato che alcune persone nella vostra comunità sembrino “migliori” di voi quanto a virtù, pietà e perfino conoscenza dell’aspetto spirituale, e questo vi fa sentire un po’ in colpa, come a metà strada?

Non voglio suscitare compassione né fare la vittima, ma mi sono sempre sentito così. Sentivo di non essere altezza, che questi articoli che scrivo per CatholicLink non sono buoni e che li leggerà poca gente.

Che non sono bravo nel mio lavoro, e in generale che la maggior parte delle cose che mi dicono che faccio bene non le faccio bene come credono, solo che non se ne rendono conto.

È accaduto anche ai più grandi della storia

MOON

Un aneddoto al riguardo viene raccontato da Neil Gaiman, noto autore britannico e best-seller a livello mondiale, che era stato invitato a un incontro di persone di spicco in molti campi della conoscenza.

Gaiman sentiva di non meritare di trovarsi in quel luogo, circondato da gente incredibile. Si sentiva un impostore. Il secondo o terzo giorno della riunione, ha avviato una conversazione con un uomo anziano molto gentile. Quell’uomo era Neil Armstrong, il primo ad aver calpestato il suolo lunare.

Armstrong, indicando gli altri presenti in sala, ha detto: “Guardo queste persone e penso ‘Cosa sto facendo qui? Queste persone hanno fatto cose incredibili. Io sono semplicemente andato dove mi hanno mandato’”. Gaiman ha risposto: “Sì, ma è stato il primo uomo a camminare sulla Luna. Credo che questo conti qualcosa”.

Gaiman non riusciva a riaversi dallo stupore rendendosi conto che sia lui che Armstrong provavano la stessa cosa, e questo lo ha fatto sentire un po’ meglio, “perché se Neil Armstrong si sentiva un impostore, forse ci si sentivano tutti”.

Se vi accade qualcosa del genere può darsi che ne soffriate

SADNESS

A me accadono varie di queste cose, che secondo la letteratura accadono a chi si sente un impostore. È una lista semplice, ma può servirvi per verificare se vi capita lo stesso:

  • Perfezionismo
  • Paura del fallimento
  • Lavorare troppo, restare più ore del dovuto o portarsi il lavoro a casa (per compensare la presunta “frode”)
  • Sminuire i propri risultati, relativizzarli o perfino attribuirli ad altre persone e non a se stessi e ai propri meriti
  • Minimizzare le lodi, e soprattutto vergognarsi di riceverle. Togliersi il merito e attribuirlo ad altri, alle circostanze o anche a Dio.
  • Timore di essere scoperti, che la gente si renda conto che non siete tanto bravi, tanto capaci, tanto virtuosi.

I pensieri abituali delle persone con questa sindrome sono di questo tipo:

“Non posso sbagliare, devo fare bene le cose”
“Mi sento una frode”
“La mia è solo fortuna”

Non è solo una questione psicologica, influisce anche sugli altri

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È comune che se ci si sente “poca cosa” nel lavoro e si pensa di essere una frode accada più o meno lo stesso nei rapporti affettivi, nelle amicizie, nella vita di coppia, nella genitorialità, nella vita spirituale…

L’invito sarà allora a guardarci con obiettività e a provare prima a guarire quel modo di relazionarsi agli altri.

Spesso c’è bisogno di noi, della nostra fiducia nelle nostre capacità e nei doni che abbiamo, del nostro carisma, del nostro sostegno, ma finché siamo immersi in un senso di inferiorità preferiamo spesso evadere le responsabilità.

Preferiamo non assumere leadership o accettare sfide, perché crediamo di non essere competenti e che tutti gli altri intorno a noi potrebbero agire meglio di quanto facciamo.

Idee per uscire da questa posizione mentale e spirituale

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1. Come primo passo di qualsiasi cammino spirituale, di terapia o di processo di recupero, la cosa più importante è riconoscere la situazione.

Identificare il fatto che la sensazione di essere una frode, un ciarlatano che non vuole essere scoperto, è solo questo, una sensazione e non un dato di fatto (perché attenzione, il vero impostore non sente mai di essere tale).

2. Riformulare i propri pensieri. Una volta che si riconosce quel dubbio nelle proprie capacità, bisogna riorganizzare i pensieri e portarli a valorizzare quelle stesse capacità.

Ad esempio, se vi hanno chiesto qualcosa all’ultimo momento ed è andato bene, anziché pensare che si sia trattato di una cosa di poco conto che avete organizzato rapidamente, pensate che siete bravi a organizzarvi e a lavorare sotto pressione, ottenendo risultati eccellenti.

Nella vita spirituale, senza volerlo siamo esigenti e ci guardiamo partendo da quello in cui siamo carenti, da quello che ci manca, dal peccato, e costruiamo la nostra immagine spirituale in base a tutto quello su cui dobbiamo ancora lavorare.

Poche volte ci guardiamo partendo da quello che abbiamo, da quello che facciamo bene, da quello che spicca positivamente in noi, e ancor meno spesso compiamo un cammino spirituale partendo dai nostri punti di forza. Quasi sempre ci muoviamo da quello che ci manca, che non abbiamo.

3. Tenete conto del fatto che non siete soli. Per me questo è l’aspetto più importante: sapere che il 70% delle persone soffre di questa sindrome. Siamo un mucchio di presunti impostori che cercano di superare questo fatto!

Se chiedete a un amico se si sente una frode che potrebbe essere scoperta in qualsiasi momento, la cosa più probabile è che vi dica di sì, che si sente in questo modo per la maggior parte del tempo.

Spero che questi consigli vi servano e che possiate condividerli con amici o familiari. Fateci sapere nei commenti cosa pensate della Sindrome dell’Impostore, e raccontateci se qualche volta vi siete sentiti tali.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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