Una domanda che si pongono molte coppie è se il vaccino contro il Covid-19 può avere qualche effetto sulla donna se rimane incinta o già lo è, e sui suoi embrioni o feti. In questo contesto, si possono presentare varie circostanze, che analizzeremo sotto forma di domande.
In base ai dati disponibili a partire da saggi clinici o studi medici aggiuntivi rispetto a quelli finora realizzati, si può affermare che attualmente sono molto scarse le informazioni sul fatto che vaccinare le donne incinte possa avere effetti negativi su di loro.
Per cercare di ottenere questi dati, le case farmaceutiche Pfizer e Moderna, principali produttrici di vaccini mRNA, stanno attualmente analizzando i saggi clinici da loro realizzati per cercare di valutare in modo più preciso il possibile effetto che la vaccinazione può avere sulle donne incinte.
Anche la FDA statunitense e i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie di quel Paese stanno sviluppando sistemi che offrano la maggior sicurezza possibile per ottenere informazioni sui saggi finora elaborati sull'effetto della vaccinazione sulle donne incinte. Nel frattempo, la FDA statunitense sostiene che le donne incinte potrebbero vaccinarsi contro il Covid-19, opinione condivisa anche dall'OMS, dall'American College of Obstetricians and Gynecologists e dal Centro statunitense per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, perché a loro avviso attualmente non ci sono prove mediche sufficienti per affermare che esistano rischi specifici che possano contrastare il beneficio del vaccino nelle donne incinte. Ciò significa che a loro avviso si può affermare che il vaccino contro il Covid-19 non è dannoso per le donne incinte, per cui i vaccini dovrebbero essere disponibili ed essere amministrati alle donne incinte che desiderino vaccinarsi.
Ad ogni modo, il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists e il Royal College of Nursing britannici raccomandano che si vaccinino solo due gruppi di donne incinte: a) quelle incluse in gruppi ad elevato rischio medico, perché se sviluppassero il Covid-19 questo potrebbe evolvere in modo grave, e b) quelle appartenenti a un gruppo ad alto rischio professionale, come quelle lavorano in campo sanitario o nelle residenze per anziani. Per tutto questo, entrambi i collegi professionali consigliano che se una donna non rientra in uno dei due gruppi precedenti non si vaccini se non è incinta. In questo stesso senso, il Comitato Congiunto di Vaccinazione e Immunizzazione inglese riconosce i potenziali benefici della vaccinazione delle donne incluse in gruppi ad alto rischio, per cui solamente queste vengono raccomandate di vaccinarsi.
Ma a cosa può essere dovuta questa differenza di criteri tra gli esperti statunitensi e quelli britannici? Quelli del Regno Unito sostengono che, visto che l'azione dei vaccini non è stata sufficientemente valutata nelle donne incinte, è meglio aspettare che si disponga di più dati prima di raccomandarne la vaccinazione, tranne nel caso di donne incinte che siano incluse nei gruppi di rischio precedentemente riferiti. Quelli statunitensi, invece, pensano che si debba dare alle donne incinte la possibilità di vaccinarsi se lo desiderano.
Riassumendo, a nostro giudizio si può affermare che le prove mediche ottenute mediante i saggi clinici finora realizzati sono insufficienti per conoscere i possibili effetti avversi della vaccinazione delle donne incinte, per cui sembra prudente rimandare la vaccinazione fino alla fine della gravidanza, ma che conviene che si vaccinino le donne incinte incluse nei gruppi a rischio precedentemente menzionati.
Finora non esistono prove mediche del fatto che il vaccino contro il Covid-19 possa influenzare l'embrione o il feto delle donne incinte (1, 6, 10), visto che l'mRNA del vaccino ha una vita media molto breve, perché si degrada facilmente dopo essere stato amministrato; questo è il motivo per il quale i vaccini devono essere conservati a una temperatura molto bassa ed essere utilizzati rapidamente dopo la loro preparazione. Una volta che il vaccino è stato iniettato nel nostro organismo, questo distrugge le piccole quantità di mRNA che restano nel corpo, per cui è praticamente impossibile che l'mRNA del vaccino possa passare al feto attraverso la placenta (1, 10).
Quanto alle donne che possono rimanere incinte subito dopo aver ricevuto il vaccino, non esistono prove mediche del fatto che l'embrione o il feto possano risentire negativamente in queste circostanze, perché le loro cellule, quelle delle donne, metabolizzano rapidamente l'mRNA del vaccino, per cui questo non può influire sull'embrione o sul feto. Ciò sostiene l'idea che non sembra necessario evitare una gravidanza dopo la vaccinazione (1, 3). Per le donne che hanno ancora dubbi su cosa fare, però, un'ottima soluzione potrebbe essere non avere rapporti sessuali per circa 20 giorni dopo la vaccinazione, perché in quel lasso di tempo è prevedibile che il vaccino non abbia più alcuna possibilità di influenzare l'embrione o il feto.
A quanto pare non esistono prove mediche circa la probabilità che il vaccino possa influire sulla madre che allatta o sui suoi figli. Per questo, si può affermare che la donna che allatta può vaccinarsi (1, 3, 10).
Non esiste alcuna prova medica al riguardo. Il Royal College of Nursing e il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists britannici sostengono che non ci sia un meccanismo biologico plausibile relativo al fatto che il vaccino contro il Covid-19 provochi infertilità nella donna (7, 9, 11).
Anche la Società Britannica per la Fertilità e l'Associazione degli Scienziati Riproduttivi Clinici hanno reso pubblico un documento che sostiene la mancanza assoluta di prove e di ragioni teoriche per le quali un vaccino possa influire sulla fertilità della donna o dell'uomo (7 e 8).
La donna incinta con Covid-19 rischia di sviluppare una malattia più grave di una donna non incinta in età riproduttiva (6, 10). Potrebbe anche avere un rischio superiore di avere problemi collegati alla gravidanza e al parto, soprattutto parto prematuro, ipertensione ed emorragie post-parto (1, 2, 10).
Articolo pubblicato originariamente dall'Osservatorio di Bioetica dell'Università Cattolica di Valencia e riprodotto da Aleteia con permesso esplicito.