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Yazidi, Kakai, Mandei e Shabak: le minoranze che il Papa incontra a Ur

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© I.MEDIA/Hugues Lefèvre

Claire Guigou - pubblicato il 06/03/21

Oggi, 6 marzo 2021, papa Francesco parteciperà a un incontro interreligioso nel cuore della pianura di Ur, luogo d'origine di Abramo. Con l'occasione, il pontefice pregherà circondato da alti dignitari religiosi: grandi figure cristiane, sciiti e sunniti insieme, ma anche responsabili di minoranze perseguitate. Yazidi, mandei, kakai e shabak… Quali sono le quattro grandi minoranze rappresentate a Ur?

1Gli Yazidi, popolo perseguitato dall’Isis

Dopo i cristiani, gli Yazidi rappresentano la più grande minoranza religiosa d’Iraq. Mentre erano circa 500mila prima dell’arrivo dell’Isis, nel 2014, oggi è difficile fare una stima. È uno dei popoli più perseguitati dallo Stato Islamico.

Quel che li caratterizza – riassume Faraj Benoît Camurat, presidente di Fraternité en Irak – è la fede in un Dio unico, un’organizzazione della società in un sistema di caste e sottocaste. È una religione che oggi non ha più un Libro sacro, e che è tanto complessa che – a seconda delle caste – i fedeli non pregano con le medesime preghiere.

Gli Yazidi sono particolarmente legati a luoghi sacri come la foresta di ulivi di Bachiqa (a nord-est di Mosul), una macchia in parte incendiata dall’Isis nel suo passaggio, e dalla quale gli Yazidi avevano l’usanza di trarre un olio sacro. Tra i loro luoghi di culto più importanti figura il Monte Sinjar, sul quale stando alla loro tradizione (ispirata ai racconti biblici) si sarebbe posata l’arca di Noè.

I membri di questo popolo sono oggi principalmente ripartiti nella piana di Ninive e nel nord dell’Iraq; la loro città santa è Lalech.

2I Mandei, cugini dei cristiani

I Mandei (o Sabei) si considerano discendenti del profeta Giovanni Battista, del quale seguono gli insegnamenti. Per Faraj Benoît Camurat, essi sono i degni eredi della gnosi antica, un insieme di credenze che propone la liberazione mediante la conoscenza.

Organizzati per caste, essi praticano in particolare un rituale di perdono dei peccati attraverso un’abluzione battesimale che consiste nell’immergersi in acqua viva dopo aver osservato un tempo di isolamento. Devono pure rispettare un regime alimentare molto stretto, che proibisce loro ad esempio di comprare cibo già pronto.

Sembrerebbe che ci fossero tra i 50mila e i 70mila Mandei, in Iraq, prima dell’invasione americana del 2003, ma questi ultimi sono stati particolarmente perseguitati da Al-Qaeda, e oggi non sarebbero più di 10mila. «Sono stati presi di mira – spiega Faraj Benoît Camurat – perché possedevano dell’oro». In effetti i Mandei si sono trasmessi di generazione in generazione una grande tradizione di oreficeria.

Sheikh Sattar Al Helou, attuale guida spirituale dei Mandei, attende con impazienza di incontrare papa Francesco, che egli considera “suo cugino” per il legame carnale che congiungeva Giovanni Battista a Cristo. Oggi i Mandei sono installati nel sud dell’Iraq, a Maysan, Bassora o ancora nel governatorato di Babilonia.

3I Kakai, discendenti dello zoroastrismo

È senza dubbio una delle minoranze irachene di cui si sanno meno cose – dice Faraj Benoît Camurat –, ma numerosi ricercatori concordano sul fatto che la loro fede si radichi nell’epopea di Scià Nâmeh [poema epico che contiene il mito fondatore della Persia, N.d.R.]

Questa religione, probabilmente derivata dallo zoroastrismo, potrebbe essere comparsa dopo la riforma di Babak, uno dei principali capi rivoluzionari persi, nel I secolo della nostra era. Se hanno dei punti in comune con gli sciiti, i fedeli kakai non possono tuttavia esservi assimilati. Le poche decine di migliaia tra loro che risiedono in Iraq sono storicamente installate nella piana di Ninive, a sud del Kirkuk e accanto al Solimano, nel Kurdistan iracheno.

È una comunità molto solida – prosegue il direttore di Fraternité en Irak –, che ha un vivo senso dell’aiuto reciproco e che condivide con gli Yazidi il radicamento nei luoghi di culto.

4Gli Shabak, una branca degli sciiti

Bisogna considerare gli Shabak come facenti parte della grande famiglia degli sciiti? La questione divide gli specialisti. Faraj Benoît Camurat osserva:

Sembrerebbe che il sentimento di appartenenza allo sciismo non sia molto antico. [Oggi] le loro manifestazioni esteriori religiose prendono forme che assomigliano a quella dello sciismo.

Secondo Camurat, questa piccola minoranza – difficile da stimare in termini numerici – ha delle vere somiglianze con l’alevismo, una branca dell’islam. Gli Shabak parlano pure un proprio dialetto, lo shabaki: una lingua che, benché prossima al curdo, non è perfettamente compresa da questi ultimi. È una minoranza tanto più complessa in quanto esistono degli Shabak sunniti.

Sbeffeggiato dall’Isis, questo popolo era stato tuttavia perseguitato già prima dell’arrivo dello Stato Islamico in Iraq. Disseminati nei piccoli villaggi della piana di Ninive, gli Shabak coabitano in alcuni centri con la comunità cristiana, ad esempio a Bartalla oppure a Karmeles.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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