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Quando i problemi nel matrimonio danno buoni frutti

KŁÓTNIA

fizkes | Shutterstock

Orfa Astorga - pubblicato il 17/03/21

“Crisi” non è sempre sinonimo di “rottura”, al contrario! Ecco un esempio pratico

Chi ha l’esperienza di differenze penose nel matrimonio vive in genere un supplizio interiore prima di riuscire a ricostruire il rapporto con l’aiuto reciproco.

Fortunatamente ci sono anche storie a lieto fine, e questa è una di loro.

Marito:

“Stanco delle differenze e delle discussioni con mia moglie, che non mi ascoltava mai, me ne sono andato di casa prima che le cose peggiorassero. Ho cercato aiuto specializzato nella speranza che mi venisse offerto sostegno emotivo e ‘una certa ragione’ ai miei atteggiamenti… ma non è stato esattamente così.

Dopo aver esposto le mie argomentazioni principali, anziché una comprensione permissiva mi è stato proposto di non lasciar passare altro tempo e di affrontare la verità della mia diserzione matrimoniale come via più breve per liberarmi dalla sofferenza e riscattare la relazione.

Per questo ho chiesto a mia moglie di acconsentire a ricorrere a un aiuto specializzato, e fortunatamente ha accettato”.

Moglie:

“Ho acconsentito all’aiuto solo con per far sì che mio marito, che aveva esagerato ed è molto egoista, si convincesse del fatto che il nostro matrimonio non avrebbe avuto un futuro senza un cambiamento radicale da parte sua, oltre al fatto che un professionista lo confermasse.

Fin dalla prima seduta, però, ho riconosciuto la mia mancanza di retta intenzione. Anche se aspiravo a un nuovo inizio, a mio avviso la cosa giusta era fargli pagare con la stessa moneta il dolore che mi aveva provocato”.

Entrambi i coniugi

“Con l’aiuto ricevuto abbiamo iniziato ad ammettere un atteggiamento fondamentale per ottenere efficacia nella terapia. Innanzitutto, NO alla spirale del male.

Eravamo entrati in una spirale in cui il male si ripaga col male, ed entrambi avevamo la responsabilità di spezzarla, se volevamo rivivere il nostro amore. In caso contrario, avremmo affrontato un combattimento letale in cui nessuno sarebbe sopravvissuto.

Un modo per ottenerlo era non solo evitare reclami appassionati, ma anche vivere la carità reciproca. Sapendo dove si trovavano le ferite dell’altro, bisognava evitare di toccarle.

Non tutti i cambiamenti dipendevano dal più colpevole: la parte innocente doveva sviluppare le virtù che mancavano all’altro, come sua risposta emotiva migliore al problema.

Obiettivi della terapia

Quanto all’emotività:

  • Imparare a risolvere i problemi, gravi o meno, senza reagire attaccando l’altro ritenendolo responsabile.
  • Distinguere tra la dimensione reale del problema e la componente di emotività apportata da uno o da entrambi i coniugi che lo minimizza o lo aggrava.
  • Ammettere l’apprezzamento soggettivo del problema, visto che quello che può essere importante, grave o difficile può non esserlo altrettanto per l’altro.
  • Considerare l’esperienza degli impulsi emotivi a livello di danno emotivo, con le relative conseguenze morali.
  • Non fare appello a denigrazioni e giudizi morali, perché la persona è più dei suoi difetti, errori e limiti.

Quanto alla gestione del conflitto:

  • Accumulare esperienza di previsione riguardo a problemi reali, analizzando i fatti: cos’è successo, perché è successo, com’è successo.
  • Dare opportunità nella decisione, quando il problema si situa nell’area in cui uno dei coniugi ha più capacità o è naturalmente più portato, per la sua femminilità o virilità.
  • Nelle soluzioni, mantenere sempre una visione di futuro, in cui per avanzare si debbano prendere decisioni che implichino rischi sempre calcolati, perdendo il timore di sbagliare davanti all’altro.

Quanto a mantenere e far crescere l’unione:

Individualmente. Coinvolgendosi nel compito di essere la versione migliore di se stessi perché le differenze personali non si basino su un equilibrio di forze, ma su un’armonia di qualità, come se ciascuno, suonando il suo strumento, ottenesse una bella sinfonia.

Come coppia. Ritrovarci in quegli aspetti delle nostre rispettive personalità che ci hanno attirato e fatto innamorare quando ci siamo conosciuti, percorrendo, per quanto possibile, l’itinerario della scoperta reciproca: camminando in quel parco, i pomeriggi al cinema, andare a ballare…

Come unità. Sommare la nostra individualità e il rapporto di coppia per essere una cosa sola di fronte a problemi consistenti, siano essi risolvibili o meno, che richiedono di mettere in gioco dinamiche spirituali tali che il corso delle circostanze non le indebolisca, e il passare del tempo non le logori.

Come vale per tutti i matrimoni, il nostro cammino sarà tortuoso, e sappiamo che potrà arrivare una nuova crisi, di fronte alla quale risponderemo con la sicurezza derivante da ciò che abbiamo imparato come individui, come coppia e come unità”.

Consultateci scrivendo a: consultorio@aleteia.org

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