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Gesù ci dice di agire come Dio, donando tutto noi stessi

ragazzo a braccia aperte

Di PKpix|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 01/03/21

Sembra una richiesta irrealizzabile: come facciamo a comportarci come Dio? Dobbiamo imitare la sua natura che è quella di donare Sè stesso senza calcolo. Questa è la strada maestra per la felicità.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio ». (dal Vangelo di Luca 6,36-38)
“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Potrebbe suonare come presuntuosa la richiesta di essere come il Padre. Chi di noi può avere la pretesa di comportarsi come Dio?
Eppure la santità consiste esattamente nel pensare e agire come Dio pensa e agisce.
Ma questo senza andare alla ricerca di segni sensazionali. Il miracolo a cui siamo chiamati è quello di diventare uguali a Dio nella misericordia, nella rinuncia a giudicare, a condannare, nella capacità di perdonare: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.
Ma forse la cosa che più ci fa essere come Dio è il capovolgimento di quella che è l’indole predatoria che ognuno di noi si porta dentro. Infatti ci è naturale pensare che è nel verbo “prendere” la radice della felicità.
Il Vangelo invece ci insegna il contrario, e cioè che ogni uomo si realizza pienamente nella sua umanità solo quando è disposto a “donare” e non a “prendere”: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
Ma la saggezza di fondo di una simile richiesta si poggia su un assunto universale, valido per ogni uomo: Ti sarà fatto esattamente come tu farai al tuo prossimo. Solo quando le conseguenze delle nostre scelte le misuriamo su noi stessi ci accorgiamo di quanto siano buone o cattive.
Finché facciamo agli altri delle cose che non conosciamo sulla nostra pelle, allora rischiamo di desiderare per noi misericordia e tenerezza e riservare agli altri giudizio e durezza. In questo modo Gesù, nel vangelo di oggi, sembra ricordarci che ancora una volta non possiamo separare i tre amori con cui siamo chiamati a vivere la nostra vita: l’amore a Dio, l’amore al prossimo e l’amore a noi stessi. Non puoi desiderare di essere amato da Dio se non ami il tuo prossimo, ma puoi amare il tuo prossimo solo se lo ami come te stesso, e quindi in fondo solo se ti ami davvero puoi amare entrambi.
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