I vescovi aprono al Sinodo chiesto da Papa Francesco per rilanciare la Chiesa italiana. In apertura del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, è il cardinale Gualtiero Bassetti a ventilare questa ipotesi.
Nella sua relazione, il presidente dei vescovi rilancia il cammino intrapreso con la “Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” (30 maggio 2004), che rimanda agli “Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000 - Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”.
«Da quel documento - spiega il cardinale Bassetti, preparando il terreno alla proposta del Sinodo - emergono spunti di grande attualità: “Le parrocchie devono essere dimore che sanno accogliere e ascoltare paure e speranze della gente […]. La domenica, giorno del Signore, della Chiesa e dell’uomo, sta alla sorgente, al cuore e al vertice della vita parrocchiale […]. Una parrocchia missionaria è al servizio della fede delle persone, soprattutto degli adulti […]. C’è bisogno di parrocchie che siano case aperte a tutti, si prendano cura dei poveri, collaborino con altri soggetti sociali e con le istituzioni […]».
Il presidente dei vescovi italiani è esplicito: «Come non vedere in questa immagine di parrocchia il preludio a quel cammino sinodale cui ci ha sollecitati Papa Francesco lo scorso 30 gennaio durante l’incontro promosso dall’Ufficio Catechistico nazionale?».
“La Chiesa italiana – ha detto il Santo Padre – deve tornare al Convegno di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare”.
Bassetti accenna alle linee guide da seguire nel futuro Sinodo della Chiesa italiana. «La nostra riflessione sul cammino sinodale si fonda sul “nuovo umanesimo in Cristo Gesù”, tratteggiato al Convegno di Firenze, e sulla realtà attuale, che parla di sofferenza, smarrimento, rabbia e angoscia per il futuro. Il processo sinodale diventa, dunque, opportunità per essere insieme, fare insieme e camminare insieme con il Risorto».
Queste, allora, sono le domande su cui si si deve interrogare la Chiesa italiana. «Quali sono le attese delle persone per il futuro? Quali sono le nostre attese, le attese delle nostre Chiese, del Santo Popolo di Dio? Sono le domande che ci devono guidare per non mancare un altro passaggio, forse decisivo, con la storia».
«Ecco - prosegue il cardinale Bassetti - alcuni spunti sulla sinodalità che possono sostenere il nostro confronto». Innanzitutto, «essere insieme, inteso come fare comunità, essere in comunione, avere lo stesso modo di vedere o di sentire, “avere gli stessi sentimenti gli uni verso gli altri” (cfr. Rm 12,16) oppure, ancora meglio, “fare di tutto per essere una sola cosa” (cfr. Gv 17,21)».
«Si tratta di mantenere l’unità nella diversità o di “conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace” (Ef 4,3). È anche “prendere decisioni insieme” in modo condiviso, assembleare. C’è poi il fare insieme, inteso come capacità di fare comunione, di produrre qualcosa di comune, di avere in comune lo stesso progetto».
La sinodalità, poi «non è solo fraternità, ma anche sinergia, organicità e, soprattutto, corresponsabilità; non è solo comunione interiore, ma anche esteriore. Questo è il “carisma della sintesi”, del camminare insieme, del synodòs appunto. Solo così tutto l’insieme funziona bene per l’edificazione della comunità».
Infine, conclude il presidente dei vescovi in riferimento al futuro Sinodo della Chiesa italiana, «c’è il camminare insieme con il Risorto. È l’aspetto più profondo della sinodalità, che risponde alla domanda: insieme con chi? Senz’altro insieme gli uni con gli altri, ma prima di tutto con il Signore Risorto. È Lui che, per primo, cammina con noi (cfr. Lc 24,15) e noi camminiamo sempre, a volte senza accorgercene, insieme con Lui (cfr. Lc 24,16). È qui il segreto della sinodalità: l’intreccio tra basso e alto, centro e periferia. Il futuro delle nostre Chiese passa da questo movimento continuo e dinamico».