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La Provvidenza funziona molto meglio di Tinder

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Di Iakov Filimonov|Shutterstock

Francesca Di Giovanni - pubblicato il 03/03/21

Francesca è la quarta di sei figli e nella sua giovane vita ha conosciuto e raccolto tante storie di incontri sfociati in matrimonio in cui si vede distintamente l'azione della Provvidenza. Ha deciso di raccontarle per incoraggiare i tanti ragazzi e ragazze che cercano il vero amore e rischiano di cedere allo sconforto..

Sono in macchina: sto ripensando al messaggio ricevuto questa mattina. Vedo il cellulare illuminarsi, è il simbolino di Messanger: mi ha ri-risposto. Al primo semaforo prendo in mano il cellulare e apro il messaggio. Di nuovo quella risposta: mamma mia quanto non la sopporto!
E così, ferma a questo semaforo, mi viene un’idea: io scrivo tutto. Queste storie ora le scrivo e le pubblico.
Ma come si pubblica?
Poi ci penserò, per ora inizio a scriverle. Perché io, risposte così, proprio non le posso più soffrire.

Quarta di sei fratelli

Mi chiamo Francesca, Francesca Maria per l’esattezza, ho studiato chimica alle superiori e Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all’università: una chimica irrecuperabile, in sostanza. Non ricordo di aver mai voluto fare nient’altro da grande (se escludiamo l’exploit avuto in terza media, quando ho pensato di avere la dote dell’insegnamento e volevo iscrivermi alle magistrali… penso che tutti i ragazzini a cui ho dato ripetizioni di chimica negli anni successivi abbiano ringraziato il cielo per il mio rinsavimento).

Ma questo non c’entra nulla, in realtà, con quello che voglio raccontarvi.
Sono la terza… o la quarta di sei fratelli. Le teorie sui gemelli sono molte, ma ad un certo punto Fede ed io, stufe di non sapere in che punto della scaletta familiare collocarci, ne abbiamo scelta una e lei è ufficialmente diventata la terza ed io la quarta, guadagnando ben tre minuti di giovinezza in più. Quindi, quando lei avrà ufficialmente novant’anni, io sarò ancora per tre minuti un’ottantenne… non male come conquista! almeno per me.




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Di cosa si parla con i grandi?

Quando eravamo piccoli il nostro papà, a turno, ci portava con lui nei viaggi di lavoro. Macinavamo pranzi e cene con persone nuove come i nostri compagnetti macinavano cartoni animati.
E quando gli adulti finivano di parlare delle “cose da grandi”, volevamo anche noi fare la nostra parte, per far capire ai grandi che anche noi eravamo in grado di intrattenere una conversazione. Ma di che cosa parlare? Di temi economici non eravamo pratiche (anche se la paghetta istituita da mamma e papà per i bei voti a scuola ci stava istruendo a far bene i conti… come si suol dire: “di necessità virtù”), l’attualità manco sapevamo cosa fosse… quindi, come introdurci nei discorsi di questi signori (uomini perlopiù)?

La domanda giusta

Fu così che un giorno scovammo la domanda vincente. Ad un pranzo, guardando la fede all’anulare sinistro di un signore, ci uscì spontanea per la prima volta la domanda: “Ma lei come ha conosciuto sua moglie?”.
SBAMMM!
Scoprimmo subito la potenza di questa frase, capace di far sciogliere chiunque in racconti simpaticissimi, facendoci sentire quegli adulti così grossi, un po’ meno… grossi. Diventò la nostra chiave d’accesso al mondo dei grandi.

Versione maschile vs versione femminile

Talvolta, Fede ed io rimanevamo così rapite dal racconto che loro, dimenticandosi di avere davanti due bambine, si allargavano nella risposta, passando alla storia dei loro genitori, a volte perfino dei nonni. Delle vere saghe familiari stile Dallas (che in realtà non ho mai visto, ma è così che me lo immagino).
Ovviamente ci siamo specializzate anche nella variante femminile: “Come vi siete conosciuti lei e suo marito?” e qui facevamo notte… eh sì, gli uomini sono più concreti e spicci di noi donne, bisogna riconoscerglielo.

Il cuore è sempre lo stesso: cerca la pienezza

Sono passati gli anni, Fede ed io siamo cresciute, e purtroppo non possiamo più fare quella domanda con l’estrema semplicità che avevamo da bambine (che peccato!). Crescendo, abbiamo capito che dietro ad ognuna di quelle storie, uniche nel loro genere, si nascondeva il bisogno universale dell’uomo di essere amato e di essere amato per sempre. Siamo certe che quel bisogno di amore non è cambiato minimamente, anche se oggi non è più così scontato ottenere una risposta gioiosa alla nostra domanda jolly.
A rivelarcelo è il nostro cuore, il mio prima di tutti (notate la difficoltà che ho nell’usare il singolare??!), e ce lo conferma il cuore di tante amiche che negli ultimi tempi ci hanno scritto, confidandosi con noi e mostrandoci una parte di realtà che non pensavamo avesse dimensioni così grandi: ci sono una marea di ragazze e ragazzi che vivono una lotta continua tra quel bisogno pazzesco di amare e di essere amati, in modo unico e totale, per sempre, e la realtà frustrante di vedersi intorno un contesto sempre più scoraggiante, che suggerisce loro di abbassare l’asta, di non sognare troppo in grande, di accontentarsi di quello che si trova.
“Meglio un uovo oggi che una gallina domani”.


TEENAGERS, LOVE, PARK

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Gesù c’entra con tutto, anche col bisogno di trovare un fidanzato

Fede ed io, oggi, abbiamo trent’anni, e di storie ne abbiamo raccolte a valanghe: Fede stessa, con suo marito, sposato cinque mesi fa, ne ha una stupenda (mio cognato Giovanni ha iniziato a raccontarla in quest’articolo –> In uscita nuovo libro collana UOMOVIVO: la dentoteologia , ma a me la versione lunga di Fede piace di più). Nel frattempo abbiamo fatto un cammino di fede che, con i nostri alti e bassi, ci ha permesso però di capire come il rapporto con Gesù non sia qualcosa di sganciato da questo bisogno di amore e di pienezza che ci portiamo dentro, anzi.

C’è solo una “Community” che ci accoglie davvero

Tante ragazze (amiche da una vita e amiche incontrate attraverso i social) ci hanno scritto (grazie per la fiducia!) in questi mesi, sconfortate da relazioni dimostratesi inconcludenti, avvilite in una ricerca spasmodica del loro “San Giuseppe”. La mia risposta classica è: “Vedrai arriverà, ti prometto che ci prego (e lo fo’ davvero né) e guarda che tutta la combriccola Lassù, capitanata da San Giuseppe, è fantastica quando si tratta di far conoscere due persone!

Più concreti di Tinder

Sono concreti quanto può esserlo un Tinder: ho visto con i miei occhi le cose che sono capaci di fare. quando vogliono far conoscere due persone Affidati a Loro!”.
Di solito ricevo la risposta più diplomatica che si possa dare quando non si è convinti, come quella che ho ricevuto questa mattina: l’emoji che profondamente e segretamente odio, perché non dice nulla sullo stato d’animo di chi te la manda, ma è una terra di mezzo, tiepida: il POLLICE ALZATO.
(OK… ma ok cosa? Ok, sono felice, ok, sono triste, ok, mi hai rincuorato, ok, anche mia nonna dice così… Ok cosa??).

Fiducia nella Provvidenza e nella sua fantasia

Al che mi sono decisa.
Io le devo scrivere queste storie viste con i miei occhi! Io devo scrivere della fantasia pazzesca che Dio ha avuto con tanti dei miei amici che si sono affidati a Lui per incontrarsi, io devo scrivere su cosa fondo la mia speranza e la mia certezza, in modo che tante persone non si perdano d’animo e pensino: “Se per loro è stato possibile, perché non per me?”.
Perché io, quei cavolo di pollici alzati, non li voglio più vedere.




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