La misericordia di Gesù dovrebbe essere sempre il nostro criterio d'azione
Gesù ha compassione e tocca il lebbroso che gli sta accanto. Entrambi, Lui e il lebbroso, eludono tutte le norme e i divieti. L’impuro si avvicina e Gesù lo tocca:
“Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”.
Gesù ha compassione dell’impuro. Non si allontana timoroso, non mette una barriera, non lo condanna. Non vede in lui il peccato che i farisei vedono nei lebbrosi. Egli è il Maestro, e non percepisce alcuna malvagità nel lebbroso.

Fa lo stesso con me e mi cura. Mi tocca, mi guarisce, ha compassione di me, non mi condanna. La sua mano mi guarisce.
Vedere la purezza
In genere mi fido delle condanne. Di fronte a qualcuno di cui conosco il peccato pubblico provo rifiuto, mi allontano, non mi fido. Non vedo la sua bellezza. Resto solo con il giudizio che gli altri hanno di lui, con la condanna. Non lo vedo puro, ma impuro. E ho paura che mi contagi.
Gesù non è come me. Egli vede la purezza sotto l’apparente impurità che vive il lebbroso e ha compassione. La compassione è quella forza che mi spinge ad avvicinarmi.

Gesù è compassionevole per natura. Non si scandalizza, non condanna, non uccide la vita. Ha compassione di chi soffre e si avvicina.
Questa compassione è la stessa che ha avuto nei confronti della suocera di Pietro. Ha avuto compassione di quella malattia che non portava alla morte.
A me la compassione costa. Cado nel giudizio rapido, duro, superficiale, lontano. Quel giudizio che mi impedisce di avere compassione della debolezza degli uomini. La mancanza di compassione mi tiene lontano da chi soffre. Non lo voglio.
La malattia di sentirsi poco validi
Gesù non resta lontano dal malato, dall’impuro, dal peccatore. Spezza la distanza che li separa. Avvicinarsi al malato, al peccatore, è sempre un rischio. Gesù si avvicina e lo tocca. Elude le norme della prudenza.
E la Sua mano e la Sua voce puliscono il lebbroso dentro e fuori. La malattia dell’anima è peggiore di quella della pelle. Quella dell’anima è quella che costa tanto curare. È quella malattia che limita il cuore umano e mi fa sentire indegno e poco valido.
