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Sotto la finestra in abiti da lavoro per salutare la moglie ricoverata

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Giulia Pascutti | Facebook

Paola Belletti - pubblicato il 16/03/21

Non è passato nemmeno a cambiarsi per arrivare il prima possibile a salutare sua moglie, ricoverata per una brutta pancreatite. La foto diventa virale. Lui si chiama Elia, sua moglie Giulia: giovani sposi, belli e innamorati.

Mi manchi tanto…

Questo è mio marito sotto la finestra della mia stanza di ospedale dove sono ricoverata da una settimana per una brutta pancreatite. Gli ho scritto che mi mancava tanto, e si è presentato con addosso ancora i vestiti da lavoro. Appena ha finito è corso da me pur di vedermi cinque minuti. Perché di più non mi permettevano di stare in piedi. Per me questo è l’amore.” ❤️

Giulia Pascutti

Di cosa abbiamo bisogno?

Siamo sul profilo Facebook del Corriere (ma la storia si trova anche su Repubblica e altri) e le parole riportate sono quelle della co-protagonista di questa piccola ma emblematica vicenda.

Questo invece il post originale della giovane e bellissima Giulia.

Niente di che, secondo le maglie che setacciano le notizie di solito: un marito che va di corsa a salutare la moglie ricoverata per un evento acuto, doloroso e rischioso come l’infiammazione del pancreas.

Eppure ha commosso tanti proprio perché è di questa ostinata normalità che abbiamo bisogno.

Marito e moglie, una carne sola anche a metri di distanza

Già prima, a dire la verità, lo si sapeva: quello che ci fa stare bene sono le persone, i rapporti fondamentali, qualcuno cui appartenere e da accogliere senza riserve e che anteponga il nostro bene a tutto, e noi il suo. Qualcuno che di fronte alla mia sofferenza se ne infischi di essere poco presentabile (mi soffermerei invece sul fascino della divisa, anche quella da operaio metallurgico o quel che sia) e venga a dirmi, con la sola presenza, che sono importante per lui, che vuole che stia meglio, che gli manco. Che lui già si sente bene al solo vedermi fosse anche per cinque minuti e a distanza di metri (così magari uno dei due poteva versare qualche lacrima, non vista).

Ecco la considerazione di Giulia sul motivo di tanto tam tam mediatico per una cosa in fondo normale, per chi ama.

Ha ragione:

è bello leggere di storie come la mia, dove l’amore vince e non conosce barriere e sapere che tante persone sanno ancora commuoversi per i piccoli grandi gesti perché è proprio così, quello di Elia è un gesto semplice che molte persone che amano farebbero…ma nella sua semplicità si racchiude “tutto” e sta tutta lì la sua bellezza.

“Amore, dove hai messo i calzoni puliti?”

Vedendo questa immagine, ve lo confesso, ho anche subito ceduto al classico siparietto che vuole il marito incapace di trovare alcunché in casa quando la moglie è assente. Mi è comparso sullo schermo della mente (pure lì, gli schermi!) un meme immaginario in cui vedevo lui corredato da fumetto che recitava: “Amore, come si chiude il gas?” o anche “Dove hai messo i calzoni puliti che non li trovo?”. E va bè, anche Osho e suoi epigoni hanno un lato romantico, sebbene nascosto dietro qualche velo di sarcasmo.

Giulia Pascutti, la moglie, è proprietaria della foto che ha scattato da una finestra dell’Azienda Ospedaliero-Unviersitaria Santa Maria della Misericordia di Udine.

Il marito, Elia Billia, riccio, barbuto e sorridente (a me sembra di vedere un sorriso), è lì per salutarla. Poco dopo arriveranno anche gli zii. Ah, la classica, monotona famiglia! Quella che nei momenti difficili diventa il solo rifugio, l’unico posto dove vorremo stare.

Guardano un po’ il loro profilo social si vede quanto sono giovani e belli. E sposati

La cura che dà sollievo, insieme alle medicine

Sarà pure a rischio retorica e pathos da quattro soldi ma è la verità: l’amore, soprattutto manifestato in gesti concreti, aiuta a guarire insieme alle pur necessarie medicine e competenze specialistiche.

Sappiamo ormai tutti, per esperienza diretta o mediata da pochissimi intermediari, che a chi è toccato un lungo ricovero in questo ultimo anno ciò che ha patito di più, oltre le sofferenze fisiche, è stata la solitudine, la paura dell’abbandono, l’angoscia di doversene andare da questo mondo senza nemmeno ricevere una carezza dai proprio cari, magari dal coniuge sposato mezzo secolo prima.

Sarebbe bello poter rimediare a questa privazione; chissà che invece a breve non sia più necessario e si possa tornare ad una vera normalità, che già di suo porta una sufficiente quota di fatiche.

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