All'ospedale Gaslini di Genova i piccoli pazienti ricoverati in Oncologia hanno ricevuto una visita a sorpresa: il Covid non ha fermato dei campioni di motocross e Spiderman ... perché vedere la felicità negli occhi dei bambini non ha prezzo.
Una stanza affacciata sul mare
L’ospedale Gaslini di Genova è a due passi dal mare. Molti piccoli pazienti ricoverati hanno una vista strepitosa dalle loro stanze: combattono malattie pesanti guardando l’azzurro dell’acqua che incontra quello del cielo. Un avamposto di dolore, ma anche un grido di libertà. La malattia di cosa non può privarci? Proprio di quell’ardore infinito che spinse Ulisse a prendere il mare per andare a incontrare Chi ha fatto il mondo intero.
Ma oggi, a causa della pandemia, le stanze di ospedale sembrano ancora più chiuse e soffocanti di prima. Come rompere la morsa dell’isolamento senza infrangere i protocolli? A qualche “spericolato” è venuta una bella idea.
Voglio una vita spericolata
Non si può far vista all’interno degli ospedali. E allora come si fa? Si prende una gru e si sale davanti a ogni finestra! Questa stupenda e “pazza” idea l’ha avuta Vanni Oddera, l’ideatore della mototerapia, ed è stata messa in pratica nella giornata di ieri all’istituto Giannina Gaslini di Genova insieme ai motociclisti Maurizio Gerini e Francesca Gasperi e allo Spiderman savonese Mattia Villardita.
Vanni Oddera è un gran campione con la moto, compie acrobazie da far venire i brividi. Però, il suo salto più sorprendente si chiama “mototerapia“, un’idea nata per offrire un respiro di libertà ai malati e ai disabili. Tutto nasce da un senso di insoddisfazione che capiamo bene: la felicità è tale solo se condivisa, e anche un grande campione di motocross non si sente del tutto soddisfatto se quelle accelerate, quei voli e quei salti restano solo un momento di gloria personale.
E se potessi dare uno sprint di vita a chi non può più salire su una moto? E così è nata la “mototerapia” grazie a cui Vanni Oddera ha portato un piccolo assaggio di vita spericolata anche tra le corsie degli ospedali.
Io mi allenavo, saltavo, rombavo, facevo cose spettacolari da solo. Perché non condividerle e offrire una giornata diversa ai ragazzi? Mi sarei sentito meglio. Avrei dato un senso ai miei pensieri.