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Francesco a Qaraqosh: abbiate capacità di perdonare e coraggio di lottare

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Vatican News - pubblicato il 07/03/21
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I cristiani della città martire della Piana di Ninive abbracciano il Papa che incoraggia il popolo alla ricostruzione, a non arrendersi e a non perdere mai la speranza. Francesco che dalla cattedrale dell'Immacolata Concezione recita l'Angelus, pronuncia parole di conforto: anche di fronte alla devastazione con gli occhi della fede si vede il trionfo della vita sulla morte

Terrorismo e morte non hanno mai l’ultima parola. Il messaggio del riscatto e della speranza Papa Francesco lo lancia da Qaraqosh, chiamata Baghdede. Era qui, nella Piana di Ninive, a pochi chilometri da Mosul, che un tempo viveva la comunità cristiana più grande del Paese, prima che la devastasse la furia dello Stato islamico, che la occupò la notte del 7 agosto del 2014, distruggendo case e chiese, costringendo 120mila cristiani alla fuga e molti di loro ad una vita da sfollati nel Kurdistan iracheno. Da questa città, simbolo del martirio dei cristiani del terzo millennio, dalla cattedrale dell’Immacolata Concezione, ora ricostruita ma per tre anni poligono di tiro dei miliziani e che in parte mostra ancora le testimonianze della violenza dell’Is,  Francesco, pronunciando anche l'Angelus, ribadisce il “trionfo della vita sulla morte”:

Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parolaL’ultima parola appartiene a Dio e al suo figlio vincitore del peccato e della morte. Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte

Lo sguardo di Francesco passa dalla gente di questa città, che lo ha atteso con tanta speranza, che è testimone della “diversità culturale e religiosa” e di una bellezza che risplende “per la varietà e le differenze”, ai segni della distruzione, “della violenza, dell’odio e della guerra”. Tanto è stato distrutto e tanto deve essere ricostruito, avverte il Papa, che incita il popolo a seguire l’esempio di chi in precedenza in quel luogo, ha “adorato e lodato Dio”, di chi ha perseverato “con ferma speranza” nel cammino terreno, lasciando una grande eredità spirituale:

Abbracciate questa eredità! Questa eredità è la vostra forza! Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli. Non siete soli! La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta. E in questa regione tanti vi hanno aperto le porte nel momento del bisogno.

Questo è il momento di risanare gli edifici e i legami che uniscono tutti, sollecita il Papa, poiché l’unione degli anziani e dei giovani preserva il futuro, attraverso l’eredità della terra, della cultura e della tradizione, ma soprattutto della fede:  

Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, a custodire le vostre radici! Sicuramente ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca. Questo per voi era vero nei giorni più bui della guerra, ed è vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza. In questi momenti, ricordate che Gesù è al vostro fianco. Non smettete di sognare! Non arrendetevi, non perdete la speranza.

L’Iraq è terra di tanti uomini e di tante donne, “santi della porta accanto”, che vi potranno accompagnare verso un futuro migliore. Il Papa riprende le parole di Doha Sabah Abdallah, testimone cristiana della ferocia dell’Is, madre di uno dei tanti, troppi, piccoli martiri della città, per ribadire che è necessario il perdono “da parte di coloro che sono sopravvissuti agli attacchi terroristici”:

Perdono: questa è una parola chiave. Il perdono è necessario per rimanere nell’amore, per rimanere cristiani. La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi. Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare. So che questo è molto difficile. Ma crediamo che Dio può portare la pace in questa terra. Noi confidiamo in Lui e, insieme a tutte le persone di buona volontà, diciamo “no” al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione.

Non si devono dimenticare i doni e le promesse di Dio, chiede ancora Francesco, perché la gratitudine nasce dalla “memoria del passato” che “plasma il presente” e “porta avanti verso il futuro”:

Non stanchiamoci di pregare per la conversione dei cuori e per il trionfo di una cultura della vita, della riconciliazione e dell’amore fraterno, nel rispetto delle differenze, delle diverse tradizioni religiose, nello sforzo di costruire un futuro di unità e collaborazione tra tutte le persone di buona volontà.

Il Papa conclude con lo sguardo rivolto a tutte le madri e le donne dell’Iraq, ringraziandole per il loro coraggio:

Vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità!

Le madri “consolano, confortano, danno vita” ed è così che fa la Madonna, quella Madre alla quale il Papa, a chiusura dell'incontro, affida tutto il popolo cristiano della terra martire d’Iraq. Ed alla intercessione della Vergine Maria è dedicata la firma di Francesco sul Libro d’Onore, a chiusura dell’incontro di Qaraqosh:

Da questa chiesa distrutta e ricostruita, simbolo della speranza di Qaraqosh e di tutto l’Iraq, invoco da Dio, per intercessione della Vergine Maria, il dono della pace.