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Che fare di fronte a una persona impura?

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Vera Larina | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 15/02/21

La misericordia di Gesù dovrebbe essere sempre il nostro criterio d'azione

Gesù ha compassione e tocca il lebbroso che gli sta accanto. Entrambi, Lui e il lebbroso, eludono tutte le norme e i divieti. L’impuro si avvicina e Gesù lo tocca:

“Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”.

Gesù ha compassione dell’impuro. Non si allontana timoroso, non mette una barriera, non lo condanna. Non vede in lui il peccato che i farisei vedono nei lebbrosi. Egli è il Maestro, e non percepisce alcuna malvagità nel lebbroso.

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Fa lo stesso con me e mi cura. Mi tocca, mi guarisce, ha compassione di me, non mi condanna. La sua mano mi guarisce.

Vedere la purezza

In genere mi fido delle condanne. Di fronte a qualcuno di cui conosco il peccato pubblico provo rifiuto, mi allontano, non mi fido. Non vedo la sua bellezza. Resto solo con il giudizio che gli altri hanno di lui, con la condanna. Non lo vedo puro, ma impuro. E ho paura che mi contagi.

Gesù non è come me. Egli vede la purezza sotto l’apparente impurità che vive il lebbroso e ha compassione. La compassione è quella forza che mi spinge ad avvicinarmi.

COMPASSION
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Gesù è compassionevole per natura. Non si scandalizza, non condanna, non uccide la vita. Ha compassione di chi soffre e si avvicina.

Questa compassione è la stessa che ha avuto nei confronti della suocera di Pietro. Ha avuto compassione di quella malattia che non portava alla morte.

A me la compassione costa. Cado nel giudizio rapido, duro, superficiale, lontano. Quel giudizio che mi impedisce di avere compassione della debolezza degli uomini. La mancanza di compassione mi tiene lontano da chi soffre. Non lo voglio.

La malattia di sentirsi poco validi

Gesù non resta lontano dal malato, dall’impuro, dal peccatore. Spezza la distanza che li separa. Avvicinarsi al malato, al peccatore, è sempre un rischio. Gesù si avvicina e lo tocca. Elude le norme della prudenza.

E la Sua mano e la Sua voce puliscono il lebbroso dentro e fuori. La malattia dell’anima è peggiore di quella della pelle. Quella dell’anima è quella che costa tanto curare. È quella malattia che limita il cuore umano e mi fa sentire indegno e poco valido.

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Antonio Guillem | Shutterstock

Quell’indegnità che provo dentro mi allontana da Dio perché non ritengo di valere ai Suoi occhi. Mi sento peccatore dentro, e mi allontano da Dio che è puro. Diceva José Antonio Pagola:

“Un Dio che amava il popolo eletto e rifiutava quello pagano. Separava gli impuri. Ha generato una società escludente. Gesù ha infranto questo principio. Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Unica via per un mondo più giusto e fraterno”.

Gesù spezza il principio e si avvicina all’impuro, al peccatore, a colui che è marcato con lo stigma della lebbra sulla pelle. La sua misericordia dovrebbe essere sempre il mio criterio d’azione. Voglio avere sempre compassione ed essere misericordioso nello sguardo e nei gesti.

Gesù spezza le barriere che Lo separano da chi pecca. Spezza il muro che allontana il puro dall’impuro. Anch’io voglio avvicinarmi all’impuro senza condannarlo.

Giorni fa una persona ringraziava suo padre:

“Grazie per avermi insegnato a guardare le mie ferite con tenerezza, con misericordia, senza mai giudicarmi”.

Vorrei poterlo sempre ringraziare. Voglio ringraziare oggi per quelle persone che mi mostrano il lato misericordioso della vita e riflettono con i loro gesti la mano di Gesù che guarisce.

Sentirsi amati a partire dalla miseria

Chi può decidere chi è puro e chi è impuro? Chi sono io per condannare le debolezze, le ferite e le cadute altrui?

Non sono nessuno per giudicare e determinare ciò che va bene e ciò che va male. Non sono Dio. Ma spesso vivo emettendo giudizi, condannando o salvando.

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Non voglio essere così. Voglio essere più umile. Voglio vivere con più pace. Essere più umile e meno giudice. Voglio accogliere e perdonare chi soffre, piuttosto che condannarlo.

Per questo guardo oggi Gesù per imparare da Lui. E vedo la Sua mano che pulisce l’impuro e lo fa sentire profondamente amato a partire dalla sua miseria.

Gesù era così con tutti, soprattutto con chi aveva peccato pubblicamente e con i lebbrosi, dichiarati impuri dal popolo ebraico. Si avvicina e li tocca. E salva l’impuro, il lebbroso, e lo cura dalla sua malattia per sempre.

Voglio essere anch’io così, essere capace di guarire, di dare speranza, di aprire porte anziché chiuderle. Di gettare ponti anziché costruire muri.

Voglio essere umile anziché cadere nella vanità e nell’orgoglio. Solo Dio salva. Solo Lui giudica, non io. Lo guardo e voglio che guarisca anche me, per poter così guarire altri. Con la Sua mano nella mia, con la Sua voce nella mia, con la Sua compassione nella mia anima.

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