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Pastorale del Surf: incontrando Gesù tra le onde del mare e della vita

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Dolors Massot - pubblicato il 16/02/21

Giovani e adulti di Ciudad de Mar del Plata (Argentina) condividono la loro passione per le onde e scoprono la bellezza dell'incontro con Dio. È iniziato tutto con una benedizione delle tavole

“La Pastorale del Surf non è uno spazio molto organizzato, ma semplicemente l’inquietudine di condividere insieme le onde della fede e della vita, il desiderio di crescere nell’esperienza dell’incontro con Gesù, in uno scenario che per il Signore stesso è sempre stato molto speciale. Sulla riva del mare si svolgono tante scene del Vangelo… anche oggi!” Lo afferma padre Santiago Arriola, che svolge questo bel progetto di “Chiesa in uscita”, come la definisce Papa Francesco, a Ciudad de Mar del Plata (Argentina).

Lì c’è la sua parrocchia, dedicata a padre Pio, e a pochi metri molte spiagge. Perché non andare allora a cercare lì i giovani e gli adulti appassionati di surf?

La Pastorale del Surf funziona da pochi anni, ed è iniziata con una benedizione delle tavole sulla punta della baia di Waikiki, accanto a un’immagine della Vergine di Luján che custodiva una storia preziosa.

L’immagine è stata trovata da alcuni subacquei sotto le acque della zona. Dopo il ritrovamento è stata posta sulla terraferma, e ora si può vedere passando lungo la baia.

La benedizione delle tavole è diventata un atto annuale, qualche anno fa presieduta anche dal vescovo di Mar del Plata, monsignor Gabriel Mestre, che “ha anche condiviso un momento in acqua – ricorda padre Arreola – nuotando accanto ai surfisti e unendosi al classico giro dietro la scogliera, un noto gesto di fraternità e comunione nel mare”.

Aloha, un ritiro per surfisti

L’inquietudine spirituale ha fatto sì che presto i surfisti chiedessero di avere un ritiro in quello spazio tanto loro e tanto di Dio.

“Ci siamo organizzati con alcuni giovani e adulti, alcuni dei quali della Gioventù Maschile e Femminile di Schoenstatt, e abbiamo iniziato a sognarlo”, ha raccontato il sacerdote. “Perché era un sogno… un ritiro per surfisti, con entrate in acqua, momenti di preghiera, falò, fraternità, onde. Ed è successo”.

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Si è allora deciso che quei ritiri si sarebbero chiamati “Aloha”, che in hawaiano “si usa per salutare, per congedarsi e augurare amore e armonia, molto adeguato alla realtà dello spazio che designava”.

“È stato incredibile”, afferma il sacerdote. “Dall’inizio alla fine tutto con quel senso di presenza di Dio e di benedizione, tutto molto naturale, sentito e profondamente semplice. Tutto nuovo e bello.
Siamo entrati molto in acqua insieme, ci siamo divertiti, abbiamo fatto dei falò sulla spiaggia, la benedizione con l’acqua del mare, adorazione, momenti di riflessione e preghiera personale, momenti di condivisione in gruppi, abbiamo visto un film e concluso con la Messa”.

La Messa in riva al mare

La Pastorale del Surf ha portato questo gruppo anche a celebrare l’Eucaristia in quel “tempio” che ha il mare, la sabbia e il cielo come pareti.

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La Messa sulla spiaggia ha luogo nel punto idoneo della baia, che varia in base alle condizioni meteorologiche e al pronostico delle onde.

“Ricordo una Messa in spiaggia”, ha detto padre Arreola, “in cui all’improvviso si è unita una mamma il cui figlio era surfista ed era morto in quel luogo. Per lei e per noi è stato molto speciale condividere quella Messa e portare quell’intenzione sull’altare, con quel mare sullo sfondo così carico di ricordi e affetto per quel figlio”.

Lezioni di vita

“Il surf è come una parabola di vita”, spiega il sacerdote. “Alcune delle belle lezioni che abbiamo imparato e continuiamo a imparare con ogni nuova avventura sono queste:

  • ‘da fuori tutto sembra facile’ (nell’acqua e nella vita);
  • ‘non bisogna smettere di remare’ (nell’acqua e nella vita);
  • ‘bisogna saper scegliere l’onda’ (nell’acqua e nella vita);
  • ‘bisogna saper scendere in tempo dall’onda’ (nell’acqua e nella vita);
    e tante altre”.
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“Il mare”, aggiunge, “ci rende umili, perché non risponde ai nostri desideri, ci regala le onde che vuole e quando vuole, non possiamo controllarlo a nostro piacimento. Il mare ci rende rispettosi di fronte a quello che ci eccede e ci supera, ci insegna a saperci ritirare quando riconosciamo di non riuscire a salire su quell’onda. Il mare ci apre al mistero, ci apre l’orizzonte del cuore, ci riempie i polmoni dell’anima, ci rasserena con il suo vai e vieni e con la sua brezza, ci insegna che siamo uniti al di là di tutte le differenze, ci rende contemplativi e per questo grati”.

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