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Le fobie che può lasciarci la pandemia di coronavirus

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Merche Crespo - pubblicato il 23/03/21

Tra gli effetti del Covid-19 ci sono le fobie che influiscono sulla nostra salute e sul nostro benessere. Prendete nota

La pandemia di Covid-19 che viviamo da più di un anno ci ha destabilizzati a livello fisico ed emotivo. Si parla molto di qualcuno di questi effetti, come la depressione e l’ansia, ma si sa molto poco di altre malattie e fobie che il virus può lasciare dietro di sé e che influiscono sulla nostra salute e sul nostro benessere.

Agorafobia, claustrofobia, ipocondria, demofobia, afefobia e altri disturbi psichiatrici sono alcune delle patologie (fobie) che si sono aggravate in questi ultimi mesi come conseguenza della pandemia di coronavirus. Evidentemente, ciò è dovuto al fatto che da circa un anno la nostra vita è cambiata, radicalmente e in modo precipitoso e improvviso, di fronte all’avanzata del virus.

Quasi senza rendercene conto, il nostro modo di relazionarci agli altri è stato praticamente eliminato. Tutti in casa, confinati. La paura, l’incertezza, il dubbio e la scarsa conoscenza del virus ci hanno travolti. Le nostre routines abituali sono cambiate.

Dobbiamo portare la mascherina? Chi fa parte della nostra serie di conviventi? A quale distanza dobbiamo rimanere dagli altri? Possiamo viaggiare? I vaccini saranno efficaci? Sono senz’altro molte le domande che determinano e determineranno il nostro modo di tornare a vivere.

Cambiamenti repentini nel nostro comportamento a causa della pandemia

Il cambiamento viene sempre visto come una minaccia, che provoca squilibrio e insicurezza, ancor più quando è continuo, e come avviene ora è caratterizzato dai nostri governanti: ogni tot tempo vengono rivisti i livelli di contagio del virus e si adottano nuove misure, più o meno restrittive, per far fronte alla diffusione della malattia. Troppi cambiamenti nel nostro comportamento che abbiamo dovuto assumere in poco tempo.

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Se rimaniamo saldi nella nostra fede, però, sappiamo che Dio ci accompagna e ci assiste sempre:

“Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia” (Isaia 41,10)

A poco a poco superiamo questa situazione iniziale, ma il ritorno alla normalità è più duro di quanto pensassimo. Per molte persone che già prima della pandemia erano sensibili ai cambiamenti, l’adattamento è più grave e provoca maggiore malessere, arrivando anche a far soffrire di determinate fobie che può provocare la pandemia di coronavirus.

Ansia e altri disturbi specifici

Ci sono vari tipi di fobia: all’acqua, all’altezza, ai cani, agli spazi aperti… Come possiamo identificarle? Secondo Cristina Mae Wood, del Collegio Ufficiale degli Psicologi di Madrid, “appare un’ansia molto intensa e sgradevole, che si vive con paura e in modo sproporzionato”.

Ad esempio, questa pandemia ha moltiplicato i casi di afefobia, ovvero la paura di essere toccati dagli altri. Se non abbiamo da un anno molti contatti sociali, non ci stringiamo la mano quando ci salutiamo e non baciamo una persona quando la incontriamo, quando non abbracciamo i nostri cari come vorremmo, è normale che quando qualcuno si avvicina e ci tocca rimaniamo sorpresi e infastiditi.

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Distanza sociale con la pandemia

Qualcosa di simile accade nel caso delle fobie che può lasciarci la pandemia di coronavirus, come la paura delle folle o dell’accalcamento, chiamata demofobia o oclofobia. Quando ora vediamo un film in cui appare troppa gente insieme, in una festa privata in una casa, a un concerto o in strada, non ci sentiamo forse a disagio? Queste situazioni ci sembrano di rischio, e ci chiediamo se le rivivremo.

Ciò è dovuto al fatto che con la pandemia sono state stabilite delle norme per mantenere una distanza di sicurezza tra 1,5 e 2 metri, quando la separazione abituale era in genere di 1 metro. Questa distanza di interazione sociale varia in base al rapporto che abbiamo con l’altro, a quello che vogliamo esprimere e alla cultura e al Paese in cui viviamo. Ad esempio, in Spagna la zona circolare intorno a una persona era in genere di 90 cm, ma in molti Paesi asiatici si estendeva a 120.

Il ritorno allo spazio di interazione sociale che avevamo prima sarà graduale, perché ci siamo abituati in poco tempo ad agire così, e il cambiamento deve realizzarsi a ritmo lento.

Altre fobie post-coronavirus

Oltre al distanziamento sociale, la pandemia di coronavirus ha cambiato la nostra vita in altri sensi, visto che l’isolamento e il resto degli eventi che abbiamo vissuto a livello globale hanno favorito un aumento dei casi di ansia, depressione e stress post-traumatico. Di conseguenza, sono aumentati molto i casi di determinate fobie che già esistevano ma ora si sono moltiplicate.

Al di là delle già citate afefobia e demofobia, alcune persone hanno sviluppato altre fobie, come:

  • Agorafobia, paura o timore degli spazi aperti.
  • Claustrofobia, paura degli spazi chiusi e ristretti con poca mobilità.
  • Eremofobia, paura della solitudine.
  • Ipocondria, paura di soffrire di una malattia fisica.
  • Rupofobia, paura della sporcizia, o Misofobia, paura dei germi.
  • Tanatofobia o necrofobia, paura della morte.
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Se la paura persiste e condiziona la nostra vita quotidiana o quella personale e lavorativa, è raccomandabile cercare aiuto psicologico. Grazie all’applicazione di una terapia specifica per ogni caso, si potrà superare la malattia.

Secondo la rivista specializzata American News Today, si considera che se la paura persiste per più di 6 mesi è il momento di ricorrere a un esperto che ci aiuti, con varie terapie, a superare con successo la nostra fobia.

È senz’altro importante affrontare il problema per tempo e porre rimedio alle fobie che ci può provocare la pandemia di coronavirus. Se non lo si fa, i disturbi possono avere conseguenze gravi, e si potrebbero sviluppare nella persona nuovi disturbi psicologici o, cosa peggiore, potrebbe cadere nel consumo di alcool e droghe. A segnalarlo è laAmerican Psychological Association (APA), che aggiunge che “i rapporti con familiari, amici e colleghi di lavoro possono diventare molto tesi, e il rendimento lavorativo può diminuire”.

Proviamo tutti queste paure e questi timori in qualche momento della nostra vita. È una cosa innata nell’essere umano e nella nostra esistenza. Chi soffre di una fobia può però arrivare a pensare di non avere capacità né forza per uscire da quella spirale di panico, e può arrivare ad essere così.

È in quel momento che dobbiamo ricordare il salmo di Davide, in cui dice:

“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?”

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