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Che lavoro faceva san Giuseppe: carpentiere o falegname?

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San Giuseppe al lavoro con il suo "allievo" Gesù.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 30/03/21

Il “tekton” non si dedicava agli umili lavori del semplice falegname. Probabilmente faceva parte degli operai impiegati in costruzioni commerciali

Nessun evangelista fa un racconto del lavoro di san Giuseppe. In Matteo (13, 5.5) egli viene nominato però come «carpentiere», dicendo che Gesù è «fabri filius», un termine ripreso dal greco téktón. La parola greca téktón è un titolo che in quell’epoca veniva usato in Palestina per operatori impegnati con le coordinate socio-economiche.

Non apparteneva a una famiglia povera

Una buona traduzione di questo termine aiuta a definire il lavoro di san Giuseppe. Non apparteneva a una famiglia povera, in senso stretto, non faceva i semplici lavori di un falegname ma «esercitava un mestiere con del materiale pesante che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio: legno, pietra, corno». 

saint joseph
Nell’immaginario collettivo San Giuseppe è rappresentato come un anziano artigiano.

“Non è egli il figlio del tekton?”

Il primo evangelista ad usare questo titolo, è stato Marco che voleva definire Gesù un téktón in occasione di una visita a Nazareth, osservando che i concittadini ironicamente si chiedono: Non è costui il téktón, il figlio di Maria? (6,3). Matteo, che probabilmente si trovava a disagio con questo sarcasmo e con questo titolo, riprendeva il racconto di Marco, ma con una curiosa variante: Non è egli (Gesù) il figlio del téktón? (13,55). 

Come è evidente, qui è Giuseppe ad essere iscritto a questa professione. Che la cosa non fosse molto esaltante è confermato anche da Luca che, molto più asetticamente, trasforma così la domanda: «Costui non è il figlio di Giuseppe?».

L’errore dei primi Padri latini della Chiesa

Nei tempi antichi, i Padri latini della Chiesa hanno però tradotto il termine greco di téktón con falegname, dimenticando forse che nella Palestina di allora il legno non serviva soltanto per approntare aratri e mobili vari. Veniva usato come vero e necessario materiale per costruire case e qualsiasi edificio. 

«Infatti, oltre ai serramenti in legno, i tetti a terrazza delle case palestinesi erano allestiti con travi connesse tra loro con rami, argilla, fango e terra pressante, tant’è vero che, dopo le piogge primaverili, potevano spuntare anche steli e un velo verde, come è ricordato nel salmo 129, 6-7».

Lavori da “operaio specializzato”

È interessante pensare alla possibilità che Giuseppe e suo figlio abbiano lavorato anche a Sefforis, un’elegante città a soli 6 chilometri da Nazareth, allora scelta dal tetrarca Erode Antipa come prima capitale dove era entrato in contatto con la cultura urbana ellenistica. 

Ciò non viene mai nominato nei Vangeli. Ma sarebbe una spiegazione del fitto che Giuseppe aveva una buona formazione di téktón, essendo arrivato a un certo livello sociale nel compiere lavori nel piccolo paese incipiente che era allora la Galilea. San Giuseppe non si dedicava agli umili lavori del semplice falegname. Probabilmente faceva parte degli operai impiegati in costruzioni commerciali. 

Un tenore di vita modesto ma decoroso

Una tale impresa era ben pagata e per questo la sua famiglia non era povera in senso stretto. Non viveva «ridotta alla miseria degli schiavi o all’aleatorietà economica dei lavoranti a giornata, e neppure era da ricondurre alla nostra borghesia piccola e media che sia. Ai tempi di Gesù in una simile situazione di operaio si trattava di un onore di vita, decoroso ma modesto», legato alle commissioni per l’incremento edilizio, non sempre eseguito senza tassazioni gravose. 

Il riconoscimento di Gesù

Per mantenere il benessere della famiglia, San Giuseppe certamente cercò di aiutare Gesù nell’apprendere il tipo di lavoro, da lui eseguito in una certa dipendenza da ambienti eletti di falegnami e artigiani. 

Lo attestano i «dati evangelici sulla sua vita e sulla sua predicazione», svolti nei centri della Galilea, dove si trovava appunto una popolazione di questa classe che nelle sue visite riconosceva in Gesù un téktón, come suo padre Giuseppe.

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