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Lo sceneggiatore di “Basic Istinct”: “Dio, per favore, aiutami!”

JOE ESZTERHAS

LUCY NICHOLSON | AFP

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 12/03/21

Il Vaticano ha incluso la testimonianza dello sceneggiatore di Hollywood Joe Eszterhas nel nuovo sussidio pastorale “24 ore per il Signore”

Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha incluso la testimonianza del noto sceneggiatore di Hollywood Joe Eszterhas nel nuovo sussidio pastorale per vivere l’iniziativa “24 ore per il Signore”. La guida è intitolata “Egli perdona tutte le tue colpe” (Salmo 103, 3), e aiuta a vivere il sacramento della riconciliazione.

Nonostante la pandemia, Papa Francesco ha stabilito che l’iniziativa “24 ore per il Signore” si celebri nuovamente quest’anno, il 12 e il 13 marzo, in prossimitò della quarta domenica di Quaresima.

La testimonianza di Joe Eszterhas: fumo e alcool

Nel testo, si presenta la conversione di Joe Eszterhas quando i medici gli hanno diagnosticato un cancro alla gola nell’aprile 2001. “La conversione di Joe ricorda la scena biblica della donna che voleva toccare il manto di Gesù per essere curata”.

Il famoso sceneggiatore di Hollywood, autore della sceneggiatura del film Basic Instinct, ha raccontato come si sia visto crollare il mondo addosso. Si è sottoposto a un delicato intervento, nel quale gli è stato asportato l’80% della laringe e gli è stato inserito un tubo perché potesse respirare. Durante la visita post-operatoria, i medici gli hanno detto: “Deve smettere immediatamente di bere e di fumare, altrimenti morirà”.

“Ho iniziato a fumare a dodici anni”, ha scritto Joe in un libro autobiografico, “e a bere a quattordici. A 56 anni, non ho passato un solo giorno negli ultimi 44 senza fumare o bere qualcosa di alcolico”.

Famiglia cattolica

Joe è nato in una famiglia cattolica ungherese alla fine della II Guerra Mondiale, nel 1944. La sua famiglia è sfuggita dagli orrori della guerra in un campo di rifugiati gestito dagli Alleati, da dove in seguito è emigrata negli Stati Uniti.

Tutta la famiglia è stata segnata dalla sofferenza della madre, malata mentale e morta di cancro. Questi eventi hanno chiuso il giovane Joe all’esperienza della fede.

Da adulto, Joe Eszterhas ha iniziato a lavorare per un quotidiano di Cleveland come reporter di notizie poliziesche, coprendo innumerevoli sparatorie e guerriglie urbane.

In questo modo, ha sperimentato quotidianamente il lato oscuro, brutale e trasgressivo della sua città. Nel frattempo, ha anche scoperto che suo padre, durante la II Guerra Mondiale, aveva sostenuto i nazisti e aveva organizzato attivamente la propaganda antisemita.

Negli anni Settanta, il nome di Eszterhas è apparso sulla famosa rivista musicale Rolling Stone. Nel 1978 ha scritto la prima sceneggiatura, per il film F.I.S.T. Con Sylvester Stallone, poi un’altra per Flashdance nel 1983.

Negli anni Novanta, grazie a Basic Instinct, la rivista Time presentava Joe Eszterhas come “re del sesso e della violenza in America”.

BASIC INSTINCT

Con 16 film ha guadagnato circa mille milioni di dollari. Alla fine del XX secolo, all’auge della sua carriera hollywoodiana, però, Joe si sentiva vuoto.

L’intervento chirurgico cambia tutto

Un mese dopo l’operazione delirava: “Stavo diventando pazzo. Ero molto nervoso. Tremavo. Non avevo pazienza per niente. Gridavo contro mia moglie Naomi e i miei figli. Il mio cuore batteva accelerato. Non avevo appetito. Non riuscivo a ingoiare nulla”.

Il motivo di quello stato d’animo era ovvio: “Ogni terminazione nervosa richiedeva un sorso e una sigaretta”.

Joe ha allora deciso di fuggire. “Sono uscito di casa e ho iniziato a camminare. Camminavo più velocemente che potevo. Ero troppo vecchio per correre. Con quella marcia cercavo di superare i miei desideri e le mie dipendenze. Cercavo di superare il panico. Cercavo di superare l’autodistruzione. Cercavo di superare la morte”.

Passano i minuti, e Joe, vagando per il quartiere, si sente crollare. “Ho iniziato a piangere. Sapevo di essere in iperventilazione. Mi sono seduto su un marciapiedi. Le lacrime mi solcavano il volto. Ho visto come cadevano al suolo. Il mio cuore batteva così forte che bloccava tutto intorno a me, tranne i miei singhiozzi. Mi sembrava di non essere più umano. Ascoltavo i miei gemiti. Sembravo un animale ferito”.

Proprio in quel momento, l’inaspettato. “Potevo sentirmi balbettare qualcosa. Ho sentito quello che dicevo. Non riuscivo a credere a quello che avevo detto. Non sapevo perché lo avevo detto. Non lo avevo mai detto prima”.

Dio, per favore, aiutami!”

“Mi sono sentito ripetere continuamente: ‘Dio, per favore, aiutami!‘ Sapevo che non potevo dirlo, come non potevo dire nient’altro. La mia laringe era scomparsa quasi completamente. Ci avevano messo un tubo diabolico. Non avrei neanche potuto sussurrare, men che meno dire qualcosa. Ma mi sono sentito chiaramente mentre lo dicevo, e poi ripeterlo in continuazione”.

“Pregavo, chiedevo, supplicavo aiuto. Supplicavo Dio di aiutarmi. E pensavo: ‘Io? Pregare Dio? Supplicare Dio?’ Non pensavo a Dio da quando ero bambino, ma mi sentivo chiedergli aiuto tutto il tempo mentre gemevo di dolore. E all’improvviso il mio cuore si è calmato. Le terminazioni nervose hanno smesso di torturarmi. Ho smesso di tremare e di avere spasmi. Le mie mani hanno smesso di ballare… Mi sono alzato dal marciapiedi. Ho aperto gli occhi”.

La lotta più grande della mia vita

Dopo questa esperienza di preghiera e di fede ritrovata, Joe scrive: “Ho ripreso il cammino di ritorno a casa. Pensavo che avrei potuto riuscirci. Sarebbe stata la lotta più grande della mia vita. Sarebbe stato terribilmente difficile, ma con l’aiuto di Dio ho pensato che avrei potuto farcela. Avrei potuto uscire sconfitto o vittorioso. Se combattevo duramente e pregavo”.

“In quella giornata dannatamente calda mi è successo qualcosa. Per molto tempo non ho saputo come descriverlo, ma ora lo so. Sono stato salvato”.

Uno dei frutti della salvezza che ha ricevuto è stato l’avvicinamento alla vita parrocchiale, e soprattutto al servizio liturgico. Joe Eszterhas ha trovato una funzione molto semplice ma significativa: il crucifero, cioè colui che porta la croce.

“Nessuno mi ha obbligato a portare la croce nella parrocchia dei Santi Angeli. L’ho fatto come un modo per ringraziare Gesù per il Suo aiuto. Mi sono sentito onorato di farlo; è stato un piacere”.

Il sussidiario

Oltre alla testimonianza di Joe Eszterhas, il dicastero per la Nuova Evangelizzazione ha elaborato la Guida ufficiale in cui si offrono alcuni suggerimenti affinché le parrocchie e le comunità cristiane si preparino a vivere il sacramento della riconciliazione, della Confessione, del perdono o della guarigione.

“Dove, per motivi sanitari, le celebrazioni dei sacramenti non sono ammesse, oppure si possono svolgere con un numero limitato di persone, l’adorazione eucaristica potrebbe essere trasmessa online, preparando così i fedeli alla contrizione perfetta”.

“Nella serata di venerdì 12 marzo e durante l’intera giornata di sabato 13 marzo, sarebbe significativo prevedere un’apertura straordinaria della chiesa, offrendo la possibilità di accedere alle confessioni, preferibilmente in un contesto di adorazione eucaristica animata”, si legge nel documento.

A causa del Covid-19, il testo può anche servire per prepararsi (da soli o sotto la guida di un ministro) alla contrizione perfetta, nel caso in cui non sia possibile accostarsi temporaneamente al sacramento della riconciliazione.

Nella seconda parte si può usare durante il periodo di apertura delle chiese, perché chi vi può accedere per confessarsi possa essere aiutato nella preghiera e nella meditaizone attraverso un cammino basato sulla Parola di Dio.

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