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Cos’è la prudenza, virtù essenziale per la vita cristiana?

KIM JESTEM?

Jacob Lund | Shutterstock

Centro de Estudios Católicos - pubblicato il 17/03/21

La persona prudente non cerca di avere sempre ragione, non è precipitosa, analizza le cose con obiettività, prevede con intelligenza

Una riflessione dell’allora cardinale Ratzinger riferendosi a San Giuseppe, sposo della Santa Vergine Maria, ci offre un esempio di ciò che è la prudenza, una sfida che consiste nella vigilanza interiore e nel coltivare la capacità di fare il bene e di prendere decisioni concrete, oltre ad aiutarci a evitare errori di cui pentirci in seguito.

Ratzinger indicava San Giuseppe come modello di prudenza, tutto il contrario rispetto a chi agisce in modo precipitoso, guidato dall’impulso.

La prudenza ci lega oggettivamente alla realtà, esigendo una conoscenza della verità che permette di fare il bene. È una virtù che conquistiamo con il tempo. Per questo Papa Benedetto XVI affermava che la prudenza è molto diversa dall’astuzia.

Virtù essenziale

La prudenza è una virtù essenziale per la vita cristiana. Secondo San Tommaso d’Aquino, è “la virtù più necessaria alla vita umana”, perché è una facoltà che impegna le nostre azioni e il modo in cui ci comportiamo.

Ci allontana dal trionfalismo, come anche dal pessimismo, aiutandoci ad avvicinarci alla realtà alla ricerca di vari fattori o elementi per agire in modo retto, avendo come prospettiva la speranza che ci dona la fede nella vittoria del Signore e nelle Sue promesse.

In questo contesto, la prudenza è intimamente unita alla verità. L’uomo prudente è colui che fa della verità il suo principale criterio di azione. La prudenza esige un’intelligenza disciplinata e vigilante, che non si lascia trascinare dai preconcetti; che non giudica in base ai suoi desideri e alle sue passioni, ma cerca sempre la verità, anche quando questa è scomoda.

Umiltà

Per crescere nella prudenza, è fondamentale crescere anche in umiltà. Il difetto contrario è l’imprudenza, che include la precipitazione, l’impulsività, la sconsideratezza, l’incostanza – insomma, la mancanza di controllo sulle passioni.

L’umiltà ci aiuta ad accettare che, come afferma David Isaacs, “abbiamo tutti qualche tipo di mania, piccola o grande, e questo può influenzare la visione oggettiva di ogni situazione”.

La prudenza va coltivata in modo costante e paziente. “Si tratta di discernere, di avere criteri, di giudicare e decidere”, aggiunge Isaacs. “Per conoscere la realtà, è innanzitutto necessario volerla conoscere e riconoscere che non si è in possesso di tutta la verità”.

“La persona autosufficiente e superba può considerare la propria capacità di conoscere la verità così superiore da non aver bisogno di mettere in discussione le proprie valutazioni iniziali, né di cercare di corroborare le informazioni di cui può disporre. L’atteggiamento che cerchiamo è quello per il quale la persona, senza sottovalutare il valore del proprio giudizio, riconosca i propri limiti e cerchi di analizzare obiettivamente i dati a sua disposizione”.

Tra gli elementi necessari per l’azione prudente c’è la docilità, che è il riconoscimento della nostra ignoranza. Joseph Pieper specificava che la docilità è “permettere di lasciarsi dire qualcosa”, e criticava con decisione la mancanza di disciplina e la mania di “voler avere sempre ragione”, che in fondo sono modi di opporsi alla verità.

Sagacia

Le persone prudenti imparano a coltivare la sagacia, l’obiettività di fronte all’inaspettato. Un antico detto afferma che le battaglie vittoriose hanno tanti generali, le sconfitte nessuno. Un buon generale sa che le sfide quotidiane superano facilmente i progetti migliori.

È impossibile premunirsi pianificando tutte le variabili. La persona prudente impara ad affrontare le situazioni impreviste con flessibilità, sagacia, perspicacia, abilità e creatività, cosa che non può essere confusa con il relativismo o con la cosiddetta “etica della situazione”.

La prudenza esige circospezione, perché vincola princìpi e circostanze. Visto che la vita umana si sviluppa mediante diverse situazioni concrete, bisogna analizzarle e canalizzarle.

“Come è proprio della previsione scoprire ciò che è in sé conveniente per un fine determinato – dirà San Tommaso –, la circospezione considera se questo è conveniente per quel fine nel contesto delle circostanze attuali”.

Precauzione

Richiede anche cautela, perché la bontà e la cattiveria si mescolano nei fatti contingenti. La precauzione ci aiuta a scegliere ciò che è migliore, mentre evitiamo mali che impediscono l’effettiva realizzazione del fine maggiore. Seguendo San Tommaso, possiamo concludere che la prudenza richiede il nostro miglior raziocinio.

Meditando sulla parabola di Gesù delle vergini prudenti, potremmo avere l’impressione che sembrasse ovvio prevedere la necessità dell’olio, visto che il corteo nuziale si sarebbe svolto all’alba. Ancora una volta, però, stiamo pensando dopo che è avvenuta la battaglia.

Gesù condanna nelle imprudenti proprio la loro mancanza di previsione, perché erano chiuse nelle loro abitudini rigide e compiacenti – un lusso che nessuna persona responsabile e che desideri crescere nella virtù si può concedere.

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