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Lupa o drago? La basilica di San Giorgio al Velabro

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Marinella Bandini - pubblicato il 18/02/21

Rivivi l’antica tradizione quaresimale dei cristiani di Roma. Alla scoperta delle “chiese stazionali”

La basilica di San Giorgio al Velabro deve probabilmente il suo nome alla zona in cui sorge, a poca distanza dal Tevere, un tempo paludosa o comunque soggetta a inondazioni. Qui, secoli prima, si sarebbe arenata la cesta in cui erano stati abbandonati Romolo e Remo, i gemelli all’origine della fondazione di Roma. La lupa che li ha allattati è ancora oggi il simbolo della città.

La basilica è stata costruita nel VI secolo e più volte modificata, anche se già da prima è attestata la presenza di una diaconia, ovvero un centro per le opere di carità e assistenza ai poveri. Nel XIII secolo furono aggiunti il campanile romanico e il portico.

In origine la chiesa era dedicata a S. Sebastiano, ma il culto di S. Giorgio prese piede quando Papa Zaccaria (741-752) fece arrivare la reliquia della testa del santo, ancora oggi conservata sotto l’altare. Più tardi la chiesa fu intitolata a entrambi, anche se il culto del santo guerriero, che combatte contro il demonio sotto l’aspetto di un drago, divenne prevalente.




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San Giorgio è invocato contro i serpenti velenosi, la peste, la lebbra e la sifilide.

Come lui, siamo chiamati ogni giorno a combattere il male e a far vincere il Signore nella nostra vita.

Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Scegli dunque la vita perché viva tu e la tua discendenza (Dt 30, 15.19)

* In collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma

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