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Gli effetti positivi della ricerca per i vaccini anti Covid-19

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Di arda savasciogullari|Shutterstock

Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 02/03/21

La pandemia ha accelerato la ricerca sui vaccini: si aprono nuove prospettive di cura per numerose infezioni virali.

Lo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19

Dopo solo dieci mesi dal sequenziamento del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2, sono partite in tutto il mondo le campagne di vaccinazione contro il COVID-19.

Non era mai successo prima e nemmeno era immaginabile lo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci al 95%. I vaccini rappresentano una rivoluzione nella prevenzione delle malattie infettive, che restano una minaccia planetaria.
Da decenni si stavano studiando nuove tecnologie per vaccinare in quanto le vaccinazioni sono a tutt’oggi la via migliore per prevenire le malattie infettive. Infatti i vaccini insegnano al corpo a riconoscere e distruggere i microrganismi che causano malattie: si calcola che salvino tra i 2 e i 3 milioni di vite ogni anno.

Vaccini a mRNA

Sono per la gran parte costituiti da microrganismi indeboliti, frammenti di proteine sulla loro superficie che vengono somministrati per addestrare il sistema immunitario a riconoscere il microrganismo invasore. L’utilizzo di materiale genetico per sviluppare vaccini – e in particolare l’RNA, acido ribonucleico -, con il quale sono stati sviluppati i primi due vaccini contro il COVID-19 (Pfizer-BioNTech e Moderna) era in studio dagli anni ‘90. Più snella rispetto agli approcci convenzionali, la tecnologia genetica ha l’obiettivo di portare nelle cellule di un individuo le informazioni genetiche per produrre le proteine del possibile invasore e far loro produrre gli antigeni, trasformando essenzialmente il corpo nella loro fabbrica. Questa tecnologia, che in realtà è semplice e rapida, ha permesso ai ricercatori di accelerare molte fasi dello studio e dello sviluppo dei vaccini. Con questa tecnica, basata sull’utilizzo dell’RNA messaggero (mRNA), molti studi erano già in corso, come quelli per preparare un vaccino contro il Citomegalovirus e lo Zika virus (che causano malattie nei neonati se la mamma si infetta in gravidanza) e contro la rabbia.

Nuove speranze per debellare tbc, HIV e malaria

La pandemia da COVID-19 ha accelerato il processo, mettendo in gioco tutte le principali aziende farmaceutiche che in un modo o nell’altro stavano da tempo lavorando in questa direzione.
È iniziata di fatto una nuova era, quella dei vaccini su base genetica, e l’intenso interesse in questo campo potrebbe ora portare alla preparazione di vaccini per malattie particolarmente resistenti, come la tubercolosi, l’HIV e la malaria.

Possibili applicazioni future

Inoltre la velocità con cui possono essere realizzati potrebbe migliorare i vaccini contro l’influenza stagionale, che cambiano ogni anno, rendendoli più vicini ai ceppi influenzali circolanti e aumentandone di molto l’efficacia che ancora è piuttosto bassa (circa 60%).

Le applicazioni future di queste tecnologie devono affrontare alcune sfide: le materie prime sono costose, vi possono essere effetti collaterali e la distribuzione richiede una complessa catena del freddo. Si stanno mettendo a punto vaccini diversi, come quelli a DNA, che sono meno costosi e più stabili per mesi a temperature meno fredde. Altri vaccini a RNA utilizzerebbero nanoparticelle lipidiche più purificate e stabili a temperature normali. La purezza di queste molecole è importante per ridurre la gran parte degli effetti collaterali.

Modalità di somministrazione

Anche per la modalità di somministrazione vi saranno in seguito novità interessanti, come la possibilità di utilizzare un cerotto indossabile sulla pelle, costellato di minuscoli microaghi dissolvibili, che fanno penetrare lentamente il vaccino nel corpo, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali.
La sicurezza dei nuovi vaccini verrebbe aumentata anche con una metodica che riduce le dosi, utilizzando molecole di mRNA con la capacità di auto-replicarsi, includendo nell’RNA anche le istruzioni per copiare se stesso. Questo RNA replicante imita più da vicino un’infezione virale naturale, innescando una risposta immunitaria più forte e più ampia, che potrebbe consentire la vaccinazione con una sola dose.

Possiamo dire quindi che la pandemia ha innescato un potente processo di sviluppo della ricerca sui vaccini. Questo processo non si arresterà al vaccino per il Nuovo Coronavirus, ma anzi segnerà una svolta non solo per l’aumento delle nuove possibilità tecnologiche ma anche, per certi versi, nel miglioramento della collaborazione scientifica tra i diversi centri di ricerca a livello globale.

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