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Si può ritardare la Settimana Santa per il coronavirus?

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Benito Rodríguez - pubblicato il 04/03/21

In Spagna, una serie di scienziati ha proposto di ritardare di tre settimane l'inizio della Settimana Santa

Alcuni scienziati dell’Università Politecnica di Madrid propongono di spostare nel calendario la Settimana Santa per disporre di un maggior numero di persone vaccinate contro il coronavirus.

Credono che sarebbe bene ritardare la data di tre settimane, passando dal 1° al 23 aprile. È una proposta basata su criteri epidemiologici ed economici: potrebbero essere più sicuro, salvare il turismo e forse permettere alcune processioni. Ma è possibile? Si tiene conto di ciò che si celebra e del sentimento religioso?

Cosa dice la Chiesa cattolica? Cosa determina la data della Settimana Santa?

È normale che le date della Settimana Santa cambino ogni anno, e di fatto possono esserci variazioni fino a 28 giorni. A differenza di quello che possono pensare molti, non sono i criteri religiosi a determinare quando si celebra, ma il calendario lunare. La Domenica di Resurrezione coincide sempre con la domenica successiva alla prima luna nuova dopo l’equinozio di marzo, quando inizia la primavera. Sarà quindi sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile

Cosa propongono gli scienziati?

Gli scienziati propongono di spostare la Settimana Santa all’ultima settimana di aprile. Il Giovedì Santo non sarebbe più, quindi, il 1° aprile, ma il 22, e il Venerdì Santo sarebbe il 23 anziché il 2. A loro avviso, questo cambiamento di date aumenterebbe il tasso di vaccinazioni tra i gruppi più vulnerabili, e ridurrebbe notevolmente il rischio di contagi.

Ricordano anche che è abituale che nei periodi di vacanza la popolazione rispetti meno le misure di sicurezza, cosa che potrebbe provocare una nuova ondata come a dicembre.

Pur riconoscendo la difficoltà di modificare le date in così poco tempo, sottolineano anche che in altri anni la Settimana Santa è stata celebrata senza problemi l’ultima settimana di aprile. Per loro, sarebbe una boccata d’ossigeno per i settori compromessi dal coronavirus, come quello turistico e quello alberghiero.

Cosa dice la Chiesa? “È inamovibile”

Fonti della Conferenza Episcopale Spagnola consultate da Aleteia affermano di non prevedere un rinvio della Settimana Santa. “È inamovibile”, dicono, ricordando che si tratta di feste liturgiche radicate, accompagnate da grande fervore popolare.

La Domenica di Resurrezione è la festa più importante per i cristiani, la vittoria di Cristo sulla morte. Questa data condiziona quindi il Giovedì e il Venerdì, e a sua volta tutto il calendario liturgico.

E la Quaresima?

Un interrogativo che susciterebbe questo cambiamento riguarda ciò che accadrebbe alla Quaresima. Nel calendario liturgico è stabilito che si tratta di 40 giorni prima della Settimana Santa, come i 40 giorni che Cristo ha trascorso nel deserto. Nel caso si ritardasse di tre settimane, avremmo una Quaresima di 61 giorni?

Date diverse in base al Paese?

La proposta è stata avanzata in Spagna, Paese molto colpito dalla pandemia e in cui il turismo è una fonte di entrate fondamentale. Questo farebbe sì che in Spagna la Settimana Santa non coincida con la celebrazione in altre parti del mondo. Potrebbe darsi che il giorno in cui il Papa celebra a Roma la Via Crucis del Venerdì Santo in Spagna non corrisponda alla commemorazione della Passione e Morte del Signore, o che le celebrazioni in Terra Santa non coincidano con le feste in Spagna.

Non sarebbe immaginabile una divisione dei cattolici nella celebrazione delle loro feste più importanti. La Chiesa cattolica è universale, e celebra unita le sue grandi feste.

Le Confraternite della Settimana Santa, che si rendono conto di non poter uscire in processione per il secondo anno consecutivo, non vedono di buon occhio il cambio di date, separando i festeggiamenti dal sentimento religioso, e ricordano che al di sopra di tutto, le processioni commemorano la Passione, Morte e Resurrezione di Cristo.

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