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Il rogo e la carità: la “resurrezione” di San Paolo fuori le mura

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Salvatore Micillo | Shutterstock

Marinella Bandini - pubblicato il 06/04/21

Rivivi l’antica tradizione quaresimale dei cristiani di Roma. Alla scoperta delle “chiese stazionali”

Un tempo, il martedì dopo Pasqua, si leggeva un discorso di Paolo dagli Atti degli apostoli. Per questo oggi la chiesa stazionale è San Paolo fuori le mura.

La basilica di San Paolo come la vediamo oggi è stata edificata dopo l’incendio del 1823, ma rispecchia fedelmente la struttura della basilica costantiniana. Il rogo che ha distrutto l’antica basilica si è sviluppato nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1823, probabilmente per l’incuria di alcuni operai che lavoravano al tetto della basilica: un carbone rimasto acceso e nella notte il rogo.

La notizia del rogo a San Paolo fece immediatamente il giro di Roma. Solo una persona rimase all’oscuro di tutto: il Papa. Pio VII era gravemente malato, e non fu informato. Morì un mese dopo senza aver mai saputo niente.

La ricostruzione della basilica di San Paolo fu iniziata da Leone XII. Per l’impresa, il Papa si appellò alla generosità dei fedeli: nell’enciclica “Ad plurimas” invitò tutti a donare, in base alle loro possibilità, per contribuire alla riedificazione. Un invito a aderirono anche molti governanti, tra cui lo zar Nicola I.

La nuova basilica di San Paolo fu consacrata da Pio IX il 10 dicembre 1854. I lavori continuarono: nel 1874 furono completati i mosaici della facciata, mentre nel 1928 fu aggiunto il quadriportico esterno. La basilica è lunga 131 metri, larga 65 e alta quasi 30 metri.

Pentitevi e ciascuno di voi

si faccia battezzare

nel nome di Gesù Cristo

At 2,38

* In collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma

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