“La parola di Gesù ha il potere di far uscire alla luce ciò che uno porta nel cuore, che di solito è un miscuglio, come il grano e la zizzania”. È quanto ha ricordato il Papa nella Messa del Crisma all’Altare della Cattedra. Alla celebrazione hanno partecipato un numero limitato di fedeli e i membri del Consiglio Presbiterale della Diocesi di Roma che hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione. Durante la Messa, è stato consacrato il crisma ed è stato benedetto l’olio dei catecumeni e degli infermi. Il Papa, dopo aver alitato sull’ampolla del Crisma, ha pronunciato un’orazione. Il diacono ha quindi versato le sostanze profumate nell’anfora contenente l’olio per il Sacro Crisma. Tutti i concelebranti, senza dire nulla, hanno steso la mano destra verso il Crisma fino al termine dell’orazione.
Nell'omelia Francesco ha affermato che “l’annuncio del Vangelo è sempre legato all’abbraccio di una Croce concreta”. “La luce mite della Parola genera chiarezza nei cuori ben disposti e confusione e rifiuto in quelli che non lo sono”. “Questo - ha spiegato il Papa - lo vediamo costantemente nel Vangelo”.
Il seme buono seminato nel campo porta frutto – il cento, il sessanta, il trenta per uno –, ma risveglia anche l’invidia del nemico che ossessivamente si mette a seminare zizzania durante la notte. La tenerezza del padre misericordioso attrae irresistibilmente il figlio prodigo perché ritorni a casa, ma suscita anche l’indignazione e il risentimento del figlio maggiore. La generosità del padrone della vigna è motivo di gratitudine per gli operai dell’ultima ora, ma è anche motivo di aspri commenti per i primi, che si sentono offesi perché il loro padrone è buono (cfr Mt 20,1-16). La vicinanza di Gesù che va a mangiare con i peccatori guadagna cuori come quello di Zaccheo, quello di Matteo, quello della Samaritana…, ma provoca anche sentimenti di disprezzo in coloro che si credono giusti. La magnanimità di quell’uomo che manda il suo figlio pensando che sarà rispettato dai vignaioli, scatena tuttavia in essi una ferocia fuori da ogni misura: siamo di fronte al mistero dell’iniquità, che porta a uccidere il Giusto. Tutto questo ci fa vedere che l’annuncio della Buona Notizia è legato misteriosamente alla persecuzione e alla Croce.
La Croce, ha ricordato il Santo Padre, “è presente nella vita del Signore”, perfino prima della sua nascita. È presente “già nel primo turbamento di Maria davanti all’annuncio dell’Angelo”, “nell’insonnia di Giuseppe al sentirsi obbligato ad abbandonare la sua promessa sposa”. È presente “nella persecuzione di Erode e nei disagi che patisce la Santa Famiglia. Gesù ha abbracciato “il tradimento e l’abbandono dei suoi amici già dall’ultima cena, ha accettato la detenzione illegale, il giudizio sommario, la sentenza sproporzionata, la cattiveria senza motivo degli schiaffi e degli sputi gratuiti”… “Ha abbracciato la Croce intera”. “Perché nella Croce - ha affermato il Papa - non c’è ambiguità”. “La Croce non dipende dalle circostanze”. “La Croce non si negozia”. “C’è qualcosa della Croce - ha aggiunto Francesco - che è parte integrante della nostra condizione umana, del limite e della fragilità”. È anche vero “che c’è qualcosa di ciò che accade nella Croce che non è inerente alla nostra fragilità, bensì è il morso del serpente, il quale, vedendo il crocifisso inerme, lo morde e tenta di avvelenare e screditare tutta la sua opera”. Ma la Carne del Signore “è stata veleno per lui ed è diventata per noi l’antidoto che neutralizza il potere del maligno”.