Le penitenze non servono per fare del male
La Quaresima è un periodo per lottare contro i nostri peccati, un momento di riflessione, penitenza e conversione spirituale in preparazione al mistero pasquale. Il Catechismo afferma che “agli occhi della fede, nessun male è più grave del peccato, e niente ha conseguenze peggiori per gli stessi peccatori, per la Chiesa e per il mondo intero” (n. 1488).
Guardando Gesù sfigurato e distrutto sulla croce, comprendiamo l’orrore che rappresenta il peccato. C’è voluta la morte di Cristo perché ci liberassimo del peccato e della morte eterna, la separazione dell’anima da Dio. La Chiesa ci propone allora 40 giorni di penitenza, di resistenza contro il peccato in Quaresima.
Questa pratica si basa sulla vita del popolo di Dio. Per 40 giorni e 40 notti è caduto il diluvio che ha inondato la terra e ha estinto l’umanità peccatrice (cfr. Gn 7, 12). Per 40 anni, il popolo eletto ha vagato nel deserto, come punizione per la sua ingratitudine, prima di entrare nella terra promessa (cfr. Dt 8, 2). Per 40 giorni, Ezechiele è stato steso sul suo fianco destro, a rappresentare il castigo imminente di Dio sulla città di Gerusalemme (cfr. Ez 4, 6). Mosè ha digiunato per 40 giorni sul Monte Sinai prima di ricevere la rivelazione di Dio (cfr. Es 24, 12-17). Elia ha viaggiato per 40 giorni nel deserto, per fuggire dalla vendetta della regina idolatra Jezabel ed essere consolato e istruito dal Signore (cfr. 1 Re 19, 1-8). Gesù stesso, dopo aver ricevuto il Battesimo nel Giordano e prima di iniziare la sua vita pubblica, ha trascorso 40 giorni e 40 notti nel deserto, pregando e digiunando (cfr. Mt 4, 2). È un tempo di lotta contro il male.
San Paolo ci offre un’indicazione precisa: “Vi esortiamo a non ricevere la grazia di Dio invano; poiché egli dice: ‘Ti ho esaudito nel tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza’.
Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!” (2 Cor 6, 1-2). La liturgia della Chiesa applica queste parole in modo particolare al tempo di Quaresima. “Convertitevi e credete al Vangelo”, e “Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai”.
Invito alla conversione
Il primo invito è alla conversione, un avvertimento contro la superficialità del nostro modo di vivere. Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino di vita: un’inversione di percorso vera e totale. Conversione è andare controcorrente, contro la vita superficiale, incoerente e illusoria che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male, o almeno suoi prigionieri.
Gesù Cristo è la meta finale e il senso profondo della conversione, la via che sogniamo di percorrere, lasciandoci illuminare dalla Sua luce e sostenere dalla Sua forza. La conversione è una decisione di fede, che ci avvolge completamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. La conversione è il “Sì” totale di chi offre la sua vita a Gesù per vivere il Vangelo. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).