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La Quaresima è una prova generale

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Coompia77 | Shutterstock

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 12/02/21

Assicuriamoci di aver capito come vivere bene questo periodo

“Papà, pensavo che avrei avuto vent’anni per sempre, ma poi ne ho compiuti 27…”

È una parte di una conversazione che ho sentito di recente. Anch’io una volta ero ventenne, e pensavo che fosse una cosa “standard”; poi è arrivato il primo capello grigio…

Penso a questo all’inizio della Quaresima. Ci sono molti modi per vivere male la Quaresima – modi dannosi –, ma ce ne sono anche molti per viverla bene, modi spesso trascurati o dimenticati nel corso degli anni.

Crescendo, ricordo di aver sentito altri bambini al catechismo parlare di quello a cui avrebbero rinunciato per la Quaresima. Si diceva che come cattolici dovessimo privarci di qualcosa che ci piaceva perché… beh, non riesco a ricordare che nessuno ci abbia spiegato perché, né che qualcuno abbia insistito per ricevere una spiegazione. La maggior parte dei bambini che conoscevo selezionava una ristretta serie di dolci a cui avrebbe rinunciato, ad esempio non tutta la cioccolata, ma quella con le mandorle. Non so se un approccio di questo tipo sia stato benefico per qualcuno, ma so che tutti sembravano felici alla fine della Quaresima. È il meglio che possiamo fare?

Ricordiamo il Mercoledì delle Ceneri. Di recente, una delle formule usate durante l’imposizione delle ceneri è “Convertiti e credi al Vangelo”. Niente da obiettare, ma coglie davvero l’idea? Una formula precedente adotta un approccio diverso: “Ricorda che polvere sei e polvere tornerai”. Colpisce, vero?

Soprattutto in circostanze di comfort e sicurezza relativi, la gente ha bisogno di sentirsi ricordare la propria mortalità. Crescendo, i bambini potrebbero avere una consapevolezza astratta della loro finitezza (almeno a volte), e tutti sembrano pensare che la morte riguardi gli altri. A 27 anni, o quando si trova il primo capello grigio oppure la prima protuberanza sottopelle, si è costretti ad affrontare la verità della nostra mortalità. Il periodo della Quaresima nel suo insieme può essere una prova generale o una preparazione alla vita che affronti sia la mortalità che l’immortalità.

In altri termini, la morte per noi non comporta tanto una fine, quanto un cambiamento. Detto meglio, la morte pone fine al fluire del tempo e del cambiamento e ci porta in un’eternità irrevocabile. Muovendoci da questa vita alla prossima, dobbiamo rendere conto di noi stessi, e vedere ciò che Dio già sa – se abbiamo vissuto in un modo che ci ha preparati all’amore e alla gloria eterni o alla miseria e alla mancanza d’amore eterne. Lasciati a noi stessi, la storia può finire solo in un modo; se cooperiamo con la grazia, se ci conformiamo a Cristo crocifisso, saremo conformati a Cristo risorto.

Da questo punto di vista, la Quaresima può e dovrebbe essere un momento in cui concentrarsi per accantonare distrazioni, illusioni e ostacoli che ci impediscono di usare bene il tempo per prepararci all’eternità. Cristo ci ha mostrato la via che porta alla vittoria. Sta a noi percorrerla insieme a Lui.

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