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Le chiese di Venezia costruite contro la Peste Nera (FOTO)

Basilica of Santa Maria della Salute

sbellott | Shutterstock

Bret Thoman, OFS - pubblicato il 18/03/21

Un viaggio nelle cinque chiese votive contro la peste nella “Città dei Canali”

La città di Venezia è nota in tutto il mondo per i suoi canali, le gondole e le tradizioni. È anche nota per le sue 200 chiese, che attirano turisti e pellegrini per la loro architettura e le opere d’arte che contengono, inclusi innumerevoli capolavori rinascimentali.

Tra questi templi, ci sono cinque “chiese votive” costruite con l’obiettivo di proteggere contro la Peste Nera o in segno di ringraziamento per essersene liberata.

Chiesa del Santissimo Redentore

La prima è una delle chiese più famose di Venezia, quella del Santissimo Redentore. Situata sull’isola della Giudecca, il suo nome ne ricorda l’origine.

Tra il 1575 e il 1577, Venezia venne devastata da un’ondata di peste che uccise circa 50.000 persone – il 30% della popolazione. Dopo che preghiere, richieste e processioni non erano riuscite a fermare l’epidemia, il doge (la guida della città) promise di costruire una chiesa.

Il tempio venne collocato appositamente sull’isola della Giudecca, vicino all’acqua, perché fosse visibile dal centro storico. Come suggerisce il nome, i Veneziani cercavano redenzione dai loro peccati implorando l’intervento divino per bloccare la malattia.

Dopo la posa della prima pietra nel 1577 da parte del patriarca, la pestilenza iniziò lentamente a scemare. Scomparve circa un anno dopo, e la chiesa venne completata e consacrata nel 1592.
Progettato da Andrea Palladio, il Santissimo Redentore è considerato un capolavoro architettonico del Rinascimento.

Venne avviata una tradizione annuale che si svolge il terzo sabato di luglio: come segno di riconoscenza nei confronti del miracolo, viene costruito un ponte votivo su cui i Veneziani attraversano il canale nella Festa del Redentore, che viene celebrata con elaborati fuochi d’artificio ed è una delle celebrazioni più popolari a Venezia.

Basilica di Santa Maria della Salute

Quasi un secolo dopo, i Veneziani affrontarono una piaga simile. Vicino a San Marco, dal lato opposto del Canal Grande, c’è un’altra chiesa di notevole importanza: la basilica di Santa Maria della Salute.

Comunemente chiamata La Salute, la sua posizione invidiabile e le sue dimensioni la rendono visibile da molti punti della città, di cui è uno dei templi più fotografati. Pochi turisti conoscono tuttavia le sue origini.

All’inizio del XVII secolo, tutta l’Italia settentrionale sperimentò un’altra devastante ondata di peste.

80.000 cittadini veneziani sull’isola e 600.000 nei territori dovettero soccombere alla malattia, che uccise anche il doge e il patriarca di Venezia.

Nell’ottobre 1630, il Senato veneziano cercò l’aiuto della Vergine Maria per sconfiggere la peste, e dichiarò che sarebbe stata costruita una chiesa votiva in onore della Madonna se la malattia fosse scomparsa.

I Veneziani scelsero il luogo vicino alla punta di Dorsoduro – dove il Canal Grande si mescolava col bacino di San Marco – per dedicarlo alla Vergine Maria. Ancora una volta, la malattia iniziò ad allentare la presa poco dopo l’inizio dei lavori, e alla fine la città ne venne liberata.

In modo simile alla Festa del Redentore a luglio, il 21 novembre si svolge un’altra festa locale importante per i Veneziani. Nel giorno noto come festa della Madonna della Salute, i funzionari cittadini prendono parte a una grande processione per ringraziare per la fine della peste, camminando su un ponte di barche costruito per l’occasione lungo il Canal Grande da Piazza San Marco a La Salute per rendere grazie alla Vergine.

San Sebastiano

Una terza chiesa votiva venne costruita non nella speranza di far sparire la peste, ma per rendere grazie a Dio dopo la fine di un’ondata: San Sebastiano. La chiesa di San Sebastiano è di minore impatto rispetto a La Salute e al Redentore, ma ha un ruolo importante nella lotta della città contro l’epidemia.

San Sebastiano era un cristiano romano delle origini che fu martirizzato venendo colpito da innumerevoli frecce. Nel Medioevo la sua intercessione veniva invocata contro le pandemie, non perché ne avesse contratte e ne fosse guarito, ma perché le sue ferite provocate dalle frecce erano simili a quelle che si vedevano sui corpi delle vittime della peste.

Nel distretto veneziano di Dorsoduro c’era una struttura dedicata a Santa Maria Piena di Grazia e di Giustizia. Dopo che Venezia venne colpita da un’altra ondata di peste alla fine del XV secolo, gli abitanti della zona si rivolsero all’intercessione di San Sebastiano per ottenere aiuto. Quando la peste passò, la chiesa venne riconsacrata a lui. Era il 1505.

Nell’arte medievale e rinascimentale, San Sebastiano viene spesso ritratto accanto a un altro santo medievale e co-patrono di chi soffriva di peste: San Rocco.

San Rocco

San Rocco nacque a Montpellier, in Francia, alla fine del XIII secolo. Durante un pellegrinaggio a Roma, si dedicò a prendersi cura delle vittime della peste. In seguito venne colpito anche lui dalla malattia che gli si manifestò sulla gamba, ma dalla quale poi si riprese.

Dopo la sua morte, vennero riferiti miracoli sulla sua tomba avvenuti grazie alla sua intercessione. Le reliquie di San Rocco furono portate a Venezia, dove vennero collocate in una chiesa a cui venne dato il suo nome. Oggi sono conservate nella sua tomba, situata sotto l’altar maggiore. San Rocco è stato dichiarato uno dei santi patroni della città nel 1576.

Ogni anno, il giorno della festa di San Rocco, il 16 agosto, il doge compiva un pellegrinaggio fino alla chiesa per chiedere protezione contro le pestilenze.

La chiesa assunse grande importanza per i Veneziani per via della sua origine come chiesa votiva, e venne abbellita con opere d’arte di inestimabile valore.

San Giobbe

La chiesa di San Giobbe è considerata la quinta chiesa votiva di Venezia contro la peste. Le sue origini non risalgono né all’intercessione per eliminare la peste né a un voto fatto dopo la sua fine, essendo invece collegate a un ospedale per lebbrosi.

Per via del crescente numero di bisognosi e indigenti – come risultato delle epidemie di peste nella seconda metà del XIV secolo, come anche delle guerre contro Genova e Padova –, un sacerdote di nobili origini, Giovanni Contarini, fondò un “ospeal” (ospedale) nel 1378 per servirli. In seguito venne completata con l’aiuto dei Frati Francescani Osservanti, e fu affiancata da un oratorio, o cappella, dedicata a San Giobbe Profeta.

Anche se Giobbe è un profeta dell’Antico Testamento, a volte gli viene attribuito il titolo “santo”. Nel Medioevo veniva invocato come patrono contro la peste per via della malattia alla pelle da cui era afflitto (cfr. Giobbe 2, 7-13).

Nel XV secolo, la chiesa divenne famosa per la predicazione di San Bernardino da Siena, e fu in parte ricostruita nello stile rinascimentale con finanziamenti del Doge.

Oggi, mentre il nostro mondo lotta per contenere la diffusione del virus del Covid, la battaglia di Venezia contro le sue pandemie può offrirci una prospettiva rinnovata.

La comprensione veneziana della medicina e della scienza era sicuramente primitiva se paragonata a quella che abbiamo oggi, ma le cinque chiese votive contro la peste a Venezia sono un testamento della fede e della fiducia in Dio durante grandi prove e tribolazioni… che alla fine passano.

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