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La Settimana Santa è una sorta di ritorno a casa

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Roman Catholic Arch Diocese of Boston/Flickr

Padre Patrick Briscoe - pubblicato il 29/03/21

Stiamo arrivando in un luogo che conosciamo. Cosa possiamo riscoprirci?

Mentre il Signore si avvicinava alla città, una grande folla è arrivata per vederLo. Hanno oscillato rami di palma e steso i mantelli davanti a Lui. Le grida venivano dal cuore mentre dicevano dal profondo della loro anima “Osanna, benedetto colui che viene in nome del Signore!

La Domenica delle Palme riviviamo e ricordiamo l’ingresso trionfale del Signore a Gerusalemme. Con le nostre parole e le nostre azioni, il Signore ci dona la grazia di rendere presenti nel qui e ora la misericordia effusa in quei giorni.

Le parole della liturgia ci colpiscono. Sono familiari e ben note. La Settimana Santa è una sorta di ritorno a casa, un ritorno a un luogo che conosciamo e amiamo. Questo ritorno, colmo di tutta la gioia di un arrivo, è un’opportunità per scoprire significati nascosti, nuove profondità dell’opera di Cristo nella nostra vita.

Un semplice esempio: cos’è il grido Osanna? Diciamo “Osanna” a ogni Messa, ma cosa vuol dire?

Supplica

“Osanna” era detto dai sacerdoti di Israele come parte della celebrazione di una festa del Tempio a Gerusalemme. Era una supplica, un’invocazione. Era una preghiera perché Dio ascoltasse ed esaudisse le richieste di liberazione di Israele. Giovanni Evangelista scrive nel suo Vangelo: “O porte, alzate i vostri frontoni; e voi, porte eterne, alzatevi; e il Re di gloria entrerà. Chi è questo Re di gloria? È il Signore, forte e potente”. Le parole del Vangelo, citae dal Salmo 24, possono essere intese a descrivere l’assemblea che si sposta verso la città santa. Man mano che il popolo di Dio si avvicinava al luogo del Tempio, in cui avrebbe invocato Dio, le porte diventavano più grandi.

Lode

“Osanna” è un grido di lode. Gridiamo OSANNA per ringraziare Dio onnipotente per la Sua splendida opera. Dio ha ricordato il Suo patto. È stato fedele alle promesse che ha fatto a Israele, per le quali avrebbe inviato un salvatore dalla casa di Davide, e quindi gridiamo: “Benedetto il regno che viene, il regno di Davide, nostro padre! Osanna nell’alto dei cieli!” (Mc 11, 10).

Benedizione

Gridare “Osanna” significa dare lode e onore al nome del Signore. Per Israele, il nome di Dio è santo, e per estensione le parole che usiamo per benedire sono particolari. “Osanna” è un grido di santificazione, rendendo sante nel nome del Signore le cose benedette dalla nostra acclamazione. Ogni domenica, quando cantiamo il Sanctus, diciamo “Osanna! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!” È un grido di accoglienza, perché in ogni Messa accogliamo il nostro Re. Possiamo tagliare grandi rami e stendere i nostri mantelli, rendendo il nostro cuore un luogo adatto ad accogliere Cristo nostro Re!

Unione

Davanti ai nostri c’è un mistero profondo. Il Signore ci invita a partecipare alla Sua opera di redenzione. L’arcivescovo Fulton Sheen dice:

“Ha preso in prestito da un pescatore una barca dalla quale predicare; ha preso in prestito dei pani d’orzo e dei pesci da un ragazzo per nutrire la folla; ha preso in prestito una tomba dalla quale sarebbe risorto; e ora ha preso in prestito un asino su cui entrare a Gerusalemme”.

Il Signore ci offre la possibilità di unirci alla Sua opera salvifica.

Che il Signore ci guardi in questa settimana per assisterci – aiutando il nostro parroco stressato, insegnando ai nostri bambini i misteri salvifici della Pasqua o portando la palma ai malati o a chi è costretto a casa – o solo per incontrarci nella tranquillità delle nostre preghiere, vuole comunque che Lo scegliamo.

Scegliete Cristo in questa settimana. Rivolgetevi a Lui nella supplica, lodate il Suo santo nome e benedite il Suo lavoro. Gridate ancora una volta “Osanna”!

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