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Brasile e Covid: fa male vedere un bimbo morire senza genitori

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Pablo Cesio - pubblicato il 11/03/21
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La testimonianza di una pediatra in prima linea nella battaglia contro il coronavirus

Cinara Carneiro è pediatra presso l'Unità di Terapia Intensiva (UCI) di Covid-19 dell'Ospedale Pediatrico Albert Sabin di Fortaleza, nello Stato di Ceará (nord-est del Brasile). Non tutte le mattine sono uguali per questa donna, che da quando giunge sul posto di lavoro svolge la sua missione di prendersi cura di neonati, bambini e adolescenti che lottano per rimanere in vita a causa della pandemia.

Il dolore più grande di Cinara consiste nel non poter avere un rapporto più umano con i minori, visto che la barriera rappresentata da mascherine e strumenti di biosicurezza impedisce anche solo di mostrare un sorriso.

Cinara è la protagonista di un articolo recente pubblicato da BBC Mundo Brasil attraverso il quale

emerge chiaramente il difficile momento che vive il Paese sudamericano nella sua lotta contro il coronavirus.

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I bambini in terapia intensiva

“L'interazione con il bambino, con maschera e camice, è una cosa che ci fa soffrire. Nella nostra unità non permettiamo la presenza di familiari come prima, per il rischio di contaminazione. Non abbiamo abbastanza equipaggiamenti di protezione personale da mettere a disposizione dei genitori”, ha affermato.

Anche se in Brasile è già iniziato il processo di vaccinazione, finora sta procedendo in modo lento. Nel frattempo i casi aumentano, e in vari Stati si stanno diffondendo varianti della pandemia, aspetto che tiene sul filo la regione.

Quando gli effetti diventano tangibili su fasce della popolazione come i bambini, però, tutto acquista un'altra dimensione.

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Morire senza vedere i genitori

Ecco una delle dichiarazioni più dure che Cinara ha rilasciato a BBC Mundo:

“Fa male vedere un bambino morire senza vedere i suoi genitori. Il lutto di quei familiari è molto duro per il fatto di non averlo visto, per non averne monitorato fisicamente il deterioramento. Per quanto cerchiamo loro di spiegare la situazione per telefono, molte cose bisogna viverle”, ha affermato.

Di fronte all'assenza dei familiari che non possono entrare nell'UCI, ad esempio, tutto il lavoro di sostegno ricade su professionisti come Cinara, per offrire le cure necessarie e supplire in qualche modo alla mancanza dei genitori.

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Il dramma continua

Al dolore di assistere alla sofferenza dei bambini si somma quello che ha a che vedere con i genitori, che oltre a non poterli vedere, quando ricevono la tragica notizia della morte non possono neanche toccare il corpo dei figli per questioni di protocollo.

“Come se non bastasse perdere una persona cara, non si può toccare. La quantità di sofferenza che circonda tutto questo è notevole. Siamo formati per prenderci cura delle persone, oltre che per curarle. E non ce ne possiamo prendere cura come prima”, ha indicato Cinara.

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Colletta per tablet

Nonostante tante difficoltà, non c'è per forza rassegnazione, e c'è spazio per la fiducia in Dio. Un esempio è un'azione promossa da vari membri del personale sanitario, che attraverso una colletta hanno acquistato dei tablet perché i bambini possano fare una videochiamata ai genitori.

Ecco qualcosa che riempie l'anima quando si riesce a concretizzare, come quando un bambino riesce a uscire da uno stato grave e a riprendersi. Lì si verifica un momento di vera gioia, di festa.


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Brasile, coronavirus e vita dei fedeli

Il Paese sudamericano attraversa un momento molto difficile, non solo perché è uno di quelli più colpiti al mondo, ma anche per tutto ciò che è collegato alle diverse varianti del virus. In luoghi come Manaos, in Amazzonia, la crisi dell'ossigeno si è aggravata, ma anche lì è apparsa la mano consolatrice di Chiesa, congregazioni religiose e organizzazioni collegate, dai Francescani ai Cavalieri di Colombo, per fare solo due esempi.

La situazione ha influenzato anche la vita dei fedeli brasiliani. Tra le notizie più recenti, spicca la decisione di sospendere le celebrazioni religiose in presenza. Tutto sembra indicare che anche quest'anno la Settimana Santa in Brasile sarà virtuale. Nel frattempo, si fa insistentemente appello al rispetto delle misure, a non prendere parte ad assembramenti e a vaccinarsi.

Da quando è stato confermato il primo caso di coronavirus in Brasile (26 febbraio 2020), sono stati registrati più di 11 milioni di positivi e oltre 265.000 vittime.