La maggior parte dei pellegrini che si reca in Puglia si ferma sul Gargano, a nord della regione, dove si trovano due importanti luoghi di pellegrinaggio: San Giovanni Rotondo, legato a San Padre Pio, e Monte Sant’Angelo, dov'è apparso l'arcangelo San Michele.
Proseguendo verso sud, in provincia di Bari, c'è la cittadina di Corato.
Fondata dai Normanni nell'Alto Medioevo, alla fine del XV secolo Corato divenne feudo del re d'Aragona. Il suo monumento principale nella città vecchia è la splendida chiesa romanica.
Per i cattolici, però, è anche il luogo di nascita e quello in cui riposano i resti di un'importante contemplativa e mistica: Luisa Piccarreta.
Quando i devoti di Padre Pio provenienti da Corato andarono a trovarlo a San Giovanni Rotondo, si dice che abbia chiesto loro: “Perché siete venuti a vedere me quando avete una santa tra voi?”
Ancora oggi, quando chi vuole visitare il suo santuario a Corato chiede indicazioni per “il santuario di Luisa Piccarreta”, la maggior parte degli abitanti locali risponde “La Santa?”, e poi indirizza sul modo in cui arrivare alla sua casa, trasformata in un museo.
Nel 1987, nella casa di Luisa è stata fondata un'associazione per raccogliere e salvaguardare memorie e oggetti collegati alla sua vita.
Anche se non è stata canonizzata, Luisa Piccarreta è stata dichiarata Serva di Dio.
Luisa Piccarreta era nata a Corato nel 1865, ed è una grande – e ancora ampiamente ignota - “anima vittima”. Ha trascorso 64 anni costretta a letto in casa, unendo le sue sofferenze al sacrificio di Cristo.
A 17 anni, Luisa intraprese un processo di “unione mistica” con Gesù, qualcosa di simile alle esperienze di grandi santi come Teresa d'Avila. Iniziò a manifestare uno stato misterioso di sofferenza. A volte perdeva i sensi ed era soggetta alla “pietrificazione”, durante la quale aveva delle visioni di Gesù che la sceglieva come vittima. Era l'inizio di quella che Luisa avrebbe descritto come la sua “Nuova Vita”.
La sua famiglia chiamò il medico, che dopo averla visitata e non aver trovato nulla che non andasse suggerì di rivolgersi al sacerdote.
Quando questi arrivò e la benedisse, Luisa venne immediatamente liberata dal suo disturbo, e tutti capirono che le sue sofferenze erano di natura spirituale.
L'arcivescovo di Trani nominò un sacerdote perché si assumesse il compito di assistere Luisa dal punto di vista spirituale. Con l'approvazione del suo confessore, Luisa acconsentì ad essere relegata a letto e a offrirsi come “vittima consenziente”. Il sacrificio, che inizialmente credeva sarebbe durato solo 40 giorni, finì per estendersi per il resto della sua vita.
Il suo direttore spirituale successivo, padre Gennaro De Gennaro (1844-1922), le diede il compito di scrivere un Diario spirituale. Luisa aveva fatto solo gli studi elementari, ma compose opere di una profondità teologica in grado di competere con i teologi più grandi.
Luisa si sosteneva lavorando i merletti. Alcune ragazze andavano da lei per imparare il mestiere, altre per ricevere i suoi consigli e chiedere le sue preghiere. La sua casa divenne quindi una scuola sia di artigianato che di vita spirituale.
Di notte, quando cadeva nel suo stato particolare con l'esperienza di “pietrificazione”, la sua anima lasciava spesso il corpo per stare con Gesù e ascoltarne gli insegnamenti.
La Volontà Divina, o forse più precisamente il fatto di “Vivere nella Volontà Divina”, è il messaggio più direttamente associato a Luisa Piccareta.
In una visione, Gesù parlò a Luisa della Volontà Divina:
Luisa è morta a 82 anni il 4 marzo 1947 dopo una grave polmonite. Inizialmente è stata sepolta nella tomba di famiglia fuori città. Nel 1993 i suoi resti sono stati trasferiti nel Santuario della Madonna Greca.
Il 20 novembre 1994, la Santa Sede ha concesso il nulla osta all'arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie per l'apertura ufficiale della sua causa di canonizzazione.