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Come parlare di sessualità con i figli?

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Mladen Zivkovic / Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 19/02/21

Il cortometraggio che ogni genitore dovrebbe vedere!

di Andrés D’Angelo

Uno dei temi che risulta in genere più difficile affrontare nel rapporto genitori/figli è quello della sessualità.

La mia generazione (ho appena compiuto 52 anni) ha avuto genitori che in generale consideravano il tema della sessualità un tabù e non ne parlavano con noi, o se lo facevano era con pudore, timori e spesso un certo puritanesimo che ci lasciava più confusi che informati.

La generazione dei miei figli, al contrario, ha la sessualità fin sopra ai capelli. I programmi di “educazione sessuale integrale” promossi dai Governi in modo quasi unanime in tutto il mondo offrono loro una “sovrainformazione” sulla sessualità. I giovani sono informatissimi… e confusissimi.

Parliamo della prima volta

Il video che vi presento oggi è un corto intitolato L’iniziazione di Fabrizio, vincitore di vari premi internazionali, che ritrae il momento in cui una coppia di adolescenti si prepara ad avere il primo rapporto sessuale.

Quando ha vinto il premio della giuria infantile a Berlino, la catena DW ha presentato il corto in questo modo:

“Il cortometraggio racconta i preparativi di un adolescente e dei suoi amici del suo primo nido d’amore. ‘Siamo già insieme da un anno, due mesi e 27 giorni… e lei mi guarda con quello sguardo che è come un trampolino’, dice Fabrizio.

Lo spettatore si rende conto dei suoi pensieri guardando il protagonista in mezzo a una guerra di gavettoni con la fidanzata, Nadia.

Insieme ai suoi amici, Fabrizio elabora un progetto raffinato per trasformare una vecchia automobile in un nido d’amore. Il cineasta Mariano Biasin (Buenos Aires, 1980) mette in contrasto l’esperienza dei protagonisti con l’atteggiamento ambivalente dei genitori al momento di giudicare la prima esperienza sessuale degli adolescenti”.

Il corto mi sembra geniale proprio per questo contrasto. Ritrae con umorismo l’iniziazione sessuale fallita degli adolescenti e termina con un finale aperto. Dovete vederlo tutto!

Cos’è l’educazione sessuale?

Molti genitori credono che l’educazione della sessualità consista in una conversazione su uccellini e api tra gli 8 e gli 11 anni e che lì finisca tutto.

In quel modo, i figli sono al sicuro e potranno trascorrere l’adolescenza “sani e in famiglia”. Sembra però che non sia così, e di fronte alla sovrainformazione che c’è ovunque, alla sessualità esacerbata, al problema della pornografia disponibile a tutte le ore da qualsiasi parte, una conversazione non basta.

Né una, né cento. Non si tratta di mettere a sedere i ragazzi e fare loro una predica sui pericoli della sessualità, né di volerli spaventare con informazioni su gravidanze adolescenziali e malattie a trasmissione sessuale.

Il grido di guerra degli adolescenti è “A me non succederà!” Una delle caratteristiche della maturazione del cervello adolescenziale è che ha come fattore ultimo di sviluppo il calcolo dei rischi e l’assimilazione delle conseguenze delle proprie azioni.

L’educazione sessuale, allora, non può essere una conversazione, né minacce o prediche: deve essere impartita come parte dell’educazione integrale dei nostri figli, e dev’essere una costante.

Non possiamo riposare, né pensare di aver già “risolto” la cosa, perché proprio questa falsa fiducia è quella che porta a risultati come quello del filmato: i ragazzi informatissimi e disorientati, e i genitori senza informazione né orientamento da offrire loro.

Educare per amare

L’asse centrale della nostra educazione dev’essere il fatto che i nostri figli siano persone che possano amare ed essere amate, e questa non è una cosa che si possa improvvisare: l’educazione integrale dei nostri figli non dev’essere settorizzata come in una scuola.

Non possiamo fare un’ora di conversazione settimanale sulla sessualità e sui metodi anticoncezionali, un’altra sull’affettività, un’altra sulle emozioni… No: l’educazione in casa non funziona così.

C’è però qualcosa che è chiaro: per insegnare ad amare, gli unici idonei, gli unici ad avere la capacità, la Grazia di Stato, il carisma e l’amore necessario siamo noi genitori.

Né lo Stato né la Chiesa, né un esperto in sessualità potrà insegnare meglio ai nostri figli ad amare e ad essere amati. Una delle basi di questa realtà di amare ed essere amati è la sessualità, e questa base deve inserirsi nel contesto adeguato, rispettando la sensibilità, la maturità e lo sviluppo del figlio.

E chi conosce alla perfezione la sensibilità, la maturità e lo sviluppo sono naturalmente i genitori. Per insegnare ad amare bisogna amare, non c’è altra strada.

Il movimento si dimostra camminando, l’amore amando. E chi ama di più i bambini sono i genitori. Quando arriva qualcuno di “esterno” e dice che insegnerà ai nostri figli una parte importante di quello che vuol dire amare, senza tener conto della loro maturità, del loro sviluppo e della loro sensibilità, dovremmo quindi dire “No”.

Per poter dire di no, però, dovremmo poter essere noi a insegnare adeguatamente ad amare, perché non basta amare i nostri figli: bisogna anche avere una conoscenza adeguata di quello che dobbiamo insegnare, quando e come.

Perdere la paura di educare

Noi genitori iniziamo quasi sempre a educare i nostri figli “istintivamente”, e visto che nessuno dà ciò che non ha, diamo la stessa educazione che abbiamo ricevuto.

Come ho detto all’inizio di questo articolo, però, in materia di sessualità sono pochi i genitori che hanno ricevuto un’educazione all’amore integrale, franca, aperta, matura e completa.

Spesso, per questa “mancanza di educazione” ci sentiamo stretti tra due fuochi: da un lato l’“educazione” statale, che ciò che fa meno è educare e che spesso si centra solo sulle questioni fisiologiche dimenticando l’aspetto affettivo, della maturazione personale, dei sentimenti…

Dall’altro lato c’è l’insegnamento della Chiesa, soprattutto di quelli che hanno superato la mia età, che a volte parla solo di “astinenza e castità” e non ci aiuta a trasmettere la virtù della castità ai nostri figli, e neanche noi abbiamo molto chiaro questo panorama.

Educare alla sessualità, però, non è molto diverso dall’educare i nostri figli in tutti gli altri aspetti del loro sviluppo personale: vogliamo il meglio per i nostri figli, e vogliamo che siano sempre più autonomi nella vita e nelle decisioni.

Per questo, come in qualsiasi altra cosa che vogliamo trasmettere loro, dovremo spiegare prima perché le cose si fanno in quel modo, dopo aver mostrato loro come si può fare, dopo averlo fatto noi e averli infine aiutati a trovare i mezzi perché possano farlo da soli.

La sessualità è un dono di Dio

Negli ultimi 50 anni, abbiamo vissuto un esagerato movimento di “liberazione sessuale”, e lo metto tra parentesi perché se c’è qualcosa che ha ottenuto la cosiddetta liberazione sessuale è la schiavizzazione di una quantità innumerevole di persone a una sessualità disordinata.

Come reazione a questa cosiddetta “liberazione”, per molti anni la Chiesa ha insistito sull’insegnamento bimillenario ecclesiale: siamo chiamati a regolare la sessualità con una virtù che si chiama castità.

La prima cosa che pensa il mondo moderno quando ascolta la parola “castità” è “noioso”, “repressivo” o “ridicolo”.

Ma non è così: la sessualità è un dono meraviglioso di Dio, al punto che il primo comandamento che Dio dà all’uomo dopo la creazione è un comandamento che coinvolge la sessualità: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra” (Gn 1, 28).

Nel corto si vede in modo splendido: Fabrizio e Nadia vogliono avere la loro “iniziazione” perché credono che sia arrivato il momento, e sono pieni di curiosità, di dubbi, ma soprattutto di gioia.

E si vede alla fine, quando i genitori usano il “nido d’amore” per avere anche loro un incontro amoroso. La sessualità è un dono splendido, è il dono di tutta la nostra persona all’altro, e così dobbiamo comprenderlo, viverlo e insegnarlo ai nostri figli, perché non credano che la sessualità sia qualcosa di sporco, depravato o di cui non si può parlare.

Di cosa parliamo quando parliamo di sessualità?

Una lezione su come funzionano a livello fisiologico il corpo femminile e quello maschile può durare un’ora, ma bisogna spiegarlo quando iniziano a emergere l’interesse e la curiosità dei bambini, e poi ripeterla, e poi farlo ancora, tante volte quanto è necessario, tenendo conto della sensibilità del bambino o della bambina, perché possa capire due cose molto importanti:

1. Come funziona la sessualità, naturalmente.
2. Che di sessualità si può parlare apertamente.

Senza problemi, in qualsiasi momento. E non importa i dubbi che ha il bambino e di cui vuole parlare ai genitori, che lo amano e vogliono il meglio per lui.

La sessualità è infinitamente di più dell’incontro fisico di due corpi che cercano di amarsi, e che per la sovrabbondanza di quell’amore si riproducono come Dio comanda (Gn 1, 28).

La sessualità è la donazione integrale di due persone che si amano e che significa l’unione più intima possibile.

È a tal punto così che quando Dio vuole esprimere il suo amore per l’umanità deve ricorrere a un linguaggio “sessuale”, se si vuole. Basta vedere il Cantico dei Cantici.

E quando ci invita a condividere la Sua vita eterna, ci invita alle “nozze dell’Agnello”, usando nuovamente un linguaggio nuziale. Non c’è offerta più grande che donarsi completamente a un’altra persona.

La sessualità non va mai separata dall’amore

Quando la sessualità viene separata dall’amore, uccide l’amore. Quando cerchiamo l’altro, quando cerchiamo di amarlo fino all’estremo, arriva un momento (il momento opportuno, per usare il linguaggio di Fabrizio) in cui quell’espressione d’amore deve passare a una dimensione fisica, a un’espressione di donazione totale e assoluta.

Perché questa donazione sia vera, devo essere padrone di quello che donerò. Se offro qualcosa che non mi appartiene sto imbrogliando. Se dono qualcosa di cui non sono padrone e che non so usare sto mentendo, sto dicendo a parole una cosa e con le azioni una ben diversa.

Per questo è importante comprendere che perché ci sia una donazione autentica, una donazione completa di se stessi, dev’esserci anche un possesso completo di quello che si dona, includendo le conseguenze degli atti che presuppone quella donazione.

Se voglio separare l’atto sessuale dal suo significato di donazione totale e completa di me stesso all’altro per il suo piacere e cerco solo di soddisfare i miei desideri egoisti, è molto frequente, probabile e normale che perda di vista perché sto facendo quello che sto facendo, e che si snaturi la donazione integrale di me stesso per trasformarsi in un usare l’altro come mezzo per raggiungere un fine.

Il problema quando le persone diventano mezzi e smettono di essere il fine in se stesse è che iniziamo ad abusare dei mezzi per ottenere il fine.

Se si mettessero in fila tutte le ragazze sedotte e abbandonate che si sono offerte completamente ai loro fidanziati quando questi non pensavano a una donazione così profonda e completa faremmo varie volte il giro del mondo.

L’importanza di sapere “perché” e “come”

Se non sappiamo come educare perché noi stessi non siamo stati educati, spetta a noi volerci educare per poter offrire ai nostri figli quello che magari noi non abbiamo avuto, e se per misericordia di Dio siamo potuti arrivare ad avere una vita casta prima e durante il matrimonio, per poter dare ai nostri figli gli strumenti perché possano farlo anche loro.

Se non lo abbiamo potuto fare e abbiamo avuto una vita sessuale disordinata, è importante che non commettano i nostri stessi errori e possano avere una vita amorosa piena, ovvero che possano amare ed essere amati “come Dio comanda”.

E anche se spesso pensiamo che la Chiesa non abbia una risposta adeguata a questo, ce l’ha! La nostra Chiesa è Madre e Maestra, e si incarica di far fronte con generosità a tutte le nostre necessità.

Per spiegarci l’importanza dell’amore e della sessualità, Papa Giovanni Paolo II ha impiegato quasi cinque anni di catechesi spiegando l’importanza della sessualità umana come mezzo di santificazione e salvezza.

E quelle catechesi sono disponibili perché le possiamo consultare, leggere e crescere nell’apprezzamento personale della nostra sessualità, per poter poi trasmettere tutto ai nostri figli!

E allora coraggio, genitori, lottate per essere ambasciatori dell’amore eterno. Condivido con voi alcune risorse che possono aiutarvi:

Libro: «La sexualidad según Juan Pablo II»

Lettura: Orientamenti educativi sull’amore umano

Video: El gemido del corazón

Corso Online: Anatomía de un amor duradero

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

Tags:
genitori e figlisessualità
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